Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Canarie – Allarme cayucos o nuove strategie geo-politiche?

Le isole Canarie sono uno snodo centrale per i tragitti dei migranti provenienti dal continente africano. Qui i sogni di donne e uomini provenienti dall'Africa si incrociano con gli interessi geo-politici dell'Unione Europea e del Governo Zapatero.

Dai primi anni ’90 le isole Canarie sono terre d’approdo per i migranti provenienti dai paesi africani che salpano dalle coste marocchine diretti in Spagna. Le isole a nord dell’arcipelago, in particolare, si trovano in quegli anni sulle traiettorie dei viaggi della speranza, al punto che a fine anni novanta l’sola di Fuerteventura viene dotata di un Centro di Permanenza Temporanea (CIE) dove detenere questi indesiderati.

La militarizzazione crescente della frontiera con il Marocco, culminata nell’uccisione di 11 migranti lo scorso autunno, la costruzione di una nuova fortificazione nella zona di confine di Ceuta e Melilla, il funzionamento del sistema di intercettazione Sive nelle acque del Mediterraneo, hanno fatto sì che a partire da novembre 2005 l’arcipelago sud delle Canarie diventasse di fatto il passaggio obbligato per chi proviene dal continente africano.

Arrivano a Tenerife e a Gran Canaria a bordo dei cayucos salpati dal porto di Nouadhibou in Mauritania o di Sant Louis in Senegal, ma partono da molto più lontano – Mali, Guinea, Sierra Leone, Nigeria – a volte dopo aver inutilmente tentato di varcare la valla a Ceuta o a Melilla. Sono viaggi lunghissimi che costano sacrifici – anche economici – enormi e in cui si sommano catene di abusi e sfruttamenti, a volte fatali,
legittimate dallo statuto di non-persone dei migranti clandestini, o sans papiers, o indocumentados, persone che non possono esigere garanzie da nessuno.

Sara Prestianni, fotografa e ricercatrice, nell’intervista a Melting Pot descrive le procedure di soccorso e di assistenza umanitaria messe in atto all’arrivo – ormai ampiamente previsto dalla Guardia Costiera – di ogni cayuco.
Ma Sara Prestianni descrive anche gli internamenti nei CPT delle isole, i trasferimenti nei CPT di Malaga e Madrid e le misure adottate dall’Agenzia Europea delle Frontiere (Frontex) a partire da fine maggio per pattugliamenti congiunti delle acque dell’Atlantico con cui far cambiare rotta ai cayucos e respingerli verso i paesi di partenza, in estremo disprezzo di ogni principio di accoglienza o del diritto all’asilo. Addirittura, racconta Sara Prestianni, i due milioni di euro stanziati per l’operazione congiunta, a cui partecipa anche l’Italia, provengono dal Fondo Europeo per i Rifugiati.

Ma la Spagna allarmata per l’invasione specula ampiamente sugli arrivi dei cayucos, e in pochi mesi il Governo spagnolo ha siglato accordi bilaterali che, da un lato affidano a paesi africani la responsabilità di non far partire le persone, e dall’altro producono vantaggi economici per il governo e i mercati spagnoli che beneficiano di piani di import ed export vantaggiosi o, spiega ancora Sara Prestianni, consentono di installare nuove ambasciate in Sénégal, Gambia, Capo Verde, Guinea-Bissau, Guinea-Conakry e Niger.
Gli esponenti di associazioni non governative africani ed europei che si sono riuniti a Rabat
per discutere di libertà di circolazione, individuano nell’Europa la causa delle spinte migratorie: “non è il flusso migratorio africano, insignificante dal punto di vista demografico, che invade l’ Europa ma gli interessi, il protezionismo e le fobie di un continente che, da un lato impone accordi di libero commercio e dall altro si erige a fortezza assediata, chiudendo tutte le frontiere, una dopo l altra“.
E’ una nuova colonizzazione?

A cura di Neva Cocchi, redazione Melting Pot Europa

[Ascolta ] l’intervista a Sara Prestianni