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da Il Manifesto del 22 luglio 2004

Cap Anamur, rimpatri e proteste di Cinzia Gubbini

Il ministro Pisanu alla camera: non sono profughi. E ai giornalisti: dalla Libia in arrivo due milioni di clandestini. Espulsi in cinque, gli altri 31 rinchiusi in attesa a Fiumicino. In tarda serata attivisti bloccano i check-in dell'aeroporto romano

Roma – Cinque persone espulse verso la Nigeria. E per i 31 profughi della Cap Anamur rimasti in Italia si profila lo stesso destino. Si conclude nel peggiore dei modi e con una gestione a dir poco autoritaria da parte del governo la delicatissima vicenda degli africani che, a loro insaputa, si sono trovati a giocare lo scomodo ruolo del precedente politico da dare in pasto ai media per presentare la linea dell’Unione europea sul diritto d’asilo. A dettare il ritmo ci ha pensato il ministro dell’interno italiano Beppe Pisanu in persona, che ieri pomeriggio ha riferito in aula alla camera sulla vicenda Cap Anamur anticipando una decisione davvero inaspettata: persino per i 22 profughi rinchiusi fino a mercoledì nel centro di permanenza di Caltanissetta secondo il governo non sussistono i requisiti per la concessione di un permesso umanitario. E questo nonostante la Commissione speciale incaricata di vagliare le loro richieste d’asilo avesse ritenuto che ci fossero le condizioni per garantire una protezione.

Rispondendo a un’interrogazione del deputato di Forza Italia, Alberto De Luca, che assomigliava tanto a un «la» offerto al ministro per poter mettere in scena la sua performance in diretta su Rai 1, Pisanu ha messo subito le cose in chiaro: «Le scrupolose indagini di polizia hanno accertato definitivamente che nessuno dei 37 stranieri è di nazionalità sudanese: 6 sono cittadini della Nigeria e 31 del Ghana». Il ministro ha sottolineato che «in fatto di accoglienza l’Italia non è seconda a nessuno. Possiamo dunque far valere le nostre leggi con il rigore necessario». Non sono mancate le bordate alla ong Cap Anamur, che avrebbe agito per un «ritorno pubblicitario», dopo aver «nascosto i migranti alle autorità maltesi e aver ripetutamente mentito a quelle italiane». Parole che, oltre ad annunciare per le orecchie più attente l’intenzione di espellere tutti i profughi, hanno mandato su tutte le furie i parlamentari che in questi giorni hanno seguito da vicino la vicenda, come Paolo Cento, Giovanni Russo Spena e Luana Zanella, che hanno colto l’occasione per rinfacciare al ministro le numerose irregolarità di cui il governo si è macchiato negli ultimi giorni. Più tardi, conversando in Transatlantico, Pisanu si è preoccupato di dare le ultime pennellate al quadro: «Ci sono 2 milioni di poveracci in partenza dalla Libia e alcune centinaia di criminali perfettamente organizzati in attesa di imbarcarli su qualsiasi carretta». Un business che frutta alle organizzazioni criminali sui 2 miliardi e mezzo di euro all’anno: «Una situazione terrificante», ha aggiunto il ministro. Ma che evidentemente non può essere presa in carico dall’Europa. Parole molto simili all’omologo tedesco Otto Schily, che l’altro ieri ha tirato fuori dal cilindro la proposta britannica di aprire campi al di fuori dai confini europei.

La qualità dell’accoglienza italiana intanto è stata saggiata fino in fondo, ieri, dai 36 profughi che dal momento dello sbarco sono stati sballottati attraverso diversi centri di permanenza temporanea, in attesa del gran finale (solo uno, il trentasettesimo, è stato accolto nel centro di Racalmuto, in Sicilia). Ieri mattina sono stati prelevati da Ponte Galeria in cinque, riconosciuti come nigeriani dall’ambasciata, e espulsi dall’aeroporto di Fiumicino. Intorno alle sei di mattina, invece, erano stati trasportati all’aeroporto di Catania i 22 anche rinchiusi nel cpt di Pian del Lago di Caltanissetta, come sempre infischiandosene degli attivisti siciliani che presidiavano il centro. All’inizio sembrava che sarebbero stati portati a Ponte Galeria, e che lì sarebbe stato consegnato loro il permesso umanitario. All’improvviso, la decisione di fermarli all’aeroporto e di farli ricongiungere con i nove ancora rinchiusi a Ponte Galeria. Il tutto senza avvertire gli avvocati dei migranti. Ieri pomeriggio i legali Simona Sinopoli e Fabio Baglioni hanno girato inutilmente come trottole tra i vari posti di polizia, ricevendo risposte incredibili, del tipo «noi non sappiamo se sono qui» oppure «non siamo stati avvertiti». Parole riferite in tutta tranquillità da un agente della polizia di frontiera. In serata è stato negato l’ingesso persino a una delegazione di parlamentari, scatenando le proteste di un gruppo di attivsti che hanno bloccato i check in. Persino la portavoce in Italia del Commissariato per i rifugiati dell’Onu, Laura Boldrini, ha sottolineato la «mancanza di collaborazione da parte delle autorità». Chiaramente nulla si sa sulle modalità della convalida per l’espulsione da parte del giudice, e cioè se sia svolto un reale contraddittorio come imposto dall’ultima sentenza della Consulta. Ma, anche in questo caso, Pisanu aveva già messo le mani avanti giorni fa, affermando che quella sentenza nulla aveva a che vedere con la vicenda della Cap Anamur.