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da Brescia Oggi del 18 maggio 2004

Case agli immigrati, c’è chi specula di Marco Bencivenga

O non gliela danno. O gliela fanno pagare di più. Così, la casa è diventata il principale problema da risolvere per gli immigrati bresciani: 20 mila in città, oltre 100 mila in provincia, clandestini esclusi. Del problema hanno deciso di farsi carico 15 associazioni (Cigl, Cisl, Uil, Acli, Anolf, Antea, Arci, Auser, Uisp, Fai, Segretariato migranti, Caritas, Silp, Siulp e Uilps) firmatarie di un appello alle istitutizioni, ai parlamentari e ai consiglieri regionali bresciani «perché il mercato degli affitti torni alla trasparenza anche per i cittadini stranieri e venga allo scoperto l’illegalità che si consuma quotidianamente in provincia di Brescia, dove, il bisogno di casa dei lavoratori stranieri consente a locatori senza scrupoli di imporre condizioni assurde e pretendere canoni esorbitanti, la maggior parte dei quali in nero».

Da qui, la richiesta di un tavolo di discussione istituzionale coordinato dal prefetto, «anche perché non è accettabile che il tema dell’immigrazione sia affrontato solo dal Comitato per l’Ordine pubblico e la sicurezza», come sottolinea l’onorevole Emilio Del Bono della Margherita, presente insieme al collega di partito Guido Galperti, a Franco Tolotti dei Ds, a Riccardo Conti dell’Udc e a Margherita Peroni di Forza Italia alla conferenza stampa convocata dal cartello delle 15 associazi- one promotrici dell’iniziativa.
«Brescia ha una brillante tradizione nel campo della prima accoglienza, ma ora è necessario fare di più e passare alle soluzioni definitive», avverte Giovanni Boccacci, direttore del Centro Migranti della diocesi di Brescia.

Boccacci pensa a una convenzione con i Comuni per destinare alla seconda accoglienza «i numerosissimi alloggi di proprietà pubblica vuoti da anni» e, alla ricerca di soluzioni definitive, a a un accordo con gli istituti bancari per favorire la stipula di mutui da parte degli immigrati e a un patto con i privati sulla scia dell’esperienza dell’affitto-riscatto promossa dalla cooperativa Scalabrini-Bonomelli o, ancor più, istituendo anche a Brescia il «fondo di garanzia» creato dalla Provincia di Parma «per dare sicurezza ai proprietari onesti che ricevono un rimborso se l’inquilino straniero non paga il canone o lascia l’appartamento in condizioni di degrado, come in passato è talvolta capitato».
«Oggi gli immigrati hanno la capacità di pagare l’affito e i mutui ma serve uno sforzo anche da parte delle istituzioni, dei privati e della banche – sottolinea Momar… del Fai (Forum associazioni immigrati di Brescia), ricordando che l’integrazione è nell’interesse di tutti «considerato anche che i figli degli immigrati nati in Italia non torneranno mai nei paesi d’origine».

«Il problema – sostiene Conti – va affrontato nell’ambito dell’edilizia sociale». «E sarebbe sicuramente prezioso il rilancio della legge 167 dell’edilizia economico-popolare, ultimamente scomparsa dai programmi di tanti Comuni, magari perché il 60 per cento delle domande appartiene agli immigrati e non si vuole creare un caso», sottolinea Guido Galperti, indicando nel Piano territoriale di coordinamento provinciale recentemente approvato dal Broletto «il luogo in cui discutere e risolvere i problemi, tornare a pianificare uno sviluppo urbanistico armonioso, anziché puntare sugli interventi speciali, che eliminano lacci e lacciuli, con la scusa che bisogna fare presto».

Sulla necessità intervenire con nuovi strumenti, «abbinando all’assegnazione degli alloggi l’accompagnamento e l’inserimento sociale», concorda Margherita Peroni, non senza confessare scetticismo sull’impegno dei Comuni «visto che non sono neppure andati esauriti i cento miliardi di vecchie lire messi a disposizione dalla Regione per un contributo dell’80% a fondo perduto per realizzare alloggi a canone sociale e del 30% a canonemoderato».