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Caso Diciotti – Contro grasse risate, gogne mediatiche e mistificazioni

9 risposte sulla #Diciotti per sgonfiare la propaganda. Di Baobab Experience

La nave Diciotti nel porto di Catania, 13 giugno 2018. (Fabrizio Villa, Getty Images)

Ci risiamo, il solito spettacolo triste: non solo assistiamo all’ennesima strumentalizzazione parte del Governo di un fatto di cronaca per coprire i propri errori e mancanze (recessione economica e strapiombo umano per primi) ma anche alla consueta tempesta di commenti razzisti, sessisti, violenti, privati e pubblici, verso il team legale, l’associazione e i migranti.

Ancora una volta ispirata e caldeggiata anche dalla gogna social a cui lo stesso Ministro degli Interni ci espone ogni volta. Non siamo i soli a subirla purtroppo.
Un Paese in cui a inneggiare alla violenza sessuale, al pregiudizio e all’aggressione razzista sono, a vari livelli, i rappresentanti stessi delle Istituzioni di una determinata area politica che ne è alla guida, non solo ci imbarazza, ci terrorizza come cittadini e come garanti dal basso dei diritti umani.

Alla violenza verbale sul web stanno seguendo sempre più spesso le azioni: intimidazioni e violenze fisiche di stampo razzista sono in crescita in tutta Italia. Quelle sui minori compiute negli ultimi giorni offrono lo scenario a cui questa politica condanna le generazioni future.

Ci rifiutiamo di essere strumentalizzati nostro malgrado sul palco dell’imbonitore che schernisce e confonde, degrada e offende ma non possiamo sottrarci dal portare avanti la nostra richiesta di giustizia sociale per tutti e di garanzia dei diritti umani.

In attesa del conforto della Giustizia, se arriverà, ci appelliamo al confronto civile per andare avanti: per questo vogliamo rispondere a nove domande sulla Diciotti, perché sia fatta chiarezza e perché mai più nessuno veda calpestati i propri diritti, ridicolizzate e strumentalizzate le proprie denunce per la campagna elettorale o la scalata al potere del politico di turno.

1. I passeggeri della Diciotti sono clandestini?
No. I passeggeri della Diciotti sono per prima cosa naufraghi, vittime di traffico illegale e di detenzione arbitraria nelle carceri libiche. Sono stati identificati e foto segnalati dalla polizia più volte in Italia, anche chi era in possesso di documenti.
Documenti di cui spesso i migranti sono sprovvisti, specie di passaporto: o perché impossibile da ottenere sotto regime dittatoriale, come in Eritrea o in stato di guerra, o perché sequestratogli dai trafficanti in Libia per tenerli in ostaggio.
Il passaporto è purtroppo per molti una merce preziosa, troppo cara e difficile da ottenere per persone in stato di necessità.

2. La Nave che li ha condotti in porto è di una ONG?
No è una nave militare italiana. Una volta presi a bordo della GC Diciotti, anche se tenuta fuori da un porto o al suo interno, i naufraghi erano già sul territorio italiano. Il problema nasce proprio rispetto alle condizioni ambientali in cui i naufraghi, già stremati dalla detenzione e dal viaggio, sono stati trattenuti contro il loro volere dal blocco imposto dal Governo e per cui si chiede l’accertamento di violazione dell’articolo 13 della Costituzione italiana e in seconda istanza degli articoli 3 e 5 della Convenzione Europea dei Dirirtti Umani.

3. La Nave della GC Diciotti era equipaggiata per trattenere i naufraghi a bordo in condizioni non lesive della dignità umana oltre i tempi di trasbordo al porto sicuro più vicino?
No. Come documentato anche dal Pm della Procura di Agrigento Patronaggio che – rispetto alle condizioni personali e ambientali in cui si trovavano i migranti – dichiara di aver constatato “Una realtà devastante, a cominciare dai cattivi odori che ti restano addosso. Mi ha accompagnato un appuntato che non era mai stato a contatto con questa realtà. Sconvolto. ‘Dottore dal vivo cambia tutto, non è come si legge sui giornali.’
Leggi anche: L’inchiesta – Nave Diciotti, il procuratore di Agrigento Patronaggio: “A bordo ho trovato una realtà devastante” (Rai News, 23 agostyo 2018)

4. Perché alcuni di loro risultano essere nati il 1° gennaio?
16 su 42 migranti assistiti risultano essere nati il primo gennaio perché, tra le generalità richieste allo sbarco dalla polizia c’è l’età del migrante e qualora non fosse possibile stabilire per diversi motivi, il giorno e i mese di nascita, viene utilizzata la data ‘1 gennaio’ per convenzione.
La data 1° gennaio è stata assegnata allo sbarco dalla polizia.

5. Gli avvocati sono stati pagati? Chi li paga?
In Italia ogni individuo ha il diritto di rivolgersi ad un giudice. Italiani e stranieri che non abbiano le risorse possono fare richiesta di gratuito patrocinio.
Nel caso specifico dell’Avvocato Alessandro Ferrara, difensore dei 42 naufraghi della Diciotti nell’azione civile, tutte le spese processuali sono state da lui anticipate e gli saranno rimborsate solo se il Governo venisse condannato.

6. E’ vero che i migranti presi in carico vogliono un risarcimento dai 41mila ai 71mila euro a testa?
Falso. La quantificazione del risarcimento è stata fatta in base a parametri europei, che prevedono un importo di 174 euro al giorno per illegittimo trattenimento. A seconda delle ipotesi di 5 giorni o 10 di privazione della libertà si arriva a 1000 o 1700 euro a testa. Se il giudice liquidasse anche con un solo euro, per gli assistiti sarebbe comunque una vittoria.
Il punto non è il risarcimento ma l’accertamento della violazione della libertà.

7. Il Ministro Salvini e gli altri Ministri a cui è rivolta l’azione civile, godranno dell’immunità parlamentare in questo caso?
No, trattandosi di un’azione civile. Tra l’altro, per chiarire, la semplificazione giornalistica “richiesta di risarcimento a Salvini” è sensazionalistica, l’azione infatti viene rivolta verso il Presidente del Consiglio in carica Giuseppe Conte e del Ministro responsabile per questa materia, ovvero quello dell’Interno.

8. L’azione civile imbracciata dai naufraghi della Diciotti è contro lo Stato italiano?
No. L’azione civile a tutela dei naufraghi della Diciotti è a garanzia di tutti i cittadini che arrivino o vivano su suolo italiano o europeo. Si chiede infatti che venga accertata una violazione dell’art 13 della Costituzione italiana e degli articoli 3 e 5 del CEDU, da parte del Governo, nelle figure dei rappresentanti che hanno preso parte al processo decisionale che ha portato al trattenimento dei naufraghi sulla nave Diciotti. Ricordiamo, 11 giorni di stallo su una nave militare non equipaggiata a tale scopo in cui al divieto di sbarco si alternava la minaccia a persone già provate psicologicamente e fisicamente di essere rispedite in Libia.

9. Questa azione ricade sulle tasche dei contribuenti italiani?
Se il giudice dovesse stabilire una violazione delle normative vigenti e la colpevolezza dei chiamati in causa, sì l’azione sbagliata del Governo ricadrebbe sulle tasche dei cittadini.
Se la sentenza fosse a favore dei migranti e venisse riconosciuto un risarcimento pieno per tutti i naufraghi che hanno sottoscritto l’azione civile, l’importo totale sarebbe comunque inferiore ai 100 mila euro (vedi punto 6).
Ricordiamo che il mancato sbarco dei naufraghi voluto dal Governo (sbarco che doveva essere garantito e tutelato da leggi e convenzioni internazionali) è costato agli italiani 300 mila euro, il triplo.
Leggi anche: Caso Diciotti, il mancato sbarco dei 177 migranti è costato 300mila euro allo Stato (Fanpage.it, 29 gennaio 2019)