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Cassazione – Non è reato affittare casa ai “clandestini”

Il padrone di casa che affitta singole stanze, o interi appartamenti, a extracomunitari privi del permesso di soggiorno non commette reato purché non applichi loro tariffe più elevate di quelle applicate nei confronti degli immigrati regolari.

Lo sottolinea la I sezione penale della Cassazione con la sentenza n. 46070. In particolare la Suprema Corte ha respinto la protesta del procuratore generale della Corte di Appello di Milano contro l’assoluzione – dall’accusa di aver favorito la permanenza di clandestini traendo un ingiusto profitto dalla loro situazione di illegalità – di Bruno S. proprietario di uno stabile a Rozzano (Milano) dove, durante un controllo dei carabinieri, erano stati trovati alloggiati 45 immigrati, 28 dei quali clandestini.

Tutti avevano dichiarato di versare un affitto mensile, per ogni singolo locale dell’immobile, al prezzo variabile dai 75 ai 250 euro al mese. La tariffa più elevata era applicata a chi affittava un’intera stanza per il nucleo familiare, la tariffa più bassa era invece pagata da ogni singolo occupante la stanza. In primo grado Bruno S. fu condannato e 16 mesi di reclusione e 4000 euro di multa per aver violato l’art. 12, comma 5 della legge sull’immigrazione.