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Cassibile – L’ennesima prigione che non dice il suo nome

Quando l'umanitarismo nasconde la vergogna

D. Cominciamo innanzitutto con il chiederti qual’è in questo momento lo statuto di questo centro di detenzione e qual’è la sua storia? È un centro di detenzione amministrativa? È un centro di accoglienza?

R. Preciso subito che non ho mai visitato questo centro perché, sebbene lo avessimo richiesto diverse volte, non ci hanno mai consentito di entrare.
Lo stesso divieto ha colpito anche associazioni molto presenti sul territorio come Medici senza frontiere, che ha chiesto anch’essa ripetutamente di entrare.
Essendomi però occupata molto della situazione dei migranti stagionali a Cassibile ho raccolto diverse testimonianze e ho parlato anche con la direttrice e con il presidente dell’Associazione che gestisce il centro.
Se mi chiedi quale sia la storia di questo posto posso dire che è gestito da un’Associazione che si chiama Alma Mater che già dal novembre del 2001 aveva stabilito una convenzione con l’Acnur e il Ministero dell’interno e l’Anci per attivare un centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati politici.
Nel 2005 questo centro si è trasformato in un centro di prima accoglienza sulla base di un’altra convenzione col ministero dell’interno. Il centro ha formalmente 150 posti.
La nascita di questo Cpa è stata documentata da Medici senza frontiere che all’epoca si occupava dell’ ‘accampamento’ che ogni anno c’è a Cassibile nel periodo della raccolta delle patate.
Una struttura agricola è stata recintata e si è così trasformata dall’oggi al domani in un centro di detenzione.
Proprio nel 2005 noi ce ne siamo occupati per via di una tragedia: un ragazzo salito sul tetto è caduto e si è bucato i polmoni, perforati dalle sue stesse costole. In quel periodo il direttore del centro ha rilasciato un’intervista nella quale ha affermato che il gesto del ragazzo gli sembrava inspiegabile visto che, a suo parere, dal centro si poteva entrare e uscire quando si voleva.
In realtà le fughe da questo Cpa sono sempre parecchie. Quando abbiamo parlato di questo con la direttrice del centro lei ci ha spiegato che il problema non sono le condizioni in cui vivono i migranti dentro la struttura, ma la paura di venire rimpatriati.
Ed effettivamente ci risulta che dal centro di Cassibile ci sia un alto numero di rimpatri soprattutto verso l’Egitto. Sarebbe quindi quest’ansia a spingere i migranti a cercare di fuggire come possono.
Nello stesso periodo ne sono fuggiti parecchi e questo ha comportato una ‘fortificazione’ del Cpa che , a quanto ci risulta, è molto sorvegliato attraverso dispiegamenti di polizia veramente imponenti.
Questo centro dovrebbe essere invece un centro di identificazione (Cid) e Medici senza frontiere ha sollevato questa questione ma tutto quello che siamo riusciti a capire è che il Cpa di Cassibile è una struttura ibrida, che dovrebbe servire ad affrontare le emergenze, sul cui statuto il Ministero stesso ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie.
Potrebbe essere un Cpa, trasformarsi in un centro di identificazione, o più semplicemente in un Cpt, qualcuno lo chiama ancora così e del resto i migranti vi sono racchiusi senza possibilità alcuna di avere contatti con l’esterno.

D. Ci troviamo quindi davanti al solito luogo che formalmente è un centro di accoglienza e che poi nasconde il fatto che questa accoglienza avviene dietro le sbarre e il filo spinato e sotto la stretta sorveglianza della polizia…

R. Si, è proprio così. Per ammissione dello stesso ministero funziona tanto da centro di identificazione quanto da centro di accoglienza. La spiegazione che ha dato lo stesso De Mistura quando ha visitato il centro è che trattandosi appunto di un centro che deve affrontare l’emergenza degli sbarchi ci possono essere deroghe sia sul suo statuto che sulla capienza.
Noi stessi abbiamo documentato che in alcuni periodi, specie a seguito degli sbarchi, i 150 posti si raddoppiano.
Abbiamo documentato presenze anche fino a 400 migranti, come del resto ha ammesso anche la stessa direttrice del centro sottolineando però come le condizioni rimangono sempre vivibili e ci sia sempre la massima disponibilità…

D. Qual è la storia dei migranti che arrivano a Cassibile? Sono tutti sbarcati nel siracusano? Di solito chiedono asilo politico? E cosa succede dopo la permanenza a Cassibile?

R. I migranti che arrivano a Cassibile provengono per lo più dagli sbarchi che avvengono nella Sicilia orientale, e sai che nell’ultimo periodo ce ne sono stati parecchi. In questo momento, ad esempio, dovrebbero trovarsi ancora a Cassibile i migranti arrivati a Rosolini e prima ospitati dentro una struttura di Rosolini, che ci risulta sono dentro da più di 40 giorni, quindi detenuti oltre i tempi previsti.

D. Quali diresti che sono in questo momento le funzioni reali di questo luogo di detenzione e come si inserisce nella realtà del contesto di Cassibile, nel contesto siciliano del siracusano?
Ci sono dei legami ad esempio tra l’economia di sfruttamento dei migranti e la loro detenzione in questo centro?

R. Cassibile ogni anno ospita centinaia di lavoratori stagionali e molti di questi sono dei richiedenti asilo che non potrebbero formalmente lavorare ma che trovano lavoro in queste campagne.
Il centro si riempie soprattutto alla fine della raccolta, e questo fa riflettere sul ruolo che ha questo Cpa. Il lavoro nero dei migranti a Cassibile viene tollerato fino a quando è necessario. Quando non lo è più ci sono delle retate e il centro si riempie.
Credo che questo centro meriti pertanto una particolare attenzione innanzitutto per la sua natura che abbiamo detto essere ‘ibrida’ e poi proprio perché la questione della detenzione dei migranti e quella del loro sfruttamento e del lavoro in nero si intrecciano molto profondamente in questa realtà.
E del resto esiste anche una realtà associativa che specula sia sul lavoro in nero che sull’esistenza del centro di identificazione.
Faccio presente che l’associazione Alma Mater che gestisce il centro e che è diretta da un prete è una struttura molto presente sul territorio e che si occupa anche di ragazze madri, di minori stranieri in una struttura che si chiama ‘L’approdo’, e gestisce anche il centro di prima accoglienza. La nostra impressione è che vi sia una grossa speculazione intorno a tutta questa faccenda.
Alma Mater percepisce moltissimi soldi e sostanzialmente quello che dà attraverso tutte queste strutture presenti sul territorio è molto poco. E ciò nonostante il fatto che la realtà del centro di Cassibile è stata presentata come una realtà positiva per i migranti e la stessa Commissione De Mistura quando è venuta a visitarlo, sebbene in quel momento ci fossero solo 7 ragazzi, ha elogiato la struttura come un centro che gestisce bene le emergenze e in cui ci sarebbe tantissima ‘umanità’.
A me, dai racconti dei ragazzi che ci sono stati detenuti dentro, risultano invece situazioni di sovraffollamento, situazioni poco vivibili rispetto all’igiene personale e a tutti i servizi che il centro offre.
Tra l’altro, contrariamente a quanto dovrebbe accadere, nel centro sono detenuti anche dei minori.
Il periodo medio di detenzione è di 25 giorni ma alcuni vengono detenuti fino a 40 giorni.
Questo è tutto quello che abbiamo documentato, ma ne esiste anche la conferma nel dossier pubblicato da Medici senza frontiere.
Quello che siamo riusciti a fare è poco… documentare quello che succede, dalla durata delle permanenze a quello che ho detto prima: ciò che bisogna rimarcare è la natura di questo centro chiedendosi perché un centro di accoglienza debba prevedere la detenzione assoluta dei migranti e sottolineando la contraddizione rispetto a ciò che gli stessi responsabili hanno dichiarato dicendo che dal centro si potrebbe in realtà entrare e uscire a piacimento essendo un centro di prima accoglienza.

D. Alla luce delle dichiarazioni di chi lo gestisce non si capisce allora perché all’interno di questo centro si verifichino atti di autolesionismo come quello che ci hai raccontato, ma anche rivolte, scioperi della fame e proteste di vario tipo da parte dei migranti. R. c’è stato uno sciopero della fame che al momento si è concluso e che ha riguardato sostanzialmente i migranti giunti con l’ultimo sbarco, che hanno passato un periodo di ospitalità a Rosolini.
Io li ho incontrati quando erano ospiti di questa struttura e mi sono accorta che era gestita dagli stessi responsabili del centro di Cassibile. Si trattava di un passaggio provvisorio perché nel Cpa c’era stata la scabbia e per questioni igieniche era consigliato di non portarvi subito i migranti.
Sono andata al Cpa di Cassibile fino a 15 giorni fa e i ragazzi dell’ultimo sbarco erano ancora detenuti lì e tra l’altro in questo sbarco c’era un altissimo numero di minori, anche bambini molo piccoli, che a quanto mi risulta sono ancora lì dentro, trattenuti molto oltre i tempi previsti.

D. Esiste una sezione a parte per i minori o per lo più sono anche, per di più, in una situazione promiscua con gli adulti?

R. C’è una situazione promiscua e fra l’altro i minori , al Cpa di Cassibile, vengono identificati. A tutti i migranti vengono rilevate le impronte digitali per identificarli, nonostante questo non sarebbe formalmente possibile perché dovrebbe trattarsi di un centro di accoglienza.

D. Dicevi che a partire dal Cpa di Cassibile si effettuano anche dei rimpatri…

R. Si, si effettuano dei rimpatri. Secondo la direttrice tutti gli atti di autolesionismo e le fughe si spiegherebbero in questo modo, con la paura dei migranti di essere rimpatriati visto che ciò avviene di norma. Esiste un ponte diretto con l’Egitto per cui molti di quelli che arrivano vengono rimpatriati lì.

D. Ti ringraziamo moltissimo di avere fatto luce su queste modalità di formale accoglienza che poi invece nascondono luoghi di detenzione e di deportazione anche di minorenni…

R. Luoghi di detenzione e di deportazione, esattamente.
Ma un luogo di accoglienza dovrebbe prevedere contatti con l’esterno e la possibilità di entrare e uscire dal centro, e questo non avviene.
Le recinzioni, anzi, aumentano sempre di più e quindi, se è un Cpt, chiamiamolo col suo nome. Non diciamo che i Cpt sono stati superati semplicemente perché alcune organizzazioni umanitarie vi possono fare ingresso.
A me risulta, anche se non l’ho mai documentato direttamente, che dentro il Cpa di Cassibile lavorano sia il Cir che la Croce Rossa e sembra che anche l’Arci vi abbia un progetto

D. Certamente la presenza di tante associazioni umanitarie all’interno di un centro di detenzione…

R. è inquietante. In qualche modo dà legittimità a queste strutture. Nel corso di questi anni, rispetto alla trasformazione di Cassibile da Cpt a Cpa, noi non abbiamo notato nulla di diverso, se non il fatto che alcune associazioni umanitarie vi collaborano.
Per il resto è tutto come prima, non è cambiato niente.