Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Catania città aperta all’accoglienza

Le iniziative in occasione della presenza della Caravana “Abriendo Fronteras”

La Carovana “Abriendo Fronteras” davanti al Cara di Mineo

La Caravana “Abriendo Fronteras” dopo aver partecipato alla manifestazione a Ventimiglia del 14 luglio e aver toccato le città di Palermo e Niscemi, si trova ora a Catania.

Per l’occasione la Rete catanese antirazzista ha promosso alcuni appuntamenti. Ieri la carovana ha protestato davanti al Cara di Mineo, luogo emblematico delle politiche di malaccoglienza italiane.
Questa mattina, alle 10, si terrà al porto un presidio per richiedere “porti aperti e sicuri”; alle 18.30 invece si terrà il corteo cittadino “No Frontex” con partenza dalle ore 18.30 da Piazza Giovanni 23°.

Le tappe della Caravana Abriendo fronteras in viaggio in Italia
Le tappe della Caravana Abriendo fronteras in viaggio in Italia

Appello per porti sicuri e aperti!

“Città della solidarietà e del rifugio” contro la barbarie del razzismo e della chiusura dei confini

Siamo difensori dei diritti umani, sindacalisti, lavoratori precari, attivisti, sindaci, avvocati e ricercatori. Apparteniamo a comunità di migranti, organizzazioni non governative e gruppi ecclesiali. Siamo gruppi auto-organizzati, individui e istituzioni. Ci uniamo perché vogliamo costruire e diffondere strutture transnazionali di solidarietà per una società aperta con uguali diritti per tutti/e. Ciò che ci unisce è un rifiuto della deriva razzista e autoritaria portata avanti da molti governi, partiti e movimenti nazionali in tutta Europa e nel mondo.

Verso strutture transnazionali di solidarietà: vogliamo porti sicuri adesso!

Sappiamo fin troppo bene che il salvataggio in mare non è la soluzione migliore per i migranti che muoiono nei loro viaggi verso l’Europa. Nessuno dovrebbe rischiare la vita per viaggiare verso una qualsiasi destinazione. Ma sappiamo anche che, nella situazione attuale, abbiamo bisogno di operazioni di ricerca e soccorso, e sappiamo che tali operazioni dipendono da “porti sicuri”, che si tratti di zone portuali lungo le coste o di comunità nella terraferma che offrono rifugio. Questo è il motivo per cui vogliamo che le nostre città diventino Porti Sicuri, così come di seguito li definiamo, al di là del quadro delle definizioni e degli accordi giuridici esistenti:

1) Un Porto Sicuro è uno spazio aperto, in cui le persone sono accolte e assistite indipendentemente dalla loro origine, razza, genere e classe. È un luogo aperto alla città, dove gli attori della società civile possono entrare e monitorare la situazione.

2) Un Porto Sicuro è uno spazio disobbediente, dove si alzano le voci che denunciano il razzismo, qualsiasi tentativo di bloccare gli arrivi e qualsiasi politica di deterrenza.

3) Un Porto Sicuro è uno spazio in cui i Diritti Umani sono rispettati, dove le persone non sono esposte al rischio di tortura, persecuzione o trattamenti inumani e degradanti.

4) Un Porto Sicuro è uno spazio in cui viene affermato il diritto alla mobilità, in cui alle persone viene concessa la possibilità di rimanere ma anche di proseguire il loro viaggio verso altre destinazioni.

5) Un Porto Sicuro è un luogo dove né i migranti né coloro che sono solidali con loro vengono criminalizzati. Non è un crimine condurre l’imbarcazione sulla quale si viaggia, non è un crimine salvare persone in difficoltà in mare, non è un crimine dare informazioni indipendenti ai migranti, non è un crimine aiutarli a continuare il loro viaggio.

Vogliamo trasformare le nostre città in spazi di inclusione e non di esclusione, di rifugio e non di deterrenza. Lottiamo per avere comunità di accoglienza e non di segregazione. Come nuova alleanza, vogliamo promuovere la solidarietà tra i singoli comuni e a livello transnazionale che consenta alle persone di spostarsi liberamente dal loro primo luogo di sbarco ad altre destinazioni all’interno e al di fuori del paese in cui sono arrivate, oltre qualsiasi hotspot e oltre qualsiasi regola e sistema connesso al Regolamento Dublino e alla “ricollocazione”.

Apriamo subito i porti! Apriamo le città!

Mettiamo fine alle morti dei migranti in mare!

Soggetti promotori appello: Welcome to Europe e WatchTheMed – Alarm Phone

No a Frontex, Minniti e Salvini – La nostra Europa non ha confini!

PERCHE NO A FRONTEX
Il 26 giugno 2015 è stato firmato tra l’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, e il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, l’accordo per l’apertura a Catania, presso l’ex Monastero di Santa Chiara, del nuovo ufficio dell’Agenzia Frontex (operativo da marzo 2016) che si chiama EURTF e che è divenuta la sede di una task force regionale. La presenza di Frontex a Catania porta con sé un aumento delle violazioni dei Diritti dei migranti e della militarizzazione della Sicilia.

Ma cos’è Frontex? E’ l’agenzia europea per la gestione della cooperazione alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea, è stata creata il 26 ottobre 2004 e ha, tra le i suoi compiti, amministrare il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere esterne (Eurosur), addestrare e fornire strumenti militari e tecnici alle forze di polizia presenti alle frontiere, realizzare operazioni di controllo e schedatura dei migranti e organizzare deportazioni da porti e aeroporti europei.

FRONTEX VIOLA I DIRITTI UMANI
Come dimostrato da numerosi report e inchieste, le azioni militari di Frontex violano i Diritti Umani tra cui il diritto a emigrare, il diritto a chiedere protezione internazionale (che è un diritto individuale) il principio di “non respingimento” e il divieto di espulsioni collettive. Negli hotspot in Italia e Grecia gli agenti di Frontex si rendono complici di abusi e trattenimenti prolungati oltre i termini di legge. Frontex viola quindi i Diritti Umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Carta Europea dei Diritti Fondamentali, dalla Convenzione di Ginevra, dalla Costituzione Italiana e da altre fonti normative.

FRONTEX COMPORTA SPESE INGENTI E INCONTROLLATE PER OPERAZIONI E MEZZI MILITARI E PER RESPINGIMENTI FORZATI
In media Frontex spende quasi 6.000 euro per ogni migrante rimpatriato e attualmente ha un budget di 66,5 milioni di euro per tali operazioni. Il bilancio di Frontex è passato dai 114 milioni di euro del 2015 ai 302 del 2017.

FRONTEX AGISCE CON POCHI CONTROLLI E TRASPARENZA NELLE OPERAZIONI E NEGLI ACCORDI ATTUATI
Come più volte rilevato e denunciato, l’agenzia Frontex agisce in una sorta di “zona grigia” in cui i controlli e le informazioni sono poche e spesso segrete; da anni Frontex usufruisce del supporto tecnico-operativo della base di Sigonella, dove sono dislocati reparti e velivoli dell’operazione EunavforMed. Informazioni e documentazioni relative a ciascuna missione vengono diffuse solo una volta conclusa la missione stessa, adducendo sempre come motivazione la “pubblica sicurezza”. A ciò si aggiungono gli accordi con i “Paesi terzi” non UE (come Libia, Egitto, Turchia, Nigeria, Mauritania, Gambia) in molti dei quali avvengono ripetute violazioni dei Diritti Umani.

FRONTEX SIGNIFICA SEMPRE PIU’ MILITARIZZAZIONE E RESPINGIMENTI, SEMPRE MENO SALVATAGGI E AIUTI
La priorità di Frontex non è salvare vite umane quanto proteggere i confini e respingere i migranti in fuga da guerre, persecuzioni e povertà (stando ai dati del 2017 le navi di Frontex salvano meno del 10% dei migranti, a fronte del 40% delle navi delle ONG umanitarie). Lo scopo di Frontex è quindi sorvegliare, schedare, respingere e dissuadere i migranti che cercano di raggiungere l’Europa, usando procedure e mezzi militari (elicotteri, aerei leggeri, navi, radar mobili, video termici, sonde, detector, ecc.) e organizzando attività di addestramento quali quelle rivolte alla Guardia costiera libica. Nel 2018 Frontex ha lanciato la sua nuova operazione “Themis”, la prima a supporto di un governo – quello italiano – che dice apertamente di voler respingere i migranti in mare. Con Themis sparisce il riferimento alla necessità di sbarcare nel porto più sicuro e prevale il principio del “porto più vicino”, e quindi non solo l’Italia ma anche (e soprattutto) la Libia, paese dove uccisioni, torture e schiavismo sono all’ordine del giorno. Viene inoltre ridotto il limite di pattugliamento a 24 miglia dalle coste italiane, delegando sempre più la Guardia Costiera Libica.

FRONTEX CRIMINALIZZA LE NAVI DELLE ONG UMANITARIE E I SALVATAGGI IN MARE DEI MIGRANTI.
Ad inizio 2017 Frontex, nel rapporto Risk Analysis 2017, accusava le ONG che salvano le vite in mare di costituire un fattore di attrazione per chi si trova in Libia e di non collaborare in modo sufficiente al contrasto del traffico di esseri umani. Tali gravissime insinuazioni, riprese poi da Carmelo Zuccaro, Procuratore di Catania (guarda caso la stessa città in cui ha sede Frontex), si sono rivelate prive di ogni fondamento (oltre ad essere state smentite da altre Procure come quelle di Siracusa e Ragusa) ma hanno prodotto il vergognoso e ricattatorio “codice di condotta” del ministro Minniti e hanno dato luogo ad una campagna diffamatoria senza precedenti verso le navi delle ONG (che salvano moltissime vite umane) che sta raggiungendo il suo apice con Salvini e l’attuale governo. Ricordiamo che gli obblighi di ricerca e soccorso in mare sono definiti dalle Convenzioni internazionali del diritto del mare e non da decisioni unilaterali di agenzie come Frontex.

Invece di accogliere degnamente i migranti, Catania diventa così il luogo della negazione dei loro Diritti. Per questo non vogliamo Frontex e chiediamo il sostegno a chi salva in mare vite umane e a chi offre loro un’accoglienza degna, una Sicilia libera da basi e mezzi militari, corridoi umanitari e un diritto d’Asilo europeo per tutti/e coloro che fuggono da morte, persecuzioni e povertà e la chiusura del CARA di Mineo e la fine del business sulla pelle dei migranti.

Nel Mediterraneo mai più naufragi
L’Europa fortezza è causa delle stragi!

Antirazziste ed antirazzisti catanesi – Caravana Abriendo Fronteras