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da La Nuova Venezia

Ceggia (Ve) – Anche Ceggia mette le barriere anti nomadi

CEGGIA. Una barriera «anti-rom» in via Sile, una delle zone di Ceggia più frequentate dai nomadi. Una decisione presa dalla giunta di centrosinistra. All’entrata principale di via Fossà è stata posizionata una lunga sbarra chiusa con lucchetto mentre, dall’altra parte, più interna della zona industriale, il passaggio delle carovane dei nomadi è comunque precluso dalla presenza di tre grossi tubi di cemento.

Una soluzione inevitabile, dopo che per mesi e mesi si è susseguito un via-vai continuo di carovane senza mai lasciare libera la strada che oramai era diventata una vera e propria «hinterland per rom», intransitabile. Vetri rotti e rifiuti dappertutto, corde di panni stesi ad asciugare, fumi provenienti da fuochi accesi per strada. Le ordinanze su ordinanze di sgombero avevano prodotto solo allontanamenti temporanei. Niente di più. Poi le carovane dei nomadi ritornavano e nuovi rifiuti si aggiungevano alla montagna di quelli lasciati dai primi arrivati. La linea dura di Ceggia per garantire sicurezza ed igiene al paese ha raccolto molti consensi a partire dai proprietari dei capannoni industriali lungo la via che non sopportavano più la situazione anche perchè nella zona erano aumentati anche i furti. «Abbiamo preso questo provvedimento – spiega il sindaco di Ceggia Massimo Beraldo – perché non ce la facevamo più di assistere ad invasioni che si ripetevano ciclicamente ogni settimana provocando situazioni di degrado insostenibili e comportamenti incivili. Non vogliamo criminalizzare nessuno ma questa gente non può rivendicare diritti quando non rispetta i diritti degli altri».

La condivisione ed il compiacimento di una simile scelta arriva anche dalle sedi regionali. «Stanno diventando razzisti come noi – esordisce ironicamente con una battuta Daniele Stival, consigliere regionale della Lega Nord – perchè che se lo fa il centrodestra non va bene, se lo fa il centrodestra invece sì. Comunque sbarrare la strada è l’unica soluzione possibile. Attualmente i comuni non hanno potere, questi problemi devono essere risolti con la severità». Ma non c’è forse il rischio che sbarrando la strada si sposti il problema altrove invece di risolverlo? «Noi l’abbiamo fatto da molto tempo – dice sorridendo Francesca Zaccariotto, sindaco di San Donà – non vedo niente di drastico, anzi per risolvere il problema dei nomadi le sbarre bisognerebbe metterle nelle statali, questa gente deve tornare a casa loro. Io metterei le sbarre al confine, perchè in tutti questi anni abbiamo dato tante possibilità a questa gente ma hanno portato solo distruzione e problemi a tutti i livelli».

Eppure c’è chi di «fortificazioni interne» non ne vuole sentire parlare. A Rita Zanutel, assessore provinciale di Rifondazione Comunista questo tipo di soluzioni non vanno proprio giù. «Sono forme di razzismo che non risolvono il problema illegalità e sicurezza, non si può vietare il nomadismo, i comuni dovrebbero parlarsi, la conferenza dei sindaci deve attivarsi subito per individuare un’area attrezzata, come prevista da una legge regionale dell’89 e stilare un regolamento per il suo utilizzo».