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da L'Arena di Verona del 23 febbraio 2009

Centro immigrazione a Verona – Maroni ci sta pensando

Al Viminale si sta mettendo a punto la lista definitiva dei siti dove verranno costruiti i nuovi Cie, i centri di individuazione ed espulsione, tra le possibili zone c’è anche un non reso noto punto della nostra provincia.
Un primo elenco è stato consegnato al ministro Maroni già da alcuni mesi dal capo del Dipartimento delle libertà civili e immigrazione, il prefetto Mario Morcone, ed un primo screening è già stato fatto visto che la lista, da una ventina di siti possibili, è scesa a 8-9. Si tratta nella maggior parte dei casi di terreni (solo in alcuni vi sono delle strutture, hangar o ex caserme in disuso, che vanno completamente ristrutturate) in quelle Regioni dove non vi sono Cie e vicini agli aeroporti: nel Veneto, in provincia di Verona e di Venezia, in Toscana, nei pressi di Campi Bisenzio a Firenze e a Grosseto, in Umbria, a Terni, in Abruzzo, a Vasto in provincia di Chieti, nelle Marche, ad Ancona (Falconara), e in Campania, in provincia di Caserta.
Si tratterà ora di scegliere a quali dare la priorità, visto che per attrezzare un Centro in grado di ospitare almeno duecento immigrati (l’obiettivo è di avere a disposizione almeno 1.600 nuovi posti) occorrerà almeno un anno. Ma non è escluso che nel corso della riunione di mercoledì si prenda in considerazione anche un’altra strada, in attesa di avere le nuove strutture a disposizione: trasformare alcuni Centri di accoglienza in Cie. È quello che è già stato fatto per Lampedusa ed è quello che potrebbe accadere, ad esempio, alla struttura di Cagliari Elmas.
Il sindaco Flavio Tosi sul progetto aveva già dato la propria disponibilità al ministro Maroni, sottolineando che «riteneva giusto che ogni regione per garantire sicurezza dovesse farsi carico di avere uno di questi centri». Il sindaco aveva inoltre ribadito che il Cie non avrebbe creato problemi ai veronesi, così come non ne crea il carcere di Montorio.
Dopo un mese di stop sono ripresi i viaggi delle carrette del mare nello stretto di Sicilia: due imbarcazioni con oltre 400 clandestini sono state intercettate a sud e a nord di Lampedusa. La prima l’hanno soccorsa gli uomini della Guardia Costiera a cinquanta miglia a sud di Porto Empedocle; i 204 immigrati a bordo, tra i quali 40 donne e 7 bambini, sono stati trasferiti nel centro di Pian del Lago a Caltanissetta, dove andranno – vista l’inagibilità di parte del Cie di Lampedusa danneggiato dall’incendio appiccato da un gruppo di tunisini nel corso della rivolta di mercoledì scorso – anche gli altri 175 immigrati, (tra cui 44 donne), soccorsi 30 miglia a sud di Lampedusa.
Direttamente sull’isola, nei pressi di Punta Sottile, sono stati invece intercettati dai carabinieri nove immigrati: hanno detto di esser arrivati con un gommone.
La ripresa degli sbarchi è un segnale chiaro da parte dei trafficanti di uomini, che non sembrano intenzionati a fermare il business, nonostante la stretta voluta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni con la decisione di rimpatriare direttamente da Lampedusa gli immigrati e di prolungare da due a sei mesi il tempo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione. E si tratta probabilmente di quelle stesse persone, «il racket degli scafisti», che oggi Maroni, in un’intervista a Libero, ha accusato di essere coinvolte nell’incendio del Cie di Lampedusa. Un racket, che è «in mano a potenti organizzazioni criminali che, credo, abbiano capito che in Italia la musica sta cambiando».