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Ceuta e Melilla: le porte serrate dell’Europa sull’Africa

Un rapporto di MSF sull'immigrazione in Marocco

Roma – Ceuta e Melilla, rispettivamente 74.000 e 68.000 abitanti, si trovano nella costa settentrionale del Marocco ma appartengono alla Spagna dal XV secolo. Qui la frontiera tra il Maghreb e l’Europa è difesa da una doppia barriera metallica alta da 4 a 6 metri e lunga 9,7km intorno a Ceuta e 8,2km a Melilla.
A Ceuta e Melilla si concentra la pressione di migliaia di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, che sognando l’Europa si avventurano in pericolosi viaggi attraverso il Marocco verso le due enclave spagnole. Negli ultimi anni le forze di sicurezza marocchine e spagnole hanno messo in atto forti misure di repressione verso gli immigrati clandestini.
In un rapporto sull’immigrazione clandestina in Marocco, Medici senza frontiere documenta ripetuti gravi episodi di violazioni dei diritti umani attraverso le testimonianze e i referti medici degli immigrati visitati.
(Gabriele Del Grande)

JJJ, 24 anni, camerunese, si sveglia di botto alle grida dei suoi compagni. Ha appena il tempo di uscire dalle coperte e cercare un posto dove nascondersi. Gli uomini della polizia marocchina stanno rastrellando l’accampamento e arrestano gli immigrati clandestini. Un gruppo di miliziani ai comandi dei soldati lo trova, JJJ prova a scappare, gli lanciano delle pietre, viene colpito a un ginocchio e cade a terra. JJJ prova a rialzarsi, ma non riesce. La polizia lo trattiene in custodia alcune ore, poi lo accompagna alla frontiera con l’Algeria, dove viene abbandonato.

KKK, 20 anni, ivoriano. Durante il raid si nasconde assieme ad altri immigrati in uno dei rifugi nella foresta di Bel Younech, ma viene scoperto poco dopo da una pattuglia di agenti che setacciano l’area con i cani. Terrorizzato, prova a scappare, ma cade su una roccia e si ferisce al ginocchio. I soldati lo lasciano dove sta, perde molto sangue e non riesce a muoversi. Quattro giorni dopo l’incidente KKK viene trovato con la ferita infetta da una squadra di Msf.

AST, 28 anni, nigeriano, si trova nella stanza di un ostello di Tangeri dove vive con i suoi compagni. La porta si apre di colpo ed entrano due ufficiali di polizia. Esplode la confusione, AST è terrorizzato all’idea di essere arrestato ed espulso, è clandestino, prova a scappare dalla finestra ma accidentalmente cade dal cornicione di 10 metri rovinandosi al suolo. Perde coscienza. Il trauma cranico lo terrà 20 giorni in ospedale.

Sono le 9 del mattino, FRK e LNC, rispettivamente ghanese e nigeriano, viaggiano in treno da Oujda a Rabat con altri immigrati. Il treno è già partito quando un ufficiale della polizia chiede loro i documenti e ordina di arrestarli. Scoppia una colluttazione tra i due e gli agenti, durante la quale FRK finisce sotto le ruote del treno, che gli amputa entrambe le gambe. FRK perde immediatamente coscienza e si risveglia soltanto il giorno dopo in una corsia dell’ospedale di Taourit, dove da quattro mesi è ricoverato sotto la custodia della polizia. FRK ha 20 anni e teme che appena dimesso sarà espulso in Algeria.

FTM è una giovane donna nigeriana. Il 25 gennaio 2005 chiede aiuto a Msf dopo aver partorito nella foresta di Bel Younech dove era accampata. Il neonato soffre di un’infezione al cordone ombelicale. Viene trasferita con il bambino da Msf al reparto maternità dell’ospedale. Madre e figlio sono però immediatamente tradotti in un centro penitenziario dove sono detenuti per 5 giorni. Quindi, nonostante le condizioni del piccolo, vengono accompagnati al confine con l’Algeria, e là abbandonati.

ERN, camerunese. Nel 2002 lascia il proprio paese per tentare di raggiungere il fratello in Francia. A causa delle sue condizioni di salute, ERN è malato di Aids, contrae la tubercolosi nell’inverno del 2003. Sebbene in Marocco ERN sia clandestino, inizia il trattamento medico migliorando sensibilmente le sue condizioni.
Il 20 aprile 2004, ERN è arrestato dalla polizia marocchina in un raid a Bel Younech e condotto alla stazione di polizia di Tetuan, dove rimane in custodia per 24 ore senza acqua né cibo, dopodichè, viene abbandonato al confine con l’Algeria. La sua salute peggiora seriamente. ERN prova quindi a tornare indietro ad Oujda dove è soccorso dal personale di Msf dopo essere stato derubato per strada.
Msf lo trasferisce al reparto malattie infettive di Casablanca. Nove mesi dopo ERN è di nuovo arrestato e riportato a Tetuan. Nonostante le pressioni di Msf ERN è nuovamente condotto e abbandonato al confine con l’Algeria, in pieno inverno.

È il 6 ottobre 2004, AMN, senegalese, prova a superare la barriera che separa il Marocco dall’enclave spagnola di Ceuta. Mentre scavalca si accorge che i soldati marocchini lo hanno visto e si avvicinano. Nel panico salta da un’altezza di più di 4 metri, e si procura una profonda ferita e una frattura all’anca. Nonostante il dolore prova ad alzarsi e cerca di correre, ma la carne ferita si lacera ancora di più, cade a terra. I soldati lo prendono e, non curanti delle ferite, iniziano a picchiarlo. AMN non si muove. I soldati se ne vanno e lo abbandonano sul posto sanguinante. Dopo alcune ore viene trovato da un uomo che lo soccorre. Riesce a contattare i compagni dell’accampamento a Bel Younech, che lo riportano al rifugio e allertano Msf. Oltre alla frattura all’anca Msf diagnostica una frattura al braccio, rotto dai calci dei soldati.

È la notte del 3 gennaio 2004 quando ALX, 28 anni, camerunese, riesce a superare la doppia barriera e ad entrare a Melilla. Ma la felicità dura un solo momento: viene subito arrestato dalla Guardia Civile spagnola. Gli agenti gli legano le mani con un filo di nylon e lo picchiano pesantemente prima di espellerlo nel territorio marocchino, dove lo lasciano a terra semiinconsciente. ALX resta immobile a terra, le mani legate, per tre giorni. Non riesce a muoversi, mangiare o bere. Finalmente viene trovato e liberato da alcuni compagni. Da allora, a seguito della pressione causata dal filo di nylon con cui è stato legato, ALX soffre di gravi complicazioni motorie, vascolari e neurologiche ad entrambe le mani.

SNN, 24 anni, nigeriana. Il 3 luglio 2004 viene scoperta con altri due immigrati da tre guardie civili spagnole nell’enclave di Ceuta. SNN non corre abbastanza veloce e viene immobilizzata dagli agenti che la buttano al suolo e la prendono ripetutamente a calci nell’addome, nelle ginocchia e nel viso. A quel punto viene accompagnata da lato marocchino della barriera e abbandonata per strada.

È il 4 aprile 2004. OSS, 21 anni, nigeriana, è incinta da due mesi. Dopo un anno nella foresta di Bel Younech in attesa del viaggio a Ceuta è arrivato il suo giorno. Si incontra alle 4 del mattino con quattro uomini che la trasporteranno nella bauliera della propria auto fino all’enclave spagnola. A metà strada però la macchina si ferma: gli uomini chiedono ad OSS di uscire dalla bauliera e quindi la stuprano ripetutamente nonostante lei gridi che è in cinta. I quattro quindi contattano il marito di OSS chiedendo un riscatto per il suo rilascio. La donna è tenuta in ostaggio per quattro giorni, in cui viene nuovamente violentata. Al pagamento del riscatto OSS è rilasciata e riportata all’accampamento di Bel Younech.

BLS, nigeriana, 25 anni. È in cinta da nove mesi e durante il viaggio nelle mani dei trafficanti partorisce. In seguito a complicazioni aggravate da una emorragia interna, viene abbandonata dai trafficanti con il neonato nella foresta di Mesnana. BLS viene trovata in mezzo alla strada nel distretto di Tangeri e soccorsa da un’ambulanza che la conduce con urgenza all’ospedale Mohamed V, in gravissime condizioni fisiche e mentali.

KRM, 14 anni, viene dalla Guinea-Conakry. Il 26 febbraio 2005, insieme a due compagni, tenta di scavalcare la doppia barriera che separa Ceuta dal Marocco. I tre controllano i movimenti dei soldati marocchini fino alle 3 del mattino, quando decidono di affrontare la prima barriera. La superano con rapidità e già sono arrampicati sulla seconda rete metallica quando vengono scoperti da due guardie civili spagnole. I ragazzi provano a scappare ma i militari riescono a prenderli.

I militari portano i giovani al cancello della barriera e li spingono in territorio marocchino, sparando in aria per attirare l’attenzione di quattro militari marocchini dall’altro lato che accorrono immediatamente sul luogo dell’accaduto. I tre fuggono immediatamente, ma due di loro non ce la fanno. KRM viene diviso dal suo compagno e accompagnato da due militari in una grotta, dalla quale sente le grida dell’amico pestato dagli agenti.
I due ufficiali si fanno dare da KRM i soldi che ha in tasca, quindi lo bendano con la sua maglietta e lo costringono a spogliarsi nudo e, mentre a turno uno di loro controlla l’ingresso della caverna, l’altro lo stupra. Dopo le sevizie i due minacciano di espellerlo in Algeria se racconta a qualcuno dell’incidente. Il caso di KRM viene divulgato 11 giorni dopo grazie ad un’associazione locale.