Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Carta del 6 febbraio 2008

Chaffar, bracciante massacrato, in fin di vita

Quella di Chaffar, tunisino picchiato e reso in fin di vita dal suo datore di lavoro italiano soltanto per aver chiesto di essere pagato per il lavoro svolto nei campi, è una storia incredibile, di cui non si è occupato «Porta a porta». Chaffar fu aggredito lo scorso 4 novembre 2007 a Guglionesi, provincia di Campoasso. Riportò gravissime lesioni tanto che, a distanza di mesi, non è ancora fuori pericolo. Chaffar Saifeddine, cittadino tunisimo di 31 anni, è infatti tuttora ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo [Fg].

Le indagini dei carabinieri soltanto in questi giorni sembrano essere arrivate a conclusione: i carabinieri hanno accertato che l’uomo si era presentato in un bar di Guglionesi per riscuotere dal gestore un credito da lui vantato per aver lavorato alla raccolta di olive nel campo di quest’ultimo. Era domenica sera e il bar, situato nel centro del paese, era affollato da avventori; nonostante ciò nessuno si è mosso quando il titolare dell’esercizio pubblico, Rosario Renzetti, prima si è preso gioco del tunisino sventolandogli i soldi sotto il naso e poi lo ha allontanato in malo modo dicendogli che non lo avrebbe pagato.
A quel punto Chaffar ha avuto uno scatto di rabbia colpendo con un calcio la vetrina del bar, provocando la violenta reazione del barista e del fratello 42enne [Michele, agente di polizia penintenziaria presso il carcere di Larino], nel frattempo giunto a dargli man forte. I due–questa la ricostruzione dei carabinieri–picchiavano selvaggiamente con calci e pugni il tunisino sia all’interno che all’esterno del locale, infierendo su di lui anche quando lo stesso cadeva a terra cercando di coprirsi il volto con le mani e minacciandolo di morte se fosse tornato a reclamare il denaro.

L’epilogo della vicenda è stata una corsa in ospedale a Termoli ed un successivo ricovero in coma nell’ospedale di San Pio, dove tuttora il giovane lotta tra la vita e la morte.
«Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Guglionesi–si legge nel comunicato–hanno dovuto fare i conti con il muro di omertà assurdamente alzato da coloro, e sono stati molti, che hanno assistito al pestaggio; la parte sana della popolazione ha invece immediatamente preso posizione contro l’aggressione [ricordiamo le dichiarazioni del sindaco e del parroco del centro del Basso Molise]. Contro l’episodio, che aveva anche determinato la chiusura per quindici giorni dell’esercizio pubblico, si era mosso persino il consolato tunisino di Napoli».
I militari dell’Arma sono riusciti in questi giorni ad identificare gli aggressori [Rosario e Michele Renzetti] e a denunciarli alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Larino per lesioni gravissime. Intanto Chaffar, ridotto a un vegetale, vive attaccato a un respiratore, non può più parlare, nè lavorare, nè pensare alla giovane moglie e al figlio piccolo.