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da Il Manifesto del 30 marzo 2004

«Chiudete il carcere etnico di Lamezia Terme» di Alessio Magro

Il caso del «Malgrado tutto», il centro di permanenza temporanea per stranieri di Lamezia Terme, finisce in procura. Un corposo dossier fatto di testimonianze e racconti che racconta dell’assistenza negata, dei diritti e delle procedure calpestate è stato messo insieme dall’Osservatorio calabrese sui Cpt, per chiedere ufficialmente l’intervento della magistratura. Primo firmatario dell’esposto, che sarà depositato a giorni, è il parlamentare del Prc Giovanni Russo Spena. Un centro da chiudere, secondo il deputato, «perché è il peggiore d’Italia». Ieri a Cosenza, alla Casa delle culture, la presentazione ufficiale dell’iniziativa. Secondo il legale dell’Osservatorio, Adriano D’Amico, si tratta di un atto doveroso. «Non ci spieghiamo come non sia stato ancora aperto un fascicolo», ha dichiarato riferendosi alle tante inchieste stampa sul centro di Pian del Duca, ma soprattutto alle accuse mosse da Medici senza frontiere.

L’esposto calabrese prende le mosse proprio dal recente rapporto dell’organizzazione, dal quale emerge l’inadeguatezza strutturale del centro e le violazioni sistematiche dei diritti umani, tanto da spingere Msf a chiedere ufficialmente la chiusura del «Malgrado tutto». Le testimonianze dei parlamentari, dei giornalisti e dei volontari che hanno visitato da settembre ad oggi il Centro di permanenza temporanea e assistenza, si sovrappongono perfettamente.

La situazione socio-sanitaria appare drammatica. Psicofarmaci come panacea, sottolinea Msf, «un metodo ammesso anche dalla prefettura», rincara D’Amico. Per i tossicodipendenti – in media più del 70% dei detenuti – non esisterebbe alcuna terapia per la dissuefazione, «non c’è neanche l’assistente sociale». Non ci sono porte né finestre, sbarre ovunque, la mensa è stata chiusa, «i trattenuti dicono di mangiare sui letti». I circa 80 stranieri richiusi vivono «senza il riscaldamento» e senza acqua calda. Otto water e nove docce a disposizione senza nemmeno la classica «ora d’aria concessa ai carcerati». «Almeno in prigione c’è un regolamento», sottolinea D’Amico. A Lamezia non resta che farsi del male: batterie e lamette ingerite, secondo Msf, sono all’ordine del giorno.

«Già nel 2002, visitando il Cpt di Lamezia, dissi che si trattava del peggiore centro della penisola. E ho una esperienza di vent’anni sulle carceri». Per Russo Spena non ci sono dubbi sulla necessità di chiudere una «galera etnica». Per il Prc, l’opposizione alla detenzione amministrativa è totale: «Porremo la questione Cpt – ha annunciato il deputato – tra le discriminanti del futuro accordo con l’Ulivo».

«Sono scappato dalla guerra diversi anni fa, oggi sarei finito anch’io in carcere». Talip Heval, il migrante che fa da portavoce all’associazione La Kasbah, racconta la sua esperienza. Parla dei suoi fratelli rinchiusi a Lamezia dopo la lunga fuga dall’orrore, poi rispediti in Turchia, verso la «tortura».