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tratto da www.peacereporter.net

Cina – Al mercato dei bambini

di Adriano Seu

La recente condanna del direttore e di alcuni impiegati di un orfanotrofio dello Hunan ha riportato alla ribalta il fenomeno del traffico dei minori in Cina, che anno dopo anno si manifesta con maggior frequenza e crudeltà.

L’ultimo dei tanti casi. Lo scorso 25 febbraio un tribunale cinese ha condannato Chen Ming, direttore dell’orfanotrofio statale di Hengdong, nello Hunan, tuttora latitante, a un anno di prigione per tratta di esseri umani. Altre nove persone hanno ricevuto condanne dai tre ai quindici anni, mentre una ventina di funzionari pubblici sono stati incriminati e licenziati. Dal 2002 a oggi, un vasto intreccio di persone ha gestito questo traffico criminale, attraverso la copertura del sistema delle adozioni internazionali, organizzate in modo da rendere segreta l’identità della famiglia adottante. Solo nell’ultimo anno, l’orfanotrofio avrebbe comprato dai trafficanti almeno 80 minori – pagati dai 300 ai 500 dollari – per rivenderli successivamente a coppie straniere in cambio di una cifra che oscillava intorno ai 2mila dollari. Per non destare sospetti, i pagamenti avvenivano sotto forma di “generose elargizioni” all’istituto. L’efficienza del sistema criminale organizzato era garantita dalla complicità di alcuni dirigenti dell’amministrazione locale, provata, tra l’altro, dall’indagine contro il direttore delle sedi locali di assistenza sociale e dal suo successivo licenziamento. La scoperta di questo traffico dimostra che il problema tende a ripresentarsi periodicamente e che dietro a certi crimini si cela una vasta ramificazione di interessi e personaggi coinvolti.

Un crimine consolidato. Nel giro di un anno, la corte di giustizia di Fujian ha condannato a morte due persone per aver comprato 82 bambini dalle rispettive famiglie e averli poi rivenduti a coppie di Singapore. La polizia di Shanghai ha bloccato un sito internet su cui erano stati pubblicati annunci di vendita di bambini e, nel luglio scorso, sono state condannate 52 persone, nella regione meridionale del Guangxi, perché scoperte a trasportare 28 neonate avvolte in borse di lana e plastica. E durante la tratta non mancano gli abusi: i bambini rapiti vengono spesso picchiati e violentati dai numerosi intermediari attraverso cui vengono smistati. Nonostante ciò, in molti casi sono le stesse famiglie a vendere i figli a causa dell’estrema povertà. A fronte di poche centinaia di persone condannate negli ultimi anni, tuttavia, non si può calcolare il numero dei minori rapiti e venduti. Secondo stime dell’Unicef, il dramma dello sfruttamento e del commercio dei minori investe, oggi più di ieri, milioni di bambini. Nell’ultimo rapporto, intitolato “Condizione mondiale dell’infanzia 2006: esclusi e invisibili”, si parla di centinaia di milioni di bambini vittime dello sfruttamento, e una forte attenzione è puntata sulla situazione d’emergenza che la Cina sta vivendo recentemente.

Un problema dalle mille radici
. Gran parte dei minori sono ragazze che vengono sfruttate nella prostituzione o vengono vendute a famiglie che desiderano garantire una moglie al figlio. I ragazzi, invece, costano solitamente più delle ragazze perché ritenuti più adatti a certi scopi specifici: in molti casi un maschio è garanzia di continuità della famiglia, ma soprattutto assicura un’ottima forza lavoro nei campi. Le vittime predilette dei trafficanti di minori si trovano nelle famiglie di contadini e, in primo luogo, tra gli immigrati che vivono ai margini delle grandi città, isolati in quartieri poveri e privi di qualsiasi collegamento con le autorità locali. Alcuni sociologi sostengono che, paradossalmente, questa ondata di sequestri è iniziata in corrispondenza del boom economico, negli anni novanta, e sembra crescere quasi proporzionalmente al livello di ricchezza del Paese. La corruzione diffusa è uno degli ostacoli principali allo sradicamento del fenomeno. Huang Jinxia, membro di Save The Children in Cina e responsabile di due progetti nelle province dello Hunan e del Guangxi, ha dichiarato che comprare un bambino illegalmente, e poi ottenere la legalizzazione tramite funzionari pubblici corrotti, è più semplice e rapido che seguire le vie legali. Il governo, dal canto suo, ha annunciato l’apertura di un centro nazionale per l’assistenza di donne e bambini vittime dello sfruttamento. Non è un caso che l’istituto, sostenuto dall’Unicef e dalle Nazioni Unite, sia sorto proprio nel Guangxi, una delle zone in cui il traffico dei minori colpisce ogni giorno.