Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Tratto da ilrestodelcarlino.quotidiano.net

Cinema – Il nuovo film di Ken Loach. Commedia romantica sull’integrazione

‘La storia dei due protagonisti – ha commentato Loach – è piuttosto comune. I figli degli immigrati degli anni ’60 hanno avuto figli e molti di questi giovani vivono una vita piena di contraddizioni , una doppia vita: una con la famiglia, l’altra al di fuori. In genere, come nel film, si arriva a una soluzione, ma esistono anche casi estremi che portano addirittura a rompere i legami con la famiglia d’origine’.

Secondo il regista non sono le religioni a rendere difficile l’integrazione. ‘La religione – aggiunge il regista – nasconde altre realtà. Gli immigrati si sono trasefriti da giovani, e sono stati vittime di atti di razzismo. Molti sono riusciti ad avere successo, a creare piccole imprese, ma hanno cercato di mantenere la loro identità. La moschea rappresenta un modo per farlo, ma non perchè si sentano particolarmente religiosi. Il padre del film crede di essere pakistano al 100% e invece ha ragione la figlia più piccola quando dice che ormai è scozzese al 60%. La gente non litiga sul modo di dire le preghiere, ma per interessi politici ed economici’.

Continua: ‘Sono state fatte diverse proiezioni cui hanno assistito molte persone della comunità asiatica di Glasgow . Il film è stato preso bene, soprattutto dai giovani. Uno di loro mi ha anche detto che avrebbe voluto farlo vedere ai suoi parenti più grandi, per far capire cosa devono sopportare i ragazzi. Solo un paio di persone, tra le più anziane, hanno trovato eccessive le scene di intimità. Per i giovani, invece, il film può essere una spinta al processo di assimilazione’.

Sono molti i giovani asiatici che vivono un’esistenza divisa in due, a metà fra l’eredità culturale, il rispetto e l’amore nei confronti della famiglia e il desiderio di vivere autonomamente il loro futuro.

Il film, però, andrebbe visto in lingua originale. Secondo il regista con la versione doppiata ‘si perde il mix tra il Punjabi e il dialetto di Glasgow, un mix alla base del film stesso. Il linguaggio è una parte molto importante del film. Ho detto agli attori di parlare la lingua più adatta a ogni situazione. Così la lingua è diventata il riflesso della posizione che i personaggi ricoprono. Casim, il protagonista maschile, parla punjabi con i suoi genitori ma all’esterno della famiglia parla inglese e si scrolla di dosso la sua identità’. Nel film non viene mostrato solo il punto di vista musulmano, ma anche quello cattolico, stando attenti a non creare stereotipi.

[ Vedi anche trovacinema ]