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Cittadinanza ai bimbi Rom senza genitori e criminalizzazione del loro popolo. Ma è legittimo parlare di stato di emergenza?

Ricorso dell'Asgi al tribunale di Mantova contro la discriminazione

E’ da poco circolata la dichiarazione del Ministro dell’Interno Maroni per cui ai bambini Rom senza famiglia verrà forse concessa la cittadinanza italiana.
Una simile affermazione sembra essere stata concepita come una sorta di possibile bilanciamento rispetto alle ultime proposte altamente discriminatorie, ad esempio quella di prendere le impronte digitali a tutti i bimbi rom, che tanto hanno fatto discutere anche a livello europeo sulla pericolosa deriva xenofoba dell’Italia.
Favorevoli tutte le forze che compongono la maggioranza di governo e favorevole, ovviamente, anche la Croce Rossa che quando è ora di dare legittimità ‘umanitaria’ alle scelte del potere non manca mai di rendersi disponibile.
Ma quali problemi potrebbe mai davvero risolvere un simile provvedimento quando è in corso una vera e propria campagna di criminalizzazione e colpevolizzazione collettiva del popolo rome e dei sinti?
C’è forse il rischio che attraverso questa concessione che poco costa (i bimbi rom o sinti non italiani e senza genitori sono una piccolissima minoranza, per quanto bisognosa di tutele), si trovino giustificazioni per portare avanti pratiche come la schedatura generalizzata o ancora peggio il prelievo di campioni di sangue a dei minori solo perchè appartengono ad un particolare gruppo di popolazione? E perchè allora, qualcuno si è già chiesto, non concedere questa stessa cittadinanza italiana a tutti quei minori non italiani e non accompagnati che si trovano sui nostri territori, costretti, al compimento del diciottesimo anno di età, a fare i conti con la continua minaccia dell’internamento e della detenzione?

Ciò che senza dubbio ricorre, ancora una volta, è il fatto di affrontare questioni che riguardano valori fondamentali per la nostra società solo attraverso il linguaggio dell’emergenza.
Ma è fondamentale sottolineare il fatto che anche per via legale si stia procedendo a mettere formalmente finalmente in dubbiò la stessa legittimità di questo linguaggio e delle conseguenze che il suo utilizzo comporta.

Al di là di ogni strumentalizzazione retorica, può essere davvero giuridicamente giustificabile il fatto di decretare lo stato di emergenza, come si trattasse di una calamità naturale, in riguardo alla presenza dei Rom e dei Sinti sui nostri territori?
Vedremo come risponderà il tribunale di Mantova contro la discriminaizone, cui si sono rivolti associazioni e cittadini sinti.

Pubblichiamo di seguito un comunicato stampa firmato dal direttivo dell’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) il quale, oltre a spiegare dettagliatamente le ragioni di questo ricorso, fornisce numerosi spunti di riflessione circa questa parte delle attuali politiche italiane.

Torino/Trieste/Udine,
22 luglio
2008

Comunicato stampa del direttivo dell’Asgi

-Il 21 luglio 2008 numerosi cittadini Sinti, le associazioni Sucardrom ed Asgi, si sono rivolte al Tribunale di Mantova contro la discriminazione attuata dal d.p.c.m. 21 maggio 2008 e dall ordinanza n. 3677/2008 con i
quali è stato dichiarato lo stato di emergenza in tre regioni italiane con nomina dei Commissari Straordinari, nonostante i moniti di numerosi organismi internazionali
e comunitari, tra i quali il Parlamento Europeo e il Comitato Onu contro la discriminazione razziale CERD.

Nel ricorso è stato sostenuto che la dichiarazione di emergenza non ha fondamento giuridico, basandosi su una legge applicabile unicamente agli eventi naturali, ed
autorizza comportamenti (fotografie, fotosegnalazioni, rilievo di impronte digitali) nei confronti di persone in ragione della loro condizione soggettiva in deroga alla legislazione ordinaria senza alcuna motivazione individuale.

I ricorrenti inoltre assumono come dall’applicazione dei provvedimenti citati possano derivare ulteriori lesioni ai diritti fondamentali delle persone per come categorizzate e le ultime notizie di stampa confermano i timori di un escalation nel senso prefigurato; timori che le contemporanee dichiarazioni provenienti da esponenti del governo su presunti lodevoli intenti amministrativi non valgono a bilanciare.

Così la pretesa di prelevare campioni di sangue ai minori non è atto che diviene meno illegittimo ed odioso se raffrontato al consolatorio miraggio di concessione della
cittadinanza italiana per chi sia senza genitori (quasi che la cittadinanza supplisca alla mancanza di famiglia!!). Del resto anche simili provvedimenti sarebbero gratuitamente illegittimi perché privi di un
quadro legislativo generale di riferimento e sarebbe molto più semplice riattivare l’iter legislativo del disegno di legge sulla cittadinanza della passata legislatura.

A tal proposito i ricorrenti guardano con crescente apprensione alle campagne di stampa che su simili dichiarazioni chiedono una sorta di parere ai lettori mirando evidentemente a fornire all’azione governativa quel sostegno popolare che privo di corretta informazione è negazione di democrazia.