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Da: Repubblica on line del 19 gennaio 2008

“Clandestino a bordo” – Il capitano lo sequestra in una cella-cabina

Il giovane veniva da Dakar. Ha dato l'allarme scrivendo "aiuto" sull'oblò

di Massimo Calandri

Il ragazzo nero ha scritto aiuto – Help! – su di un foglio, appiccicato all’oblò della cabina dove l’avevano rinchiuso. Da una settimana batteva i pugni contro il vetro, disperato. L’altro giorno un operaio del porto di Genova ha scorto il messaggio e ha provato a chiedere in giro, ma all’inizio gli hanno suggerito che era meglio se si faceva i fatti suoi.

Poi ha visto le sbarre di ferro saldate di fresco alla finestra della nave, ha scoperto che la porta della stanza era chiusa con catene e lucchetto. E allora ha chiamato un amico, che aveva il telefonino di un consigliere comunale, che conosceva un avvocato. Che ieri pomeriggio è salito a bordo. Sull’imbarcazione, un vecchio mercantile ormeggiato in attesa di essere rimesso a nuovo, non c’era nessuno. Solo il ragazzo nero, rinchiuso nella cabina. Prigioniero, sequestrato.

Protagonista suo malgrado di una storia incredibile, cominciata due settimane fa. Intrufolatosi prima che la nave salpasse da Dakar, Senegal, il giovane era stato scoperto dall’equipaggio dopo poche ore di navigazione. Il comandante aveva cercato di consegnarlo alle autorità spagnole, facendo scalo a Tenerife, ma quelle lo avevano rifiutato. Nel capoluogo ligure, il 14 gennaio, sono intervenuti gli agenti della Polmare. Che hanno proibito al clandestino di scendere a terra, gli hanno preso le impronte e lo hanno ufficialmente “respinto”. Affidandolo al comandante del mercantile con una sconcertante giustificazione: prima o poi la nave avrebbe dovuto far ritorno in Africa, tanto valeva riaccompagnarcelo direttamente.

Prima o poi? La risposta in realtà era scontata, perché la “Italroro One” da tempo ha bisogno di essere riparata. Nei prossimi giorni finirà in bacino di carenaggio, le operazioni dureranno quasi un mese. E allora? Allora a tempo di record una cabina è stata eccezionalmente trasformata in una vera e propria cella: con il rinforzo delle sbarre alla finestra, con le catene e i lucchetti. Con il prigioniero, “colpevole” di essersi imbarcato clandestinamente. Ma senza avvertire un legale, nemmeno un medico, in spregio delle più elementari norme umanitarie e di diritto.

Ieri pomeriggio l’avvocato Alessandra Ballerini ha comunicato a gesti con lo straniero, attraverso l’oblò. Quindi ha chiesto aiuto ad un parlamentare – Heidi Giuliani – che l’ha subito raggiunta a bordo. Il comandante è invece arrivato un paio d’ore più tardi, e dopo un battibecco ha aperto la porta della cabina. In serata Mamadou C., 22 anni, originario della Guinea Bissau, è stato visitato da un dottore: ha la febbre, ma tutto sommato sta bene. E’ intervenuto l’Ufficio Stranieri della questura. Stamani, mentre con ogni probabilità scatteranno le denunce per sequestro di persona – la Procura ha aperto un’inchiesta – verrà fatta richiesta di asilo politico per il giovane.

La “Italroro One” è una “gemella” dell’imbarcazione al centro in questo periodo di mille polemiche perché fa la spola tra Campania e Sardegna trasportando i rifiuti del capoluogo campano. L’omonimia sembrava aver fatto scattare un allarme anche a Genova, quando una settimana fa il mercantile è attraccato al molo Giano.

In realtà l’intervento della polizia marittima era appunto legato alla presenza del clandestino africano. Gli agenti hanno avviato una pratica che ancora ieri sera il comandante sosteneva essere “perfettamente legale”. L’operaio che aveva intravisto il messaggio d’aiuto si era messo in contatto un paio di giorni dopo con il consigliere comunale Antonio Bruno. Ieri con un interprete hanno partecipato tutti alla “liberazione” di Mamadou, ma il comandante non l’ha presa bene: “Non vi preoccupate, quello sta benissimo”, ha detto, riferendosi all’africano. “E’ un clandestino. Lo avrei riportato io, in Africa”.