Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Commento al decreto flussi 2003 per lavoro stagionale

Si tratta di una notizia importante per tutti quelli che non sono inclusi nella regolarizzazione.
È stato emanato e reso operativo il decreto flussi per il lavoro stagionale per il 2003. La quota massima degli ingressi è stata fissata a 19500 unità, ripartita tra ingressi per lavoro subordinato anche a carattere stagionale, e di lavoro autonomo. All’art. 1 sono ammessi 8500 lavoratori per le esigenze di carattere stagionale, quindi essenzialmente per il settore del turismo e dell’agricoltura.

Le quote stagionali riguardano lavoratori provenienti da Slovenia, Polonia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia, di Serbia, Croazia, Montenegro, Bulgaria e Romania, nonche’ dai seguenti Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione in materia migratoria: Tunisia, Albania, Marocco, Nigeria, Moldavia, Sri Lanka ed Egitto.

Quindi tutte le 8500 quote per lavoro stagionale sono riservate per i paesi che abbiamo appena elencato. Cittadini provenienti da paesi diversi non potrebbero utilizzarle a meno che non si tratti di cittadini stranieri che sono stati titolari di un pds per lavoro subordinato di carattere stagionale per l’anno 2001 o 2002, in quanto l’art. 22 riconosce la precedenza per lavoratori che abbiano già avuto in passato soggiorno per lavoro stagionale e che abbiano rispettato i termini di scadenza del contratto e del pds rientrando nel loro paese.

All’art.3 sono poi previsti 800 ingressi per lavoro autonomo, che però riguardano soltanto le tipologie espressamente ricomprese nel decreto. Le categorie che possono utilizzare queste quote sono:

ricercatori;
imprenditori che svolgono attivita’ di interesse per l’economia nazionale (titolari di un impresa o che intendono costituirne una ma a condizione che si tratti di un impresa di rilevante entità che richieda un consistente investimento di capitali in Italia)
liberi professionisti (iscritti in albi o elenchi professionali)
– soci e amministratori di societa’ non cooperative (si tratta di imprenditori in forma individuale o associata che abbiano la carica di soci e/o amministratori di società ma con l’esclusione delle cooperative, quindi viene meno quella possibilità di ottenere il soggiorno per lavoro autonomo per i soci di cooperative).

artisti di chiara fama internazionale e di alta qualificazione professionale ingaggiati da enti pubblici e privati (è chiaro che questa dicitura è stata concepita per escludere i cosiddetti lavoratori e lavoratrici dello spettacolo che in realtà vengono occupati in attività di trattenimento o di bassa qualifica professionale).
All’interno di tale quota, sono ammesse le conversioni di permessi di soggiorno per motivi di studio e formazione professionale in permessi di soggiorno per lavoro autonomo.

Quindi anche chi, in Italia, è titolare di un pds per studio (ancora in corso di validità) può prima della scadenza chiedere di essere ammesso alla conversione ma soltanto per le tipologie di lavoro autonomo appena elencate (art. 39 R.A.)

Rimane esclusa dalla possibilità di soggiorno e/o di conversione per lavoro autonomo quella figura professionale sempre più diffusa che corrisponde alla cosiddetta collaborazione coordinata e continuativa: non essendo più inclusa nelle tipologie di lavoro autonomo è da ritenere che gli uffici del lavoro, al momento della richiesta di attestazione di cui all’art.39 Reg. attuazione, o successivamente le questure in sede di richiesta di conversione negheranno la possibilità di utilizzo delle quote per tale categoria, a fronte della mancata inclusione nell’elenco delle tipologie.

L’art. 4 del decreto prevede una quota di 200 ingressi per lavoro subordinato, anche stagionale e di lavoro autonomo, riservata a lavoratori argentini di origine italiana che siano inseriti in un apposito elenco, costituito presso le rappresentanze diplomatiche o consolari italiane in Argentina, contenente le qualifiche professionali dei lavoratori stessi. Elenco che è visibile attraverso il sistema informativo Siles, del Ministero del Lavoro, condiviso con le DPL.

L’art. 5 prevede 10.000 ingressi per lavoro non stagionale a tempo determinato o indeterminato. Stiamo parlando della quota più interessante cioè di quella che consente il rilascio di un pds rinnovabile quindi un soggiorno di tipo stabile.

La quota è così ripartita:

– 500 posti per dirigenti o personale altamente qualificato di cittadinanza extracomunitaria residenti all’estero

-5.900 posti per cittadini extracomunitari residenti all’estero di nazionalità non predeterminata cioè provenienti da paesi con i quali l’Italia non ha stipulato accordi in materia di immigrazione.

-3.600 posti per cittadini di Paesi che hanno sottoscritto specifici accordi di cooperazione in materia migratoria, come di seguito ripartiti:

1000 cittadini albanesi;
600 cittadini tunisini;
500 cittadini marocchini;
300 cittadini egiziani;
200 cittadini nigeriani;
200 cittadini moldavi;
500 cittadini srilankesi;
300 cittadini del Bangladesh.

Queste quote sono molto rarefatte rispetto all’effettivo fabbisogno del mercato del lavoro. Ci sono già segnali chiari che le imprese si stanno già affannando per presentare il più presto possibile la domanda di autorizzazione all’assunzione dall’estero.

Sappiamo già che solo i più veloci nell’inoltrare correttamente la domanda potranno trovare soddisfazione.

Esempio pratico – In tutto il Veneto le quote riservate per lavoro subordinato a tempo indeterminato sono 1.125 di cui 475 da paesi che hanno stipulato con l’Italia accordi sull’immigrazione e 650 per cittadini di altre nazionalità diverse. Per esempio per i cittadini della Romania sono riservate quote solo per lavoro stagionale e non a tempo determinato o indeterminato, quindi per l’ingresso per lavoro a tempo indeterminato essi dovranno utilizzare le quote disponibili per i cittadini di nazionalità non predeterminata.

In corso di ripartizione tra gli uffici provinciali queste quote diventano ancora più sottili guardando le singole province. Di conseguenza suggeriamo agli interessati di sollecitare i datori di lavoro ad inoltrare le domande al più presto perché altrimenti lo sforzo sarebbe inutile.