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Commento alla Circolare n. 79 del 16 ottobre 2002

Chiarimenti sul rilascio del codice fiscale per i lavoratori regolarizzati

La circolare fornisce indicazioni operative per la soluzioni dei casi di OMOCODIA (due o più persone che hanno lo stesso codice fiscale in base a dati anagrafici che si assomigliano). E’ prevista la possibilità che si verifichino degli errori e dovrebbero essere attivate procedure abbastanza snelle per ripararli.
Se il lavoratore è già in possesso del codice fiscale (magari perché in precedenza aveva un permesso di soggiorno a qualche titolo o perché gli era stato attribuito per errore), la circolare conferma che conviene indicarlo già nella compilazione della domanda di regolarizzazione, perché questo consentirà controlli in automatico e la correzione di eventuali errori.

Tempi di attesa

La convocazione presso lo sportello polifunzionale dell’Ufficio Territoriale del Governo (la Prefettura) avverrà con tempi molto più lunghi di quelli indicati nella normativa, dato che gli uffici sono attrezzati per esaminare un numero limitatissimo di domande al giorno rispetto al volume complessivo.
Esempio pratico: presso la Prefettura di Padova sono pervenute alla data del 10 ottobre 8.668 domande di regolarizzazione e lo sportello è organizzato per esaminare solo 15 domande al giorno; nella migliore delle ipotesi il personale verrà raddoppiato e comunque, con l’esame di 30 pratiche al giorno ed in base al numero di giornate annue di apertura dell’ufficio si andrebbe già ad un tempo di attesa di oltre un anno, salvo imprevisti.

Prima ordinanza del Tribunale del Lavoro di Milano.

Finalmente una buona notizia che riguarda il fenomeno dei datori di lavoro che si rifiutano di regolarizzare i lavoratori immigrati e che li “licenziano” per eliminare il problema della regolarizzazione. Avevamo già parlato di ricorsi con procedura d’urgenza con cui si è sottoposto alla magistratura del lavoro la questione, sostenendo la tesi per cui il datore di lavoro non può scegliere se regolarizzare o meno il lavoratore ma deve ritenersi che abbia il dovere di farlo. Ecco che, sostenendo questa interpretazione della norma, abbiamo una prima pronuncia del Giudice del Lavoro di Milano: accogliendo le richieste formulate nel ricorso egli ha emanato un’ORDINANZA nei confronti del datore di lavoro (che ha carattere vincolante perché se non rispettata lo espone ad un procedimento penale), ingiungendogli di presentare domanda di regolarizzazione.
Questo provvedimento della magistratura è un primo risultato della campagna di tutela dei lavoratori avviata in diverse città d’Italia con riferimento a situazioni di questo tipo, che ci dimostra che valeva la pena porre la questione alla magistratura per ottenere una corretta interpretazione della legge, ovvero l’affermazione dell’obbligo del datore di lavoro di procedere alla regolarizzazione.
Non mancheremo di dare informazioni, su questo e altri ricorsi, non appena sarà resa nota la motivazione e il contenuto del procedimento.