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Como: quest’accoglienza non si dà da fare

Report e fotografie di tre giorni con i migranti in transito, tra lentezze istituzionali e tenacia dei volontari

di Giulia Piselli e Jacopo Pesiri

Relativo alle giornate 25, 26, 27 luglio 2016

Circa due settimane fa la tranquilla e ricca città di Como è stata interessata da un improvviso flusso  di migranti in prevalenza somali ed eritrei provenienti in maggioranza dall’Hotspot di Taranto, poi passati per Milano ed ora impegnati nel tentativo di passare la frontiera con la Svizzera alla volta della Germania.
I migranti si sono “accampati” nell’area antistante la stazione ferroviaria di Como, un parco che offre ombra e una fontanella alla quale lavarsi e bere, aiutati da tanti volontari che si sono impegnati a distribuire coperte, vestiti, cibo, acqua e generi di prima necessità.

Nei primi giorni il numero di migranti è arrivato ad un picco di circa 160 – 200 persone (alcune fonti sostengono che i numeri fossero più alti), anche se “censirli” è stato un compito estremamente complesso, come ci raccontano i volontari indipendenti che lavorano senza tregua dall’inizio.
Con il passare del tempo la cifra è andata riducendosi, fino ad arrivare alle 59 unità contate da noi nella notte tra il 25 e il 26 luglio (numeri poi in rialzo dall’ultimo giorno della nostra presenza).

La composizione della “comunità” di migranti, censiti dagli operatori di Overthefortress e Melting Pot Europa tra il 25 ed il 26 luglio è:
34 uomini, 15 donne, 2 bambini (9 e 7 anni), 8 minori stranieri non accompagnati

La presenza di bambini e minori stranieri non accompagnati è aumentata sensibilmente il 26 e 27 luglio: in quei due giorni infatti abbiamo censito circa una quarantina di minorenni, in prevalenza minori stranieri non accompagnati.

Attualmente i migranti rimasti restano accampati alla bell’è meglio, sdraiati sulle coperte che sono state loro distribuite aspettando l’occasione buona per prendere la via della Germania.

Nella loro permanenza in città i migranti sono stati assistiti da un manipolo di volontari motivati ed instancabili, la cui composizione è variegata: Associazione svizzera Firdaus, operatori di Rifondazione Comunista membri dell’associazione Como Senza Frontiere, singoli cittadini, Associazione Unione Degli Studenti, fedeli e ministri di culto della Chiesa Pastafariana Italiana, operatori della Croce Rossa, Caritas Como.

Il tendone

Nonostante tempistiche e burocrazie lunghissime la Caritas dopo due settimane, ha aperto con l’aiuto della CRI un doppio gazebo che ospita 32 posti letto all’interno di un parcheggio recintato adiacente la centrale della Polizia locale a qualche centinaio di metri dalla stazione ferroviaria.
La struttura, chiamata “tendone”, ha a disposizione anche dei modestissimi servizi igienici (due), tre lavandini e due docce funzionanti ma utilizzate contemporaneamente come ripostiglio per scope.
Il tendone è fornito di corrente elettrica, si trova praticamente sulla circonvallazione.
La presenza della stazione di Polizia locale e di un alto recinto non rassicura i migranti che hanno paura ad entrare nella struttura. Preferiscono non allontanarsi da un luogo che reputano “sicuro” come la Stazione per andare nella tenda e dunque preferiscono dormire all’adiaccio.

Con l’aiuto e l’impegno dei volontari indipendenti, che si guadagnano tutti i giorni la fiducia dei migranti, il tendone è stato messo in funzione ed ha ospitato prima 6 persone (notte del 25) e poi ben 29 (notte del 26).

Il tendone sarebbe destinato solo alle donne con bambini. E’ tuttavia inammissibile non pensare ad una soluzione per i minori stranieri non accompagnati che sono tutelati da precisi diritti internazionali che imporrebbero di prenderli in carico e ovviamente non di impedire loro l’accesso all’unica struttura disponibile vicino alla stazione.

Nessun operatore si occupa di verificare gli ingressi che comunque sono stati, come già detto, pochissimi. Il tendone poi non viene aperto se non è presente un volontario che si prenda in carico la responsabilità di quanto accade la notte. Caritas non si cura di fornire questo personale e quindi, di fatto, non si interessa della messa in funzione della sua struttura.

Nella notte del 26 luglio ci siamo presi noi in carico l’apertura e il presidio del tendone. Dopo un lungo lavoro di informazione è stato possibile avvicinare molte persone alla struttura: 29 ci hanno dormito per quella notte.

Oltre alle donne e ai bambini, abbiamo deciso di far entrare anche i minori stranieri non accompagnati e alcuni uomini, contravvenendo alle regole di Caritas. Abbiamo ritenuto giusto offrire i posti vuoti anche ai migranti rimasti fuori dalla selezione.
La mattina successiva abbiamo insegnato ai giovani (che si sono offerti volontari) come smistare i rifiuti, dove portarli, come pulire i bagni e dove trovare il materiale per fare tutto ciò. È subito partita una raccolta di rifiuti e una pulizia spontanea di tendone e servizi igienici, nonché un riordino generale di tutti i letti.

Non è chiaro come venga gestito l’ingresso al tendone. I volontari indipendenti ci hanno raccontato che alcuni minori non sono stati fatti entrare.
Uno dei primi giorni (che sono stati i più caotici, ovviamente), sempre i volontari ci dicono che sono stati allontanati dal tendone dei migranti arrivati con circa 20 minuti di ritardo rispetto all’orario ultimo del check-in.

Le istituzioni

Non ci è stato possibile avere un incontro con l’Assessore “alle politiche sociali di sostegno alla famiglia, solidarietà e inclusione sociale, piani di zona, sanità e igiene, ecologia e ambiente”, il Dottor Magatti, che è fuggito due volte alla nostra richiesta di un colloquio, senza mai più rifarsi vivo.
Il giorno 26 luglio ci siamo recati in Municipio, dove volevamo chiedere il programma dei servizi sociali nei confronti dei numerosi minori stranieri non accompagnati, ma dopo aver atteso più di un’ora e mezzo in un corridoio ce ne siamo andati.
Non è stato possibile parlare con l’Assessore neppure al telefono.

I servizi attivati

Le docce sono state aperte solo il 25 luglio, dopo due settimane, nel Collegio Gallio (scuola privata).
Lo stesso giorno, dopo le docce, sono stati distribuiti i primi capi di abbigliamento intimo.
Dal 26 luglio vengono distribuiti presso le docce anche dei vestiti, spazzolini da denti e biancheria intima. Nel frattempo, attendendo l’inizio della distribuzione di Caritas, le altre associazioni di volontari indipendenti si sono occupate di distribuire vestiti in stazione, la sera.
La Caritas dovrebbe aprire una nuova mensa raggiungibile a piedi dalla stazione.

La CRI è impegnata attivamente nella distribuzione di pasti “da campo” contenuti in buste di plastica e nel trasporto-navetta dei migranti verso le mense; mense attive però solo da pochi giorni.
Dopo aver raccolto una ingente quantità di vestiti, CRI ora si occupa di raccolta coperte, le quali coperte vengono ritirate dai volontari di Rifondazione e UDS e portate in stazione.
La Croce Rossa ha inoltre inizialmente messo a disposizione il montaggio di nove tendoni davanti alla stazione, ma la Prefettura non ha dato l’autorizzazione perché ha ritenuto poco decoroso lo spettacolo di migranti in tenda in stazione.

La riunione

Si è svolta lunedì 25 luglio una riunione “programmatica” che avrebbe dovuto coinvolgere tutte le associazioni che operano in stazione per coordinarle e per dividere il lavoro tra i vari volontari.
Non ci è stato permesso parteciparvi, ma è opportuno inoltre notare come non solo Melting Pot ma anche la Chiesa Pastafariana Italiana, attiva quasi da subito nella distribuzione indipendente, era inizialmente stata tenuta fuori dal Tavolo organizzato dall’assessorato. Grazie all’azione di Rifondazione e di UDS però almeno la CPI è riuscita ad entrare, provvedendo a fornirci informazioni su questa riunione. Nella quale si è deciso di:
– tener chiuso il tendone (a causa della mancanza di personale volontario; nessuno voleva restare a dormire lì dentro)
– installare dei bagni chimici (si sta aspettando la corrente elettrica e il permesso della Prefettura) → è avvenuto in data 27 luglio
– tenere le docce aperte dalle 16 alle 19
– indire una riunione per il giorno seguente dalle 21 per cercare volontari disposti ad aiutare nella nuova mensa
– assumere qualcuno (un disoccupato?) per gestire il tendone e dormirci ogni sera.

Sempre dalla riunione è emerso che:
La CRI si sta informando per riuscire a mettere i migranti nelle condizioni di poter telefonare ai propri familiari e per sostituire le coperte in panno con i teli isotermici (metalline) che i migranti possono tenere più facilmente, cosa che noi riteniamo sbagliata. Perché le metalline sono fragilissime, rumorose e -non da ultimo- utilizzate durante le operazioni di soccorso in mare. Il che significa che i migranti dovrebbero dormire nel ricordo del loro viaggio.
Sempre la CRI prevede di terminare le riserve a disposizione per questa emergenza giovedì 28 luglio e finire quindi il proprio servizio in stazione. CRI ha in carico moltissime altre situazioni critiche nel territorio comasco e deve poter continuare a seguirle senza doversi fare carico in modo permanente delle mancanze istituzionali.
Gli attivisti di Como Senza Frontiere, presente dal primo giorno, interromperanno i servizi di volontariato giovedì mattina per iniziare un presidio davanti alla Prefettura.
C’è l’intenzione di contattare Save The Children, la quale si è offerta di gestire la mediazione culturale che ad oggi non c’è.

Assistenza sanitaria

Alcuni volontari indipendenti affermano di non aver mai visto medici impegnati nell’assistenza ai migranti.
La mattina del 27 luglio, abbiamo segnalato alla CRI la presenza di alcuni migranti che si sentivano poco bene.
Ci è stato detto che dovevamo portarli presso le loro strutture ma questo rappresenta una violazione al regolamento che Caritas stessa ha imposto riguardo al suo tendone. Infatti esso prevede che i volontari debbano essere presenti mentre ci sono i migranti. Se i volontari debbono anche portare i malati presso le strutture sanitarie, come fanno ad essere presenti in due luoghi contemporaneamente?

Bambini

Abbiamo visto almeno 4 bambini sotto i 2 anni accompagnati dalle proprie madri e un bambino di 9 anni, con la madre, che dorme in stazione da una settimana. Non abbiamo visto corsie preferenziali di accoglienza “ufficiale” a loro dedicate. I volontari indipendenti invece si recavano per prima cosa da loro.

È stata segnalata una bambina di pochi mesi affetta da scabbia, malattia che si diffonde con il contatto prolungato. I genitori e la bambina sono stati accolti nel tendone ma alla nostra richiesta che il nucleo familiare fosse accolto in una struttura che ne consentisse il controllo sanitario e l’isolamento dagli altri migranti è stato risposto che Caritas non possiede strutture (camere o simili) in cui ospitare questa famiglia composta da quattro persone di cui due bambini molto piccoli e che comunque la “prassi” (non si sa bene quale) prevedeva lo stazionamento nel tendone.
La Caritas ha comunque fornito delle lenzuola monouso per questa famiglia.

Minori stranieri non accompagnati

È forte la presenza di minori apparentemente tra i 15 e i 17 anni. Nemmeno per loro pare esserci alcuna forma di priorità nell’accoglienza ufficiale, come già spiegato più volte nel corso del report. Un caso particolare quello di una ragazza di 16 anni, unica msna di sesso femminile, completamente sola che da tre giorni tenta, senza risultato, di passare la frontiera e raggiungere il fratello maggiore.

Interpreti

Non ci risulta siano stati forniti degli interpreti in grado di comunicare con Somali ed Eritrei.
Ci si affida a qualche loro connazionale presente sul territorio e disponibile ad aiutare.

Mediatori culturali

Ci riferiscono che alcuni mediatori culturali sono stati presenti solo nella giornata di sabato 23 luglio.

Informazioni legali

Non ci risulta che alcun operatore legale sia stato fornito dagli organi competenti.

Svizzera

Negli scorsi giorni sono partiti dalla frontiera con la Svizzera un numero imprecisato di pullman carichi di migranti che sono stati spediti a Taranto.
Viene confermato da alcuni attivisti tarantini che effettivamente sono arrivati alcuni pullman provenienti da Como i cui passeggeri sono stati accolti nell’Hotspot locale.
La stazione ferroviaria di Chiasso (CH) è presidiata da una nutrita schiera di poliziotti di frontiera ed è dotata di inquietanti gabbie in rete elettro saldata che servono a “smistare” i migranti che provano a passare il confine in treno. Questi migranti vengono divisi in due categorie, riportano fonti dirette.
Chi è stato identificato in Italia viene accompagnato in territorio italiano e lasciato a sé stesso con il consiglio di tornare dove è stato identificato.
Chi invece è ignoto al sistema elettronico di identificazione viene caricato sui pullman che partono alla volta degli Hotspot italiani e dei centri di identificazione svizzeri.

Frontiera

La frontiera a Pontechiasso è presidiata ed inaccessibile.
Vengono utilizzati droni per sorvegliare i principali sentieri di montagna, ma è impossibile controllare tutto l’arco prealpino che presenta numerosi punti “comodi” che possono essere utilizzati per passare in Svizzera.
L’aria che si respira a Chiasso e Pontechiasso è pesantissima e non abbiamo trovato nessuno disponibile a parlare con noi.

Forze dell’ordine

Dopo alcune intimidazioni di un gruppuscolo di estrema destra una camionetta di Forze dell’Ordine (Polizia e Carabinieri) presidia l’area.

I volontari

È encomiabile l’impegno e la solidarietà attiva dei volontari indipendenti che si spendono ogni sera nei compiti più disparati. Dalla mediazione culturale alla distribuzione al censimento e ai rapporti con le forze dell’ordine, riparando alle numerose e grossolane mancanze degli organi ufficiali. Ammirevole la loro tempestività e la loro costanza nel stare ogni giorno in stazione con i migranti.

Ringraziamo tutti loro per averci accolti e per averci spiegato cosa sta succedendo. Auspichiamo un miglioramento nei rapporti tra le varie realtà coinvolte, con la consapevolezza che ognuna ha bisogno dell’altra per fare un buon lavoro e arrivare al punto, sostenere e aiutare i migranti che ne hanno già viste troppe.

Per Melting Pot Europa

Giulia Piselli
Jacopo Pesiri

Over The Fortress, Against Any Border