Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Comunicato stampa dei disobbedienti che hanno invaso Bari-Palese

Il 27 luglio ’03 siamo partiti in un centinaio dal campeggio di Frassanito, il no border camp ha transitato fino a raggiungere il “centro d’accoglienza” di Bari Palese. Una accoglienza fatta in zona militare, con fili spinati, recinti e guardie armate. Dal 4 giugno sono stati milleduecento i migranti chiusi in attesa di essere espulsi e rimpatriati.

Il 27 le reti non hanno retto alla potenza dell’umanità che premeva contro una legalità avversaria della libertà e del diritto di esistenza. La clandestinizzazione delle donne e degli uomini, la clandestinizzazione del lavoro delle e dei migranti, rendono invisibili anche i corpi.

Il 27 abbiamo disobbedito alle leggi ingiuste a volto scoperto e i migranti si sono ripresi i loro volti rompendo le gabbie in cui erano chiusi.

Il no border camp non ha avuto un inizio e una fine, ha transitato, è arrivato da tanti luoghi lontani e vicini, ha attraversato la punta estrema di una terra che spacca in due il Mediterraneo. La Puglia e il salento in particolare sono un punto d’appoggio nel mare, una terra di passaggio, dove piantare una tenda per poi ripartire. Tutti gli attraversamenti non possono essere pacificati, il conflitto è lo stridere del movimento contro la congestione della realtà, contro la patinatura del turismo Valtur, contro i muri alti del centro di permanenza temporanea per i migranti a S. Foca, contro reti e fili spinati che contornano il centro d’accoglienza di Bari Palese.

Non abbiamo praticato la rappresentazione del conflitto ma abbiamo agito il conflitto, sconfinando una delle aree ad eccezione permanente. La Puglia da anni è laboratorio delle pratiche di detenzione e controllo delle migrazioni di donne e di uomini dove si è sperimentata e raffinata l’esclusione.

Dal no border si allarga la rete delle pratiche di sabotaggio dei meccanismi di espulsione di rimpatrio di respingimento, di detenzione, di deportazione. Non accetteremo più che i corpi delledei migranti vengano rinchiusi, metteremo un granello di sabbia in ogni meccanismo di esclusione per bloccarla, smonteremo tutti i lager in costruzione, invaderemo quelli esistenti per praticare il diritto di tutte e tutti alla fuga, saremo sulle piste degli aeroporti per fermare le deportazioni.

Dal no border parte una dichiarazione di incompatibilità radicale con le maglie del reticolato globale.