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Photo credit: OKO.press

Confine tra Polonia e Bielorussia: migliaia di persone in marcia verso l’Europa

«Volevamo mostrare al mondo che questa è un'enorme crisi umanitaria. Ma siamo caduti nella trappola dei politici»

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Gli eventi di oggi al confine sono il risultato di settimane di grave negligenza da parte delle autorità polacche: violando il diritto d’asilo, spingendo brutalmente i migranti sul lato bielorusso, portando le persone nella foresta al freddo e ignorando la crisi umanitaria in corso”, così il Grupa Granica (Gruppo Border), che riunisce diverse organizzazioni e gruppi che svolgono azione di monitoraggio sulla situazione al confine tra Polonia e Bielorussia, scrive nell’appello rivolto alle istituzioni nazionali ed internazionali.

Chiediamo di monitorare la situazione al confine e di esercitare pressioni sulle autorità polacche affinché forniscano gli aiuti umanitari e medici necessari. L’escalation di violenza deve essere fermata.
Le persone sono intrappolate tra le violenze delle polizie bielorussa e polacca, chiediamo una risposta umanitaria!
”, continuano le organizzazioni solidali.

Già da domenica gruppi di persone hanno cominciato a riunirsi a cinque chilometri dal confine all’altezza di Hrodna, una città della Bielorussia (Grodno in polacco). Dalla mattina di lunedì 8 novembre, sono stati raggiunti da altri gruppi provenienti da alcune città della Bielorussia.

Tutti insieme hanno iniziato una marcia sul lato dell’autostrada verso il confine polacco, verso il valico di frontiera di Kuźnica.
Secondo varie fonti, tra 1.000 e 4.000 persone speravano di passare dall’altra parte ma fin dal mattino, il confine di Kuźnica era sorvegliato da ingenti forze dell’esercito polacco, della polizia e della guardia di frontiera.


Come riporta OKO.press, sito di giornalismo investigativo e indipendente presente sul posto, “l’idea di una marcia pacifica è nata qualche giorno fa da un gruppo di migranti curdo iracheni sfuggiti dalla zona di frontiera e tornati a Minsk, nella capitale bielorussa. Volevano attirare l’attenzione del mondo sulla crisi umanitaria in questo modo. Inoltre, speravano che la loro manifestazione sarebbe stata pubblicizzata dagli attivisti tedeschi, che hanno organizzato un’iniziativa di solidarietà al confine sul lato polacco per martedì 9 novembre”.

È stato allora che le guardie di frontiera bielorusse hanno ricevuto l’ordine di liberare i migranti dalla zona di confine e persino di trasportarli nelle vicinanze del valico di frontiera di Kuźnica.

Lo ha riferito a OKO.press un soldato bielorusso mantenendo l’anonimato. “Domenica abbiamo ricevuto l’ordine di far entrare in Bielorussia le persone che finora erano accampate nella striscia di confine, e poi abbiamo trasportato i migranti vicino a Grodno in modo che potessero partecipare alla marcia”, ha detto.
I video postati sui social network dalle persone in cammino hanno iniziato a essere condivisi già dalla mattina. Si tratta in gran parte di curdo iracheni ma anche siriani e afghani.

Questa non è la fine. Lotteremo per i nostri diritti“, è stato il messaggio inviato alle 16.30 da un ragazzo iracheno con cui la redazione del sito era in contatto dalla mattina.

Nel tipico stile della propaganda governativa, Maciej Wąsik, vice capo del ministero dell’Interno, ha dichiarato che “La guardia di frontiera, la polizia e l’esercito polacco stanno difendendo il nostro confine contro un attacco di migranti ispirato e preparato da Lukashenko“, annunciando che aumenteranno il numero di guardie di frontiera intorno al valico di Kuźnica.

In un comunicato stampa la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che “la Bielorussia deve smettere di mettere a rischio la vita delle persone. La strumentalizzazione dei migranti per scopi politici da parte della Bielorussia è inaccettabile”. Nel mentre ha annunciato che l’Unione europea è già al lavoro “per garantire che i migranti possano essere rimpatriati in sicurezza nel loro paese d’origine, con il sostegno delle loro autorità nazionali”.

Volevamo mostrare al mondo quanti siamo in Bielorussia” hanno ribadito le fonti in contatto con OKO.press, “Volevamo mostrare al mondo quanti di noi sono in Bielorussia e che questa è un’enorme crisi umanitaria su cui non possiamo chiudere gli occhi. Molti di noi sono vittime dei regimi, e ora siamo caduti nella trappola tesa dai politici”.

Nella tarda serata dell’8 novembre si sono sentiti spari al confine. Le autorità bielorusse hanno detto che si trattava di soldati polacchi. Tuttavia, i colpi sono stati molto probabilmente sparati dalle guardie di frontiera bielorusse. Immagini dalla zona dimostrano l’uso anche di gas lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine polacche.

La notte appena trascorsa è stata gelida con temperature scese a meno 2 gradi.

In questa striscia di terra, da inizio settembre già 10 persone hanno perso la vita, mentre l’accesso alla stampa e alle organizzazioni di supporto anche mediche è ostacolato dal coprifuoco imposto dalle autorità polacche. Le recenti modifiche normative approvate dal Parlamento polacco hanno legalizzato la prassi illegittima dei respingimenti e decretato la fine del diritto all’asilo. In queste ore migliaia di donne, uomini e minori sono in trappola sotto la minaccia delle forze di polizia armate polacche e bielorusse.

Chiediamo una soluzione non violenta della situazione: che tutte le persone che si presentano alla frontiera polacca abbiano accesso alle procedure appropriate e che gli aiuti umanitari siano inviati. Gli osservatori indipendenti devono essere ammessi alla frontiera”, conclude l’appello Grupa Granica.

Per l’ennesima volta l’Unione europea per voce della Presidente della Commissione si rende complice di queste violazioni omettendo qualsiasi riferimento al fatto che le persone in marcia sono in fuga da regimi o da zone di conflitto e guerra.

Non è sufficiente a parole dirsi contro la costruzione di nuovi muri sui confini e poi nella sostanza avallare violenti politiche di respingimento, cancellando la normativa sul diritto di asilo.

Barbara Barbieri

Direttrice responsabile del Progetto Melting Pot. Dal 2014 sono iscritta all’albo dei giornalisti pubblicisti dell’ODG del Veneto.
Da diversi anni mi occupo dell’organizzazione di Sherwood Festival, rassegna musicale e culturale che si svolge a Padova nel periodo estivo.