Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Considerazioni sulla protezione delle persone in fuga dalla Libia

Raccomandazioni dell'UNHCR

1. Introduzione
A seguito dell’intensificarsi dei disordini e delle violenze nel paese migliaia di persone fuggono
dalla Libia. La maggior parte di loro lascia la Libia per raggiungere Egitto e Tunisia via terra, ma vi
sono anche partenze verso altri paesi, via terra, mare e aria. Le informazioni disponibili sulla
situazione attuale in Libia sono limitate, ma ci sono notizie attendibili ed allarmanti in merito ad un
eccessivo uso della forza contro civili nonché a centinaia di vittime e feriti.
Secondo le informazioni disponibili, le violenze colpirebbero in particolare anche i numerosi gruppi
di stranieri presenti nel paese, tra cui rifugiati e richiedenti asilo.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto che si ponga fine alle violenze contro i
civili e che a livello internazionale sia fornita assistenza umanitaria alle persone in Libia.
L’UNHCR sta rafforzando le proprie attività nei paesi colpiti dai recenti movimenti forzati di
persone nel Nord Africa, al fine di fornire il supporto necessario ai Governi. L’UNHCR mantiene
stretti contatti con i Governi interessati e si impegna a sostenerli affinché gli Stati possano fornire
l’assistenza necessaria, e fronteggiare i particolari movimenti di persone già in atto o che potrebbero
verificarsi.

2. Raccomandazioni UNHCR
Data l’attuale situazione in Libia, l’UNHCR ha elaborato le seguenti raccomandazioni relative alla
gestione degli arrivi ed alla possibilità di rinvio in Libia. Queste considerazioni non si sostanziano
in linee-guida sui criteri di riconoscimento dello status di rifugiato nell’ambito dei sistemi d’asilo
nazionali. La presente Posizione UNHCR non pregiudica, quindi, le decisioni prese su base
individuale in merito a richieste d’asilo presentate da persone provenienti dalla Libia. Essa verrà
rivista in base all’evoluzione della situazione e, se necessario, sarà aggiornata.
· L’accesso al territorio dovrebbe essere garantito a tutte le persone provenienti dalla
Libia, senza discriminazioni ed a prescindere dal loro background.

L’UNHCR accoglie favorevolmente la politica del Governo tunisino di consentire l’ingresso di tutti
coloro che arrivano dalla Libia. Si apprezza egualmente l’impegno del Governo egiziano di
permettere l’ingresso nel proprio territorio ai cittadini libici, così come alle molte altre persone di
diverse nazionalità, inclusi richiedenti asilo e rifugiati registrati dall’UNHCR. L’Alto Commissariato
chiede a tutti i Governi degli Stati confinanti, in Nord Africa e in Europa, di voler mantenere aperte
le frontiere terrestri, aeree e marittime per le persone costrette a lasciare la Libia. Non dovrebbe
procedersi, inoltre, a rinvii forzati in Libia.
· L’accesso a strutture di accoglienza dovrebbe essere garantito a tutte le persone in fuga
dalla Libia, al fine di provvedere alle loro necessità primarie.

Al fine di provvedere alle basilari necessità materiali e psicologiche dei nuovi arrivati (alloggio,
vitto, vestiario, assistenza medica), deve essere fornita accoglienza a tutte le persone, a prescindere
dal loro status, per garantire loro benessere finché non sarà possibile indirizzarli presso servizi
adeguati tramite procedure idonee ad affrontare in maniera specifica la loro situazione. Particolari
strutture di accoglienza che possano offrire tutti i servizi necessari, con il sostegno di diverse
organizzazioni umanitarie, tra cui l’UNHCR ove necessario, sarebbero utili soprattutto per quei
paesi che dovranno affrontare un grande numero di arrivi dalla Libia.
Le strutture di accoglienza, anche se provvisorie, dovrebbero trovarsi ad una distanza sufficiente
dalla frontiera libica, per garantire la dovuta sicurezza.
· Alla luce dei diversi profili delle persone che fuggono dalla Libia, l’UNHCR chiede una
risposta differenziata in termini di protezione, basata sul “profiling” e
sull’introduzione di meccanismi specifici di presa in carico al momento dell’arrivo nel
paese di accoglienza.

In base alle prime informazioni relative ai nuovi arrivi, si prospetta che potrebbero essere presenti
gruppi di persone diversi:
o Persone provenienti da un paese terzo che hanno risieduto in Libia come lavoratori
migranti o per altri motivi e che desiderano tornare nel loro paese d’origine.
o Individui con bisogni specifici (es. donne a rischio, minori non accompagnati/separati,
vittime di tratta).
o Persone di nazionalità libica che fuggono da persecuzione, violenze e gravi disordini in
Libia.
o Individui che potrebbero essere soggetti ad esclusione dalla protezione internazionale
relativa allo status di rifugiato o che non sono eleggibili per tale protezione.
o Rifugiati o richiedenti asilo provenienti da paesi terzi che hanno risieduto e/o transitato
in Libia, sia registrati che non.
· L’UNHCR raccomanda che alle persone di nazionalità libica sia riconosciuta una
protezione temporanea in attesa di chiarimenti circa la loro situazione nonché della
predisposizione di possibili soluzioni
.
In base alla situazione attuale in Libia, in generale l’UNHCR considera le persone di nazionalità
libica di propria competenza. In base alle informazioni disponibili, l’Alto Commissariato considera
la situazione in Libia come rientrante nell’ambito di applicazione della Convenzione OUA sui Rifugiati del 1969 [Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità africana (OUA) che regola gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa
]. Le condizioni di numerosi cittadini libici potrebbero essere tali da rientrare
anche nel quadro della Convenzione del 1951 relativa allo Status dei Rifugiato ovvero di altri
strumenti o forme di protezione sussidiaria.
Data l’instabilità della situazione in Libia e la sua rapida evoluzione su base quotidiana, l’UNHCR
ritiene che la risposta più adeguata alle diverse esigenze dei cittadini libici in fuga sia quella di una
protezione temporanea, finché la situazione in Libia non si sia chiarita, ed in attesa di possibili
soluzioni [Vedi art. 2, paragrafo 5 della Convenzione OUA sui Rifugiati, oppure la Direttiva 2001/55/CE del 20 luglio 2001 del Consiglio sulle
norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione
dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi.].
· L’UNHCR è anche consapevole della necessità di individuare attentamente persone che
potrebbero essere escluse dalla protezione internazionale prevista per i rifugiati o che
potrebbero non essere eleggibili a causa di un loro stabile coinvolgimento in attività
militari
.
Tra i gruppi che lasciano la Libia, potrebbero esserci persone implicate in gravi atti criminali, per
aver in passato rivestito posizioni di autorità ovvero a causa delle loro azioni durante gli attuali
disordini. Questi potrebbero comprendere, tra gli altri, soggetti associati con la polizia libica o con
gruppi militari o paramilitari, mercenari stranieri o altri gruppi armati. Rispetto a questi soggetti,
sarà necessario valutare attentamente eventuali responsabilità per gravi violazioni dei diritti umani o
altri crimini che potrebbero configurare cause di esclusione dalla protezione internazionale per i
rifugiati. Questo vale anche per coloro che sono stati membri di gruppi paramilitari o che sono
mercenari stranieri e che, in base alle informazioni disponibili, sono stati impiegati dalle autorità
libiche. Quando possibile, sarebbe preferibile separare queste persone dai civili in arrivo.
· Le persone provenienti da paesi terzi che dichiarano di essere rifugiati o comunque
bisognosi di protezione internazionale, dovrebbero essere inseriti nella procedura di
asilo nazionale, oppure, se necessario, nella procedura di determinazione dello status di
rifugiato (RSD) sotto mandato UNHCR, per l’esame della loro domanda d’asilo
.
La Libia è stata un paese di destinazione e di transito per rifugiati e per persone bisognose di
protezione internazionale provenienti da paesi terzi. Tra le persone che sono state riconosciute
rifugiate in Libia dall’UNHCR sotto mandato, vi sono palestinesi e iracheni. Ed anche rifugiati
sudanesi, etiopi, somali ed eritrei, come pure più ridotti gruppi di rifugiati provenienti da altri paesi,
hanno vissuto in Libia.
Ad ogni modo, vi sono inoltre persone le cui domande d’asilo non sono state ancora esaminate, tra
cui:
· individui registrati come richiedenti asilo in Libia;
e
· persone provenienti da paesi terzi o apolidi che dichiarano di essere bisognosi di
protezione, ma che non hanno ancora avuto accesso all’UNHCR ed alla procedura d’asilo,
in particolare a causa dei limiti imposti dal Governo libico alle attività dell’UNHCR.

L’UNHCR raccomanda che queste persone abbiano accesso alla procedura d’asilo nazionale,
oppure, nei paesi ove tale procedura non esiste, alla procedura sotto mandato dell’UNHCR, per la
determinazione delle loro necessità di protezione.
· Sarà necessario dotarsi di strumenti adeguati per affrontare vulnerabilità specifiche,
compresa quella dei minori non accompagnati/separati, delle donne a rischio, delle
vittime di tratta, degli anziani e delle vittime di trauma
.
L’UNHCR non possiede ancora informazioni sulle eventuali esigenze particolari di cui siano
portatrici persone attualmente in arrivo nei vari paesi di accoglienza. In ogni caso, si prevede che
minori non accompagnati, anziani, donne a rischio, vittime di tratta, persone che hanno subito
traumi ed altre con forte vulnerabilità potrebbero necessitare di cure immediate nonché di
professionalità specifiche.
· Le persone provenienti da paesi terzi che non manifestano la volontà di chiedere asilo,
e che non sono bisognose di protezione internazionale, dovrebbero ricevere assistenza
per il ritorno a casa
.
La Libia è stato il principale paese di destinazione per lavoratori migranti provenienti dall’Africa
sub-sahariana e da altri paesi. Inoltre, altri cittadini di paesi terzi hanno vissuto in Libia per motivi
diversi. Secondo quanto riportato dai media, alcune di queste persone sono state assistite
direttamente dai loro Governi nella partenza dalla Libia. Altri hanno chiesto di poter tornare a casa
dopo una prima fuga verso un paese confinante. I paesi di origine si sono impegnati in modo
positivo per facilitare il ritorno di questi migranti in difficoltà, con il supporto dell’OIM.
· L’UNHCR chiede a tutti i Governi della regione, ed alla comunità internazionale, di
collaborare per rispondere a questa emergenza e di fornire supporto ai paesi più
colpiti, con spirito di solidarietà e di condivisione delle responsabilità, c.d. “burden
sharing”.

Fino ad oggi, la maggior parte delle persone in fuga dalla Libia sono partite per l’Egitto e la Tunisia.
L’arrivo di un numero elevato di propri cittadini, così come di cittadini stranieri, comporta una
notevole pressione su questi ultimi paesi, che recentemente hanno affrontato anche al loro interno
rilevanti cambiamenti. L’UNHCR ed altre organizzazioni internazionali hanno offerto assistenza ai
Governi che stanno cercando di gestire tale afflusso, ma si rende necessaria una maggiore
collaborazione.
UNHCR
Divisione Protezione Internazionale
25 febbraio 2011