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Consiglio d’Europa: l’Italia condivide la responsabilità per la morte di 63 naufraghi

I naufraghi lasciati morire senza soccorso erano 72: ne sopravvissero solo nove, gli altri 63 morirono disidratati, di fame e sete. A dirlo è la senatrice Tineke Strik – delegata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di indagare sulla responsabilità dei decessi – che domani presenterà il proprio rapporto, che vede le autorità italiane tra coloro che condividono le responsabilità della tragica negligenza, alla Commissione per i Diritti Umani del Senato, presieduta dal Senatore Pietro Marcenaro.

Un elicottero lanciò acqua, ma non tornò a soccorrerli

Dopo una lunga indagine, la parlamentare socialista olandese ha concluso che i 73 profughi che fuggivano dalla guerra civile in Libia furono intercettati e avvistati da unità militari che perlustravano la zona in quei giorni, ma nessuno raccolse il loro appello. Un elicottero – di cui non si è appurata la nazionalità – lanciò delle bottiglie d’acqua e biscotti ai naufraghi, ma non tornò a soccorrerli come promesso.

Ci furono tante opportunità per salvare i rifugiati

«Le opportunità di salvare quelle povere vite umane, che non erano clandestini ma rifugiati con diritto d’asilo, furono tante», ha sottolineato la senatrice olandese nel rapporto già presentato all’Assemblea di Strasburgo e alla Commissione per i Rifugiati del Parlamento Europeo. «L’Italia fu il primo stato a ricevere la chiamata di soccorso. Avrebbe dovuto organizzare le ricerche e i soccorsi. Non l’ha fatto».

La senatrice cercherà di coinvolgere Bruxelles

Decisa a individuare le responsabilità di una così grave negligenza (solo lo scorso anno furono più di mille, secondo le stime ufficiali, i morti nel Mediterraneo), dopo il Senato italiano la senatrice Strik cercherà di coinvolgere la prossima settimana a Bruxelles anche la Commissione europea.