Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Contro l’odio e la violenza del governo “giallo-verde” saremo fianco a fianco, #indivisibili

Considerazioni di Open Your Borders a margine della manifestazione nazionale del 10 novembre a Roma

Photo credit: Carmen Sabello (Roma, 10 novembre #indivisibili)

Siamo felici di poter dire che la Manifestazione Nazionale “Uniti e Solidali contro ogni razzismo, contro il governo e contro il Decreto Salvini” di sabato 10 novembre a Roma è stata un successo al di là di ogni aspettativa. Per questo riteniamo sia d’obbligo condividere alcune riflessioni che abbiamo maturato all’indomani di questa giornata.

Come Open Your Borders abbiamo aderito alla manifestazione nazionale, e sabato eravamo insieme alle quasi 100 mila persone che hanno riempito le strade e le piazze di Roma, manifestando la propria opposizione alle politiche di questo governo, così come ad ogni politica discriminante ed escludente. Nelle settimane che hanno preceduto la manifestazione, giorno dopo giorno, abbiamo contribuito attivamente alla mobilitazione di tante e tanti: sia nel corso delle numerose assemblee nazionali che hanno costruito la data, sia nel nostro territorio, dando modo a tutte e tutti di partecipare. Noi, d’altro canto, non abbiamo avuto dubbi sulla necessità di una mobilitazione che andasse a rompere l’aura di consenso e l’assenza di voci in grado di contrapporsi al razzismo istituzionalizzato che hanno caratterizzato questi lunghi mesi di “governo del cambiamento”.

Non possiamo che dirci estremamente soddisfatti del risultato della mobilitazione. L’assenza di grandi sigle o partiti nazionali, di pubblicizzazione attraverso i media mainstream ha messo in risalto la mobilitazione dal basso di un’intera società civile che è sempre meno riducibile alle vecchie forme di partecipazione per mezzo di delega e rappresentazione.

Chi si è mobilitato assieme a noi sono state, soprattutto, quelle soggettività direttamente oggetto delle politiche discriminanti e repressive messe in campo da questo governo: i migranti, gli occupanti, gli attivisti politici, le donne, così come gli studenti, i precari e i disoccupati; ovvero, tutti quelli volutamente esclusi ed identificati come nemici della società dell’ordine e del decoro dei cittadini “perbene”. Rispetto alla propagandata guerra fra poveri e a una narrazione che ci vuole sempre più divisi e segmentati, utile ad una politica sempre più reazionaria, la manifestazione del 10 ha risposto in piazza con un’unità dei discriminati e degli esclusi.

Ma non solo. Il Decreto Salvini porta un attacco generalizzato riguardo a quelle reti di cooperazione sociale attiva che assicurano bisogni materiali e primari ad esclusi e discriminati: bisogni che riguardano le sfere dell’abitare, del reddito, della salute e della socialità, reprimendo gli spazi di libera espressione e la libera aggregazione negli spazi pubblici, ostacolando l’accesso alle attività sportive.

L’attacco generalizzato alla cooperazione sociale, alla solidarietà e ai percorsi virtuosi di accoglienza ha portato in piazza, oltre alla figura cardine e simbolo di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, migliaia di operatori della buona accoglienza, o semplicemente umana; attivisti impegnati nei salvataggi nel mar mediterraneo, il più grande cimitero al mondo; volontari che giorno dopo giorno sono impegnati in percorsi di inclusione; polisportive popolari antirazziste che reclamano il diritto di tutte e tutti di fare attività sportive senza discriminazioni.

Insieme a tutti loro eravamo presenti anche noi, in quanto realtà antirazzista attiva nel territorio di Padova: un’associazione che organizza azioni volte alla tutela e valorizzazione umana e professionale della persona, promuovendo ed organizzando momenti di socialità e favorendo le azioni di mutualismo sociale. Noi, in quanto nemici identificati e dichiarati rispetto a ogni tipo di politica che limita la libertà e l’eguaglianza e impedisce il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla società di tutte e tutti.

La necessità di prendere voce ha mobilitato anche quanti non sono direttamente colpiti dal decreto ma intimamente e politicamente indignati, non disposti ad obbedire ad un comando ingiusto. Hanno voluto agire contro, cospirare insieme fianco a fianco, dichiarando, attraverso la loro presenza in piazza, che una certa narrativa, che vuole una maggioranza di italiani in accordo con politiche razziste, ha semplicemente torto e non li rappresenta: scegliendo di auto-rappresentarsi e diventare indistinguibili oppositori a derive razziste e reazionarie. Questa è stata la risposta della società civile contro ogni forma di discriminazione. Una risposta pronta da parte di una eccedenza politica e sociale che ha sentito la necessità di esprimere dissenso: prendere una boccata d’ossigeno.

Noi come Open Your Bordes eravamo consapevoli di questa necessità sentita da parte di molti e a seguito dell’assemblea del 14 ottobre che ha indetto la Manifestazione Nazionale, ci siamo impegnati nel territorio di Padova per permettere la mobilitazione di tutte e tutti. Il risultato, in termini di partecipazione, durante quelle che sono state solo poche settimane di preparazione, è sorprendente ed indicatore di un desiderio di azione da parte di una moltitudine. La risposta che abbiamo avuto è indicativa di quanto e in che termini abbiamo colto il tempo dell’opposizione.

Una simile conferma ci è arrivata attraverso la partecipazione che abbiamo trovato nel corso delle diverse iniziative da noi lanciate in città verso la mobilitazione nazionale.

Durante le nostre assemblee era maturata la necessità di approfondire quanto prevedeva il decreto e quanto poteva impattare sulle vite di tutte le persone migranti con cui entravamo in contatto con le nostre attività. Lo scopo era quello di costruire un momento di confronto che riuscisse a comunicare e rispondere direttamente, non soltanto a noi, ma anche, e soprattutto, a tutti i diretti interessati, migranti e non.

Per questo, nelle settimane precedenti al 10 novembre, abbiamo organizzato in città diversi incontri dal taglio diverso per confrontarci sulle conseguenze del decreto Salvini insieme a giuristi (gli avvocati immigrazionisti Monica Bassan e Davide Zagni e gli avvocati penalisti Marina Infantolino, Giuseppe Romano), migranti, attivisti, studenti universitari, operatori e volontari del settore dell’accoglienza e numerose realtà attive eterogenee. Incontri analoghi sono stati promossi in ambito universitario dal Collettivo SPAM che ha saputo intercettare l’interesse per l’antirazzismo di numerosi studenti e professori universitari. Tutti questi appuntamenti hanno prodotto dei ricchi dibattiti con interventi da parte dei partecipanti che oltre a porre domande hanno manifestato la voglia e la necessità di diventare parte attiva contro politiche discriminatorie, e spesso è stata occasione per pensare insieme, fianco a fianco, come portare avanti pratiche antirazziste e come articolare forme di disobbedienza.

L’analisi del percorso cittadino realizzato mette in luce la ricchezza di questa città. La trasversalità della partecipazione ci restituisce una chiave interpretativa di come sia vincente la scommessa fatta a Roma il 10 novembre, anticipata dalla grande manifestazione antifascista di Berlino del 13 ottobre scorso: di fronte a chi ci vuole atomizzati lungo le linee del colore, del genere, del reddito, dell’esclusione, noi siamo e rimaniamo indivisibili.

Come #indivisibili possiamo destrutturare e disinnescare il comando di repressione e sfruttamento messo in campo da questo ritorno, a livello globale, del ciclo politico reazionario. Nell’Italia di Salvini, così come negli Stati Uniti di Trump, nel Brasile di Bolsonaro, ovunque si presenta un ritorno delle destre populiste e ordo-liberiste, ed è possibile un’azione globale perché ci sono articolazioni, mobilitazione e pratiche locali che si contrappongono al progetto di atomizzazione sociale e di sfruttamento.

Padova ha dimostrato di essere parte attiva di questa cospirazione globale che mira alla disobbedienza e che lavora per impedire che queste derive reazionarie abbiano la meglio. Il nostro compito è quello di continuare ad organizzare forme di cooperazione sociale attiva attraverso la mobilitazione permanente di questa eccedenza sociale indivisibile, che ci ha accompagnato lungo tutto il percorso che ha portato alla manifestazione del 10 novembre, e che, scommettiamo, continuerà ad opporsi attivamente ad ogni forma di discriminazione ed esclusione.

14 Novembre 2018
Open Your Borders