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Corelli, Malpensa – I non-luoghi per le non-persone. Storie di deportazioni

A cura di Milena Zappon, Melting Pot e Bruno Menotti, Ya Basta Milano

L’esistenza dei C.p.t. si fonda sulla necessità, in merito alla legislazione attuale, di procedere all’identificazione certa dei migranti e alla successiva individualizzazione di un vettore (nel 90% dei casi un aereo di linea, anche se ultimamente si verifica il ricorrere ad aerei militari o privati) per procedere all’espulsione. Questa è consentita, sempre secondo l’impianto legislativo, solo in base ad un provvedimento firmato da un giudice e in presenza di un avvocato e di un interprete.

Molto spesso, soprattutto nei cpt del sud (Lampedusa come esempio emblematico) si ricorre alle deportazioni di massa e al trattenimento forzato di persone richiedenti asilo o nella condizione di profughi per situazioni umanitarie, in aperta violazione di tutte le convenzioni internazionali e delle risoluzioni ONU firmate e ratificate dal governo italiano.

Questa situazione si è ancora una volta verificata nel lager di Via Corelli a Milano a seguito dell’ingresso della delegazione del 19 Marzo scorso.
Quattro migranti contattati dalla delegazione, insieme all’Avvocato Mirko Mazzali, che avevano esposto denuncia per i maltrattamenti subiti da parte della polizia durante il tragitto dall’aeroporto al cpt, descritte nelle interviste, sono stati caricati su un aereo dell’Alitalia e riportati nei paesi d’origine.
La modalità di queste deportazioni sono degne di paesi dove le garanzie individuali e le procedure giudiziarie sono state molto spesso oggetto di aspre critiche e sanzioni della comunità internazionale.
Uno di loro, cittadino ecuadoregno ha raggiunto telefonicamente il suo avvocato in Italia e ha raccontato di aver sentito molta sonnolenza la domenica sera, dopo la cena somministrata dalla Croce Rossa all’interno del cpt, e di non ricordarsi più niente fino al momento che si è svegliato in Ecuador il lunedì successivo.
Degli altri tre, addirittura un cittadino brasiliano che ha dichiarato di essere in possesso di un permesso di soggiorno turistico confiscato dalla questura di Teramo, non si hanno più notizie.
Nessuno poteva essere espulso perché erano parte lesa in una indagine giudiziaria nei confronti della polizia.

Leggi il report delle testimonianze racconlte durante dell’incontro all’interno del centro di Via Corelli

Storie di soprusi, di quotidiana violazione delle minime garanzie legislative, pestaggi e abusi, in nome di una fantomatica sicurezza e controllo che identifica il migrante, il diverso da noi come l’incarnazione di tutti i mali possibili.
Tralasciando l’assurdità e l’illegalità dell’esistenza di questi posti (16 in Italia funzionanti e altri 10 programmati), le continue violazioni dei diritti e le deportazioni di massa dimostrano – se c’era ancora bisogno – che l’unica azione in merito è la chiusura immediata di tutti i lager e l’abolizione di tutti i provvedimenti legislativi che ledono la dignità della persona.

Il 2 aprile, nella giornata europea contro le frontiere e per la chiusura dei cpt, nei nostri territori faremo sentire ancora la voce degli esclusi con le nostre pratiche.