Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Corpo a corpo

di Gian Andrea Franchi, Linea d'Ombra (Trieste)

Photo credit: Linea D'Ombra ODV

Nel dialogo via rete del 5 maggio scorso, dopo la proiezione del film “Dove bisogna stare“, a cura del gruppo Opet Bosna, mi ha colpito l’espressione ’corpo a corpo’, usata da uno degli amici per definire l’atteggiamento di chi si china a curare i piedi dei migranti.

Mi ha colpito perché, in quel contesto, questa espressione comune veniva risignificata in maniera abbastanza diversa dal significato corrente, che non fa certo riferimento alla cura, anche se può essere usata in senso erotico.

Al di là di questo esempio, voglio dire che, nella situazione in cui ci troviamo a vivere e ad agire politicamente oggi, è importante una risignificazione del linguaggio, per cui molte parole del linguaggio corrente e del linguaggio politico devono modificare il loro significato per comunicare esperienze nuove.

Nel contesto in cui operiamo con i migranti, c’è un effettivo corpo a corpo.

Più evidente nell’intervento di cura sanitaria: mani che riparano lesioni dei corpi, che toccano, lavano, sfiorano, accarezzano; ma anche nel dare cibo, scarpe, vestiti: la cura di corpi di dolore.

Non sono cose nuove. Antiche, anzi, e cariche di simboli.

E però sono nuove – risignificate, appunto – perché agiscono in nuovo contesto, che è un contesto di diritti radicali.

Dico: radicali perché la radice di questi diritti è il corpo.

Il corpo è un centro di bisogni, ma questi bisogni non possono fermarsi alla sopravvivenza. La mera soddisfazione dei bisogni elementari consente al corpo di restare in vita, di sopravvivere. Sopravvivere, restare in vita, non è manifestare pienamente la vita del corpo. Il corpo è potenza, nel senso che è un fascio di possibilità.

I bisogni sono il punto di partenza delle possibilità di un corpo umano.

Prima però di ragionare su ciò che significa ‘fascio di possibilità’, bisogna ricordare che il corpo è relazione, non è un individuo. È già in se stesso una collettività di viventi. È in relazione osmotica con un ambiente. È in relazione fondante con altri corpi, a cominciare dal corpo da cui è uscito. Il corpo umano, corpo culturale, è in relazione fondante con l’altro, da cui nasce la soggettività, nella sua duplice accezione, passiva e attiva. Il ‘corpo a corpo’ è quindi la dimensione fondamentale del corpo.

Qui si deve instaurare il concetto di diritto di vivere, che è diritto di essere riconosciuto degno di vivere pienamente, godendo, cioè, di tutta la potenza del corpo, diritto di esprimersi, diritto di amare ed essere amati. Ogni soggetto è un essere singolare. In questa singolarità, cioè nella unicità assoluta di ogni soggetto – l’unica assolutezza che ci sia -, indicata dal fatto che ognuno esiste una sola volta, deve potersi manifestare pienamente.

Fascio di possibilità’ significa che ogni corpo è portatore appunto di possibilità uniche, diverse da ogni altra, di un diverso colore del tempo.

Da qui discende il diritto di vivere pienamente. Da qui discendono i concetti di eguaglianza, giustizia e libertà, che sono tre aspetti di un unicum.

L’alleanza dei corpi, di cui parla Judith Butler, – si può dire sorellanza e fraternità, amicizia: perché alleanza è fra potenze estranee – è ontologicamente, cioè antropologicamente, cioè biologicamente data. Si tratta di cercarla nelle radici, che sono state rimosse dalla prevalenza storica di una dimensione, che c’è nella vita, nella storia, ma che non è prevalente, che è secondaria e, se prevale, come sta accadendo, diviene mortifera.

Per ritornare all’esempio di partenza, bisogna risignificare la dimensione del ‘corpo a corpo’ da contrapposizione, lotta, violenza a cura.

Linea d'Ombra ODV

Organizzazione di volontariato nata a Trieste nel 2019 per sostenere le popolazioni migranti lungo la rotta balcanica. Rivendica la dimensione politica del proprio agire, portando prima accoglienza, cure mediche, alimenti e indumenti a chi transita per Trieste e a chi è bloccato in Bosnia, denunciando le nefandezze delle politiche migratorie europee. "Vogliamo creare reti di relazioni concrete, un flusso di relazioni e corpi che attraversino i confini, secondo criteri politici di solidarietà concreta".