Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Costrette a rimanere “clandestine”

A cura della redazione del Progetto Melting Pot Europa

Gentile redazione di Melting Pot,
scrivo da Milano. Mia madre gravemente invalida è assistita da una cara signora ucraina.
Raissa è giunta in Italia il 21.06.2002 e per pochi giorni non ha potuto fare la sanatoria quindi sta lavorando in nero da clandestina.Vorrei regolarizzarla Come posso fare? Quali procedure bisogna seguire?
Vi prego di consigliarmi come fare. Rissa è una dolcissima signora e mi piacerebbe vederla poter ritornare per un periodo nel suo paese. Vi ringrazio in anticipo.

Questa è una delle tante mail che arrivano alla nostra redazione per chiedere come si regolarizzano le badanti provenienti dai paesi dell’est che non sono riuscite – o non hanno potuto perché arrivate dopo il 10 giugno 2002 – regolarizzarsi.

A queste mail dobbiamo rispondere che non c’è possibilità di regolarizzazione per il prossimo futuro, che gli stranieri oggi presenti “irregolarmente” in Italia non hanno prospettive di veder sanare la loro posizione. Praticamente sono condannati a rimanere clandestini, anche se hanno un datore di lavoro, disponibile a metterli in regola. Questa è la legge, generatrice di nuova clandestinità.

Sulla stampa locale di Padova e Venezia viene lanciato un allarme che non arriva inaspettato perchè già previsto dalle nuove norme introdotte dalla legge Bossi Fini: non è possibile entrare legalmente in Italia per lavorare. Perciò chi lo fa da irregolare o clandestino è destinato a rimanere tale.

La società italiana non può fare a meno di queste donne, che assistono i nostri anziani e lavorano nelle nostre case, che nell’ultima sanatoria hanno rappresentato una grossa parte delle 703 mila domande presentate in tutto il territorio nazionale.

Partono dall’Ucraina, Romania, Moldavia, Russia, Ungheria, ecc., pronte a fare grossi sacrifici pur di mandare a casa qualche soldo.
Arrivano da clandestine – o per il caso delle rumene con visto turistico – e attraverso appositi canali trovano lavoro nelle case. Moltissime sono laureate.

Ma cosa succede oggi? Molte badanti, dopo aver ottenuto il tanto desiderato permesso di soggiorno attraverso la sanatoria, aspirano a fare lavori diversi e quindi si licenziano.
Le famiglie ne cercano un’altra ma, per la maggior parte dei casi, questa è costretta a lavorare in nero perché non è possibile fare nessuna regolarizzazione. In questi casi la famiglia, secondo la legge Bossi Fini, rischia anche dal punto di vista penale…

Quindici anni di sanatorie
Se oggi in Italia sono presenti circa due milioni e mezzo di immigrati regolari è perché si sono sempre usate politiche di emergenza cioè le sanatorie. Sono state ben cinque (1986, 1990, 1995, 1998) e l’ultima (2002) quella della Bossi Fini, si è rivelata la più grande mai avuta in tutta Europa.
Di future sanatorie se ne parlerà tra diversi anni.
Per molti l’unica speranza di regolarizzazione è rappresentata dai cosiddetti decreti flussi ma le quote stabilite sono sempre troppo poche rispetto all’offerta di lavoro. Inoltre, si basano su procedure complicate e, di fondo, sull’ipocrisia. Infatti la chiamata nominativa di un lavoratore non comunitario riguarda immigrati che, al momento della presentazione della domanda, dovrebbero trovarsi nel loro Paese. In realtà tutti sanno (compreso il legislatore) che questi lavoratori stanno già lavorando (in nero) in Italia per lo stesso datore di lavoro che presenterà la domanda.
Difficilmente una persona assumerebbe nella propria azienda o nella propria famiglia, un lavoratore immigrato scegliendone il nome su una lista, senza conoscerlo e averlo mai visto.

La richiesta che fanno da sempre associazioni e sindacati è di mantenere aperta una regolarizzazione permanente. Una soluzione di buon senso per ridimensionare realmente la clandestinità. Magari ripristinando anche il cosiddetto “sponsor” ovvero la possibilità di entrare in Italia per ricerca lavoro per un determinato periodo (opportunità esclusa dalla Bossi Fini).

Questa è la realtà. Una realtà dolorosa per tutte quelle persone che lasciano il proprio paese (il Veneto ha prodotto 3 milioni di immigrati nel mondo!) alla ricerca di una nuova occasione di vita e per tutte quelle persone che vorrebbero aiutare questi nuovi cittadini con un lavoro regolare.

Crediamo che il nuovo anno possa rappresentare momenti significativi di iniziative e mobilitazioni per ridare dignità e diritti minimi a queste persone come la casa, il diritto di voto, il diritto alla salute e alla previdenza sociale, ecc.
Il diritto a vivere in pace.

Il primo appuntamento europeo é per il , giornata di mobilitazione contro il centri di detenzione, per la regolarizzazione e per il diritto di asilo.

Felice Anno Nuovo