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Cpt Bologna – Raid punitivo delle forze dell’ordine sui detenuti

Tratto da globalproject.info

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l’intervista ad Albert

Nuovi particolari si aggiungono alla ricostruzione dell’episodio di “rivolta” avvenuto martedì all’interno del Cpt di Via Mattei e descritto dalla stampa locale come “aggressione” e “pestaggio” da parte di un gruppo di marocchini ai danni di carabinieri e polizia.
Diverse segnalazioni arrivate dall’interno del Cpt e un’intervista ad un detenuto pestato martedì aggiungono nuovi risvolti alla versione delle forze dell’ordine.

L’intervista ad Albert, un ragazzo di nazionalità rumena a cui il Giudice di Pace non ha convalidato il provvedimento di trattenimento nel Cpt, conferma le testimonianze raccolte via telefono dal centro sociale TPO e consente di avere un quadro più generale dell’intera vicenda.

Albert spiega che nella zona del cortile si è effettivamente verificato un episodio di protesta, originato dal fatto che un detenuto marocchino avrebbe risposto male ad un carabiniere che gli intimava di ritornare dentro la struttura. Ciò avrebbe causato l’intervento delle forze dell’ordine nel cortile per sedare – con manganelli e calci – il subbuglio venutosi a creare successivamente e durante il – quale un gruppo di detenuti avrebbero effettivamente bruciato alcune coperte.

L’elemento di novità riguarda però il momento successivo. Albert racconta che dopo aver osservato la scena in disparte si è ritirato nella propria stanza, che condivide con altri tre immigrati. Di lì a poco, un numero imprecisato di carabinieri (“10-15”) ha fatto irruzione nella sua camera intimando a tutti e quattro i detenuti di mettersi faccia a terra. Albert ed i suoi compagni di stanza si sono messi in ginocchio sul pavimento ed hanno ricevuto calci e colpi di manganello soprattutto sulla schiena per circa 3-4 minuti. Terminato questo intervento, la stessa operazione è stata ripetuta in almeno altre tre stanze, tutte sul piano della camera di Albert. Le botte subite da Albert, estraneo all’episodio che si è svolto nel cortile, sono confermate dai due segni di manganello che riporta sulla schiena
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Albert è stato poi portato in infermeria, dove ha chiesto un certificato medico-legale, ma ha ottenuto solo una pastiglia che ha preso nonostante ne ignorasse la natura e da cui non ha tratto beneficio. Dopo essere stato chiuso in una stanza con altre sei persone circa quattro ore senza avere informazioni su cosa stava accadendo, è stato riportato nella sua stanza.

Il racconto di Albert fornisce il punto di vista di chi, estraneo ai fatti della “protesta” dei magrebini, ha subito la violenza delle forze dell’ordine e conferma la denuncia di una spedizione punitiva da parte delle forze dell’ordine nelle camerate dei detenuti successivamente all’episodio di “rissa”. Inoltre, le telefonate delle/dei detenuti spiegano anche che la frattura del setto nasale dell’ispettore non è stata provocata da un pugno ma dal divincolarsi di uno dei detenuti bloccati nello scontro.

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