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da Il Manifesto del 2 luglio 2005

Cpt, a Bari due giorni per chiuderli

Adesso ha un nome: si chiamerà «Mare aperto» il Forum nazionale contro i Cpt che si terrà a Bari, l’11 luglio, nella Fiera del Levante. A dieci giorni dall’iniziativa, il programma inizia a delinearsi: i tredici presidenti di regione, insieme con le associazioni che hanno aderito al Forum, s’incontreranno nel padiglione numero 7 per l’intera mattinata (la giornata si chiuderà con un concerto). In scaletta anche le testimonianze dirette di chi, a vario titolo, ha attraversato i Centri di permanenza temporanea.

L’incontro istituzionale sfocerà in un documento che sarà inviato al Governo, affinché sia modificata la legge Bossi-Fini, e all’Alta corte di giustizia del parlamento europeo, perché s’inizi un ripensamento della politica sull’immigrazione in ambito Ue. E l’appello al Parlamento europeo sembra la risposta a chi – come il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, il suo sottosegretario Alfredo Mantovano, ma anche l’ex ministro diessino Livia Turco – sostiene che la chiusura dei Cpt pone l’Italia al di fuori del trattato di Schengen. Il presidente Vendola l’aveva annunciato, proprio con un intervento sul manifesto in risposta alle affermazioni di Pisanu: «Se ci dicono, con tono vagamente biblico, che qui si mette in discussione l’Europa di Schengen, gli rispondiamo che Schengen non è la Tavola della Legge, che Pisanu non è Mosè, e che qui si rimette in discussione proprio tutto: la politica dell’immigrazione non è un capitolo dell’ordine pubblico o della sola spesa sociale”. Cresce intanto il numero dei partecipanti e l’organizzazione del Forum fa sapere che, per chi volesse unirsi all’appuntamento, è possibile segnalare la propria adesione all’indirizzo internet [email protected].

Ieri i consiglieri di opposizione del Veneto, Nicola Atalmi (Comunisti Italiani) Gianfranco Bettin (Verdi) e Pietrangelo Pettenò (Rifondazione Comunista) hanno invitato il presidente del Veneto Galan ad aderire al forum. In una lettera inviata a Galan e per conoscenza a tutti i componenti del consiglio regionale veneto, «le condizioni disumane», documentate da giornalisti, volontari e parlamentari, nelle quali si trovano i migranti rinchiusi nei centri di permanenza temporanea. Ricordano inoltre che «il Veneto è terra di migranti e le recenti analisi dell’Istat dimostrano che la crescita della società veneta dipende anche dalla presenza di lavoratori immigrati. Per questo – scrivono i tre capigruppo della Sinistra alternativa veneta – il Veneto non può e non deve mancare al forum dell’11 Luglio, per riaffermare con forza un principio di umanità contro la vergogna dei Cpt. Noi comunque saremo presenti -concludono Atalmi, Bettin e Pettenò nella missiva al governatore veneto – in rappresentanza della società veneta, per rappresentare tutti i nostri concittadini che credono nell’accoglienza, nei diritti, nell’uguaglianza e nell’integrazione».

Si muove anche il fronte dei Movimenti: la Rete No-Cpt di Bari ha indetto un’assemblea nazionale, sempre a Bari, che si terrà il 10 luglio dai missionari comboniani. «Chiediamo a tutti», spiega la rete No-Cpt, «di prendere posizione riguardo l’abrogazione delle leggi sull’immigrazione che si basano su espulsione e reclusione e la chiusura incondizionata dei Cpt; in secondo luogo, su una politica sociale che metta la parola fine alla divisione della società in migranti e non migranti, illegali e legali, produttivi ed improduttivi; infine, sulla depenalizzazione dei reati sociali».

Questa la base di discussione, per quanto riguarda l’assemblea, che, se confermata, potrebbe rappresentare la posizione del Movimento dinanzi ai 13 presidenti di regione, durante il Forum dell’11 luglio. «Le dichiarazioni di Vendola e in particolare la convocazione di un Forum dei Presidenti delle Regioni», continua la Rete No-Cpt, «hanno aperto uno scontro istituzionale tuttora in atto: crediamo che questo scontro riguardi, innanzitutto, la natura della decisione politica e che sia necessario sperimentare inedite forme di democrazia». La Rete sottolinea le lotte sociali di questi ultimi anni e ricorda che «dal 1998 – anno in cui la legge Turco-Napolitano ha istituito i centri di permanenza temporanea – un’ampia rete di gruppi, associazioni, partiti e sindacati ha dato vita ad una lunga serie di azioni con l’obiettivo di una loro definitiva chiusura, denunciando la impossibilità di una modifica umanitaria dei Cpt».