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Cpt di Gradisca – Tra disordini, fughe e speculazione dei gestori

Intervista a Cristian Massimo dell'Associazione Razzismo Stop

Una nuova rivolta nel Cpt di Gradisca, fughe e arresti si susseguono. In dieci sono riusciti ad evadere dal centro, ma 4 di loro sono stati ripresi nei campi che circondano l’ex-caserma.
L’ultima fuga era avvenuta il 7 dicembre scorso, in quattro erano riusciti a scappare approfittando di un incendio scoppiato in una stanza.
Ma cosa sta succedendo nel mostro di Gradisca?
La cronaca dice che dopo una pausa abbastanza lunga di pacificazione apparente ormai sono settimane che, quasi quotidianamente, avvengono fughe e tentativi di rivolte. Due sembrano essere i principali motivi di questo scenario. Se rimane l’impossibilità di pacificare, come ovvio, la situazione detentiva di chi è in attesa di espulsione, a questo si aggiunge l’interminabile iter messo in campo dalla normativa in materia d’asilo e la speculazione della nuova gestione, Connecting People, che sulle presenze al Centro di identificazione e nel cosidetto centro di accoglienza per richiedenti asilo, guadagna fior di quattrini e che sembra aver messo a punto un meccanismo rodato per garantire sempre il livello massimo di posti occupati.
Chi è in attesa di risposta alla propria domanda d’asilo si trova intanto in un limbo, in una anti-camera all’irregolarità, sospeso tra diritti negati e speranze.

Sulla situazione del Cpt di Gradisca abbiamo intervistato Cristian Massimo dell’Associazione Razzismo Stop.

Come già avevamo detto tutto è nato e partito da un episodio ben particolare: la manifestazione inscenata dai richiedenti asilo il giorno in cui la commissione parlamentare presieduta da Margherita Boniver ha fatto visita al Cpt, per controllare eventuali irregolarità nella gestione del centro. I richiedenti asilo manifestarono il proprio disappunto, la propria difficoltà di continuare a vivere in quelle condizioni e con cadenza regolare, da quel giorno, ogni 2 o 3 giorni, ci sono delle fughe e delle rivolte.

Anche da parte del Centro-sinistra locale stanno arrivando forti critiche rispetto a quelle che erano le direttive della Commissione De Mistura, la famosa commissione che doveva valutare l’umanizzazione o meno dei Cpt voluta dal governo Prodi. Quella Commissione decise di togliere simbolicamente le grate e gli impedimenti alla fuga dai muri di cinta del Cpt. Oggi, quella mossa, viene additata dalla politica del centro-destra e centro-sinistra come l’elemento scatenante dell’attuale situazione. La politica non comprende veramente quello che in realtà sta accadendo al Cpt.

D: Dicevi Cristian che il centro è affollatissimo?

R: Sì, e questo è forse il motivo principale della visita della Commissione due settimane fa. Non si capisce questo meccanismo per cui il Cie, l’ex Cpt vero e proprio, di 136 posti, viene utilizzato per i classici rastrellamenti sul territorio ed è sempre pieno ed è lì che di solito nascono le scintille. Dall’altra parte c’è il cosiddetto Cara, il Centro di accoglienza per i richiedenti asilo, che conta 250 posti (tra Cda e Cara) che vengono riempiti sistematicamente ogni qualvolta se ne svuota uno.
Il fatto è che da Lampedusa vengono organizzati i classici charter, i voli aerei che portano gli immigrati irregolari a Gradisca a richiedere asilo politico. E’ un meccanismo che va avanti da almeno quest’estate, però, evidentemente, se la Commissione per l’attuazione dell’accordo Schengen è venuta a controllare questa cosa si tratta di un sistema che non funziona per regolamentazione legale. Da quanto risulta, leggendo sempre le cronache locali, c’è proprio l’ente gestore, il consorzio di cooperative siciliano Connecting People, che in qualche maniera si autogestisce la politica dei flussi di queste persone richiedenti asilo politico. Appena arrivano a Lampedusa, dopo 2 o 3 giorni di identificazione, i richiedenti vengono mandati a Gradisca a fare domanda di asilo politico. A Gradisca fanno domanda di asilo politico e i tempi per la risposta sono almeno di sei mesi. Ci sono persone dentro il Cara, dentro la parte di “accoglienza”, che stanno aspettando da un anno una risposta dalla Commissione territoriale. E noi solitamente vediamo che alle persone che hanno avuto un diniego alla domanda di asilo politico a giugno-luglio, a novembre-dicembre viene notificato dalla polizia.

Solitamente i numeri dei dinieghi sono molto alti perché dobbiamo ricordarci che delle 7 Commissioni asilo che ci sono in Italia, quella di Gorizia è la più feroce, è quella che da con numero più basso, sia di permesso per asilo politico, sia di protezioni sussidiarie. E’ un meccanismo che si avvita su se stesso: queste persone dopo sei mesi, un anno di attesa, ricevono la risposta negativa, si rivolgono a degli avvocati, fanno un ricorso. Questo ricorso porta via altri mesi, se non va bene questo, c’è un ulteriore ricorso in Corte d’appello e quindi in questi mesi vediamo come il Tribunale di Trieste, che è pertinente perché il Cpt sta in Friuli Venezia-Giulia, viene completamente bloccato da queste pratiche. Sono centinaia e centinaia le persone che stanno facendo ricorso e inoltrano degli appelli per una normale pratica amministrativa per il proprio diritto di rimanere in Italia. E’ un meccanismo che avevamo già previsto, si crea un corto circuito, un problema molto grosso perché la legislazione sul diritto d’asilo, utilizzata in questa chiave, per ammortizzare un po’ l’impatto di questi movimenti di migranti molto ampi, si traduce in un ingolfamento della giustizia ed in un problema molto grosso per chi deve rinnovare il permesso di soggiorno. E’ una macchina da precarizzazione totale dei diritti.
Sappiamo quello che sta avvenendo in Africa, sappiamo anche che le migrazioni dall’Afghanistan non si sono mai fermate, sappiamo che nel Kurdistan turco si ritorna ad avere molti problemi per chi parla curdo, sappiamo che nell’Est Europa ci sono delle situazioni che sono pronte ad esplodere da un momento all’altro. Non si capisce perché si debba bloccare queste persone in un limbo, in una zona grigia in cui per almeno 2 o 3 anni non verranno mai regolarizzate, non vedranno mai accolto il proprio diritto a rimanere nel nostro paese.

D: E quindi poi hanno una serie di difficoltà per trovare lavoro e casa?

R: Sicuramente. Pensiamo al fatto che trascorsi i sei mesi in cui una persona sta aspettando la risposta della Commissione, il permesso per richiesta d’asilo viene rinnovato per altri sei mesi e consente attività lavorativa. Però una volta che arriva il diniego della domanda la Questura competente ritira il permesso di soggiorno quindi non si può più lavorare, non può più affittare una casa, non può più fare niente: diventa un semplice “irregolare”.

Succede poi che nel momento in cui viene presentato il ricorso contro il diniego viene dato un permesso temporaneo per un mese e per un altro mese ancora. Se il ricorso viene perso il permesso viene ritirato. Allora si presenta il ricorso in appello, quindi un altro mese di permesso. E’ un meccanismo veramente farraginoso in cui si complica drammaticamente la vita di queste persone, in cui si ingolfano i tribunali, le Questure, gli uffici pubblici e l’unico risultato che si ha è, come si vede in questi giorni, di creare un esercito di invisibili schiavizzati nelle campagne del Sud e nelle industrie del Nord, o comunque nel sistema produttivo italiano, senza alcun diritto, ancor più esposti in questo momento di crisi. Vengono utilizzati come capo espiatorio per dire che la crisi è colpa di queste persone, mentre sono quelli che la crisi per primi la stanno pagando con salari sempre più bassi e con sistemi di schiavitù sempre più forti.

D: Come queste notizie vengono riportate dai quotidiani locali?

R: Dipende. C’è chi in qualche maniera utilizza queste cose per ricreare un dibattito forte, mettendo le notizie in prima pagina per creare un minimo di coscienza nella popolazione, nella politica, per capire quello che veramente è questo Cpt. C’è chi invece continua a mettere a fuoco il rischio che corrono le forze dell’ordine all’interno, chiede più detenzione, chiede detenzione anche per i richiedenti asilo politico, chiede più illuminazione delle strade per rincorrere i fuggitivi. Questo avviene anche e soprattutto dalla politica di Centro-sinistra, che non ha ma compreso realmente cosa significa avere un Cpt di quelle dimensioni in questa zona e non ha mai messo in campo le giuste iniziative per ridurre il danno sociale e culturale che questo mostro comporta sul nostro territorio.

Vedi anche:
Relazione del Comitato sull’attuazione dell’accordo di Schengen riguardante il Cie di Gradisca d’Isonzo
Accoglienza e detenzione: le due facce del cpt di Gradisca di Gabriele Del Grande