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Cpt di Torino – La Croce Rossa non cura i malori fino a quando non finiscono le proteste

Emerge la realtà inquietante del trattenimento

Si chiamava Fathji, era tunisino, non marocchino, il ragazzo morto nella notte tra venerdì e sabato 25 maggio, dentro il centro di detenzione di C.so Brunelleschi, a Torino.

Ma non è l’unica verità questa ad emergere dai racconti degli ultimi giorni.

Nella serata di venerdì, poche ore prima della morte di Fathji, un ragazzo aveva provato la fuga dal Cpt, tanto umanizzato ed accogliente, da provocare un desiderio improbabile di evasione.
Bloccato in una “zona cuscinetto”, che separa l’area di detenzione dai cancelli, è stato prima “cercato” con una mazza di ferro mentre si nascondeva all’interno di un grande tubo di cemento, poi, picchiato fino a non farlo più camminare.

Il Viminale, che in questi giorni ha disposto un’ispezione, ha attribuito proprio alla confusione provocata da questa fuga, il malessere che ha provocato il decesso di Fathji.

Cosa ancora più grave, la Croce Rossa, che da sempre tenta di giustificare la sua complicità con la gestione dei Cpt come intervento umanitario, ha sospeso ogni intervento sanitario fino a quando le proteste e lo sciopero della fame intrapresi dai trattenuti non finiranno.

La spesa non viene consegnata ed alle richieste d’aiuto non segue alcun intervento del medico.
Come nella notte tra venerdì e sabato, quando Fathji, che accusava un forte malessere, è stato lasciato morire senza alcun intervento.

Non vi sono ancora notizie certe rispetto gli esiti dell’autopsia, si parla di overdose e di broncopolmonite.
Ciò che è chiaro è che, ritardi o meno, le motivazioni di questa morte non possono essere ricercate nella svista di questo o quell’operatore, piuttosto, nella stessa idea di detenzione che il governo, come l’UE vorrebbero allungare fino a 18 mesi.

Vedi anche:
Morte al CPT di Torino – Intervista all’Avv. Gianluca Vitale in visita alla struttura
Quando l’umanitario è complice
La Croce Rossa manda una testimonianza. Che non si può fare a meno di commentare