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dal Messaggero Veneto del 20 febbraio 2008

Cpt, diffusione dei progetti via Internet: prosciolti Tommasini e altri sette

Gradisca. Sentenza lampo per la divulgazione vietata «Il fatto non sussiste»

Accolte, quindi, le richieste di proscioglimento già presentate lo scorso 5 febbraio dai difensori degli otto indagati (sei dei quali sono attivisti dei movimenti protagonisti delle campagna di protesta contro il centro immigrati di Gradisca), nel corso dell’udienza preliminare poi rinviata su disposizione del gup Massimo Vicinanza, che due settimane fa aveva chiesto l’acquisizione di ulteriori documenti oggetto dell’indagine e che non figuravano nel fascicolo dell’accusa.
A mancare, in definitiva, erano proprio i progetti del Centro di permanenza temporanea di via Udine che, stando all’accusa, avrebbero dovuto riportare un timbro di riservatezza.
Timbro che, stando a quanto emerso nell’udienza preliminare celebratasi ieri al Tribunale di Gorizia, non figurava, tanto che lo stesso pubblico ministero (il procuratore capo di Gorizia, Carmine Laudisio), ha immediatamente chiesto il proscioglimento di tutti gli imputati, sovvertendo di fatto la linea sposata dal collega presente all’udienza del 5 febbraio, Carlotta Franceschetti, che aveva invece chiesto il rinvio a giudizio.
«Il pubblico ministero, all’esito dell’acquisizione degli atti che era stata disposta lo scorso 5 febbraio dal gup – ha commentato Lorenzo Presot, il legale del sindaco Tommasini –, ha chiesto lui stesso il proscioglimento di tutti e otto gli imputati. Un cambio di linea, a mio avviso, giustificabile con il fatto che una volta visionati i documenti ci si è resi conto che non era possibile esercitare un’accusa in giudizio in base agli elementi agli atti. Una volta verificato, cioè, che sui documenti a suo tempo depositati al Comune di Gradisca dal prefetto capo del dipartimento immigrazione del ministero degli Interni, Anna Maria D’Ascenzo, non vi era alcun richiamo a un qualsiasi tipo di vincolo di riservatezza sugli stessi, la decisione era obbligata, come del resto avevamo già fatto notare nel corso della prima udienza chiedendo il proscioglimento».
Due anni e un mese di procedimento evitabili, inoltre, secondo Presot: «Un felice esito di una vicenda che è durata anche troppo tempo e, sempre a mio avviso, la decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) della pubblica accusa poteva tranquillamente essere assunta sin dall’inizio del procedimento, in quanto la situazione era chiara fin dal suo principio».
Marco Ceci


Il sindaco: sempre stato sereno. I movimenti: ci volevano zittire

«I percorsi della giustizia sono lunghi, ma alla fine è emersa la verità. Sono sempre stato tranquillo perché avevo la coscienza a posto, sapevo di non aver commesso alcun reato, di aver sempre seguito la strada della correttezza e della legalità»: è un Franco Tommasini disteso quello che esce dall’aula 43 del tribunale di Gorizia con il proscioglimento delle accuse nei suoi confronti, ma pronto anche a precisare come il coinvolgimento del sindaco e del Comune di Gradisca si sia originato da una scelta di trasparenza sempre tenuta sul delicato tema del Cpt.
«Il Comune ha sempre chiesto la stessa cosa dei movimenti contrari al Cpt, ovvero la sua chiusura, ma abbiamo sempre seguito i binari della legalità. In più occasioni siamo stati equivocati, fraintesi, ma questo procedimento giudiziario ci ha visti coinvolti proprio a causa della nostra trasparenza sulla vicenda».
Più duri i commenti dei rappresentanti dei movimenti contrari al centro immigrati isontino. «Con questo procedimento si è cercato solo di cucire la bocca a chi denunciava evidenti illegalità dietro la costruzione del Cpt – ha ricordato Paolo De Toni, storico esponente degli anarchici friulani, tra gli otto indagati –, ma non ci sono riusciti. Faremo un esposto sul muro del Cpt di Gradisca perché si tratta di un palese abuso edilizio. Un muro che non è presente sul progetto esecutivo del 2003, quello che ha ufficialmente dato il via alla costruzione del centro, ma figura su un progetto che risale al 2004: qualcuno ci dovrà pur spiegare come mai girano progetti con date diverse, progetti ministeriali. Quel muro non è semplice ristrutturazione come si è giustificato il ministero, ma è una modifica sostanziale. Lo avevamo fatto notare e siamo arrivati alla farsa giudiziaria chiusasi oggi».
Una politica intimidatoria per placare la protesta contro il Cpt di Gradisca, invece, è quella che denuncia Jenni Fabrizio, altra leader storica dei movimenti e anche lei tra gli indagati.«Alla luce della sentenza odierna è chiara la natura repressiva di questa indagine che intendeva colpire i movimenti contrari al Cpt, un palese tentativo di fermare chi denunciava e continua a denunciare l’abuso edilizio e morale di quella struttura».
(ma.ce.)