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da Il Manifesto del 24 giugno 2005

Cpt, monta la carica dei 12 governatori

ANTONIO MASSARI

Gli sbarchi che proseguono, il Cpt di Lampedusa che s’affolla come una bolgia d’inferno, i parlamentari che denunciano trasferimenti forzati in Libia: «Le chiamano operazioni di rimpatrio», ha detto ieri Fausto Bertinotti, «ma in realtà è deportazione vera e propria, visto che li trasportano in un paese che non è il loro». E’ l’occasione per rilanciare lo scontro con il Governo, intrapreso dal presidente pugliese Nichi Vendola, che due settimane fa ha chiesto ufficialmente la chiusura dei Centri di permanenza temporanea: «Il suo appello è stato raccolto da tutti gli altri presidenti delle regioni del Sud, ad eccezione del governatore siciliano, Totò Cuffaro», rilancia Bertinotti, «E’ una proposta significativa della vittoria del centrosinistra alle regionali». Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu ormai è pressato da ogni lato: l’Ong Terre des hommes gli chiede di mettere fine ai «maltrattamenti e alle condizioni inumane di detenzione nei centri di permanenza temporanea per immigrati»; Amnesty international denuncia il governo di violare i diritti umani; la Lega chiede rastrellamenti ed espulsioni a raffica; An vuole introdurre al più presto il reato di immigrazione clandestina. E poi ci sono i governatori: l’11 luglio s’incontreranno a Bari, per il «Forum nazionale sulla chiusura dei Cpt». Non mollano. Al contrario, alzano la testa: la Liguria del presidente Claudio Burlando ieri ha ribadito la propria adesione all’appuntamento. E’ mutato anche loro linguaggio: c’è chi usa il termine «carcere» e chi la parola «lager». E già questo spiega il clima dello scontro istituzionale. Ma sono soprattutto le cifre a chiarire l’entità del conflitto: dodici presidenti su venti. Una sorta di maggioranza qualificata. Dal punto di vista istituzionale, sia la Bossi-Fini sia i Cpt (definiti da molti ormai «un errore del centrosinistra»), hanno provocato ormai una crisi di rigetto. Accanto ai presidenti, per l’11 luglio, si sono schierate Magistratura democratica, Antigone (l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale), l’Asgi (studi giuridici sull’immigrazione), Amnesty international, la Fiom-Cgil.

Dal 7 giugno non è trascorso un giorno senza che all’appello, lanciato da Nichi Vendola dalle colonne del manifesto, non s’aggiungesse una fetta di istituzioni o di società civile. Ieri anche la Cgil ha fatto sapere che non mancherà al Forum: «E’ un appuntamento importante al quale parteciperemo», spiega Piero Soldini, responsabile nazionale delle politiche sull’immigrazione, «Siamo per la chiusura dei Cpt e non soltanto per le gravi ed evidenti violazioni dei diritti umani. Sono chiaramente inefficaci: il 40 per cento degli immigrati clandestini è espulso, mentre il restante 60 per cento è costretto a tornarci, alcuni fino a cinque volte. Pisanu spesso parla di invasione, eppure sa bene che i nostri 10mila arrivi all’anno rappresentano solo l’1 per cento del flusso totale verso l’Europa. Inoltre, da noi arrivano persone che, quasi per la totalità, hanno diritto a essere accolti come rifugiati. Se pure li accogliessimo tutti, e per me sarebbe anche giusto, le nostre cifre sarebbero ben al di sotto della media europea». E su Pisanu e Cpt interviene anche il segretario dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio: «La Bossi-Fini è fallita miseramente e il governo dovrebbe prendere atto della vergogna dei Cpt». Ancora più duro Giovanni Russo Speena: «Pisanu ha ribadito alla Camera la legittimità e l’efficacia delle ‘galere etniche’», dice il parlamentare di Rifondazione, «nei prossimi giorni saremo, come parlamentari, associazioni e movimenti, in tutti i Cpt italiani per verificarne l’iniquità e l’inciviltà. E anche per dimostrare la nostra condivisione al Forum nazionale: una posizione assunta da ben 12 presidenti di regione che non crediamo possano essere accusati, dal ministro, di anarco-insurrezionalismo».

E infine, il verde Mario Bulgarelli: «La posizione di questi governatori è la migliore risposta alle indebite pressioni del Governo per la costruzione di nuovi lager nei territori. Pisanu farebbe bene a prendere atto che le sue pressioni non sortiscono alcun effetto: se fosse una persona di buon senso, trarrebbe la conclusione che è giunta l’ora di mettere fine a questa pagina nera del nostro paese».