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da Il Piccolo di Trieste del 26 settembre 2007

Cpt: via i ribelli, altri 60 in arrivo

Gradisca: blitz della Polizia la scorsa notte con l’accompagnamento all’aeroporto per il rimpatrio forzato

Riportati a casa i 50 egiziani protagonisti dei recenti disordini. Dopo un mese di rivolte e tentativi di fuga sono stati consegnati alla Polizia del loro Paese che ha provveduto a riportarli nella loro terra con un volo charter.

Gradisca. Un’operazione chirurgica e indolore. È stato definito così il rimpatrio dei 50 cittadini egiziani della scorsa notte avvenuto sotto la direzione del questore Claudio Gatti. Come previsto, il gruppo di clandestini che nelle ultime settimane aveva creato il caos all’interno del Centro di permanenza temporanea di via Udine è stato consegnato alla polizia egiziana. Le operazioni sono cominciate attorno alle 21 e sono andate avanti fino alle 3 di notte, quando cioé l’aereo charter noleggiato dal Governo egiziano è decollato verso il Cairo.
È durata esattamente un mese l’avventura italiana del gruppo di extracomunitari. Dopo essere sbarcati a Lampedusa, gli egiziani erano stati immediatamente trasferiti a Gradisca. Era il 25 agosto quando con un volo militare erano arrivati a Ronchi dei Legionari.
Visti i precedenti, lo schieramento di forze dell’ordine presente l’altra sera al Cpta di via Udine è stato ingente. Per evitare ogni tipo di reazione e quindi pericoli per gli agenti o per gli stessi trattenuti, le forze di sicurezza coordinate dal questore Gatti hanno effettuato un imponente blitz che ha bloccato sul nascere ogni velleità di rivolta. Di fronte alle decine di poliziotti e di carabinieri, nessuno ha reagito e dopo quasi tre ore di identificazioni, i clandestini sono stati fatti salire sulle due corriere preparate per il trasferimento all’aeroporto. Ciascuno ha portato con sé gli effetti personali che gli erano stati sequestrati all’arrivo.
Il corteo scortatissimo ha lasciato la ex caserma Polonio a mezzanotte e tre quarti. Sulle corriere numerosi gli agenti. L’arrivo del volo partito dall’Egitto poco dopo le 22 era previsto per l’una e mezza. L’intera area aeroportuale è stata presidiata. A differenza di quanto accaduto in altre occasioni, sulla scaletta però nessuno ha tentato di evitare l’imbarco. Tutto è filato liscio.
I 50 egiziani avevano attirato l’attenzione dei media per la prima volta il 30 agosto. In quell’occasione si erano resi protagonisti di un’azione che aveva permesso a 24 tra loro di fuggire dal Cpt. Mentre uno si è ferito gravemente ai piedi tentando di scavalcare la cancellata, gli altri erano stati quasi tutti ripresi nel giro di 24 ore. Il giorno seguente, dopo aver sfondato un vetro, i trattenuti avevano inscenato un sit-in di protesta, senza però risultati. Il 5 settembe in otto erano poi saliti sul tetto arrampicandosi sulla sbarre. Il giorno 14 era stato invece quello della seconda fuga. In quattordici avevano guadagnato la libertà, ma solo in due erano riusciti a fare perdere le proprie tracce. Il penultimo atto della tragedia, gli egiziani lo hanno scritto domenica sera quando, con l’ennesima rivolta, hanno provocato qualche migliaio di danni all’interno del Cpt gradiscano. L’altra notte il rimpatrio che tecnicamente è da considerarsi come un «respingimento alla frontiera».
Ieri in via Udine nella sezione Cpt erano rimasti un centinaio di trattenuti, mentre nella sezione di prima accoglienza ce n’erano una sessantina. Nei prossimi giorni è comunque atteso l’arrivo di altri sessanta clandestini.
Mentre l’Osservatorio Contro il Cpt ha annunciato per sabato pomeriggio una manifestazione lungo via Udine nella quale i dimostranti tenteranno «di comunicare con i reclusi», il consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz ha chiesto di poter visitare venerdì la struttura insieme alla stampa e ai rappresentanti delle associazioni.
Stefano Bizzi


Con i soldi del Cpt si potevano fare 22 km di strade
Gherghetta: «Spesi 22 milioni di euro. Era meglio utilizzarli per altre priorità»
Il presidente della Provincia: «La struttura di Gradisca è solo un placebo perché fa credere che così si tiene sotto controllo i clandestini»

«Con quel denaro avremmo potuto risolvere i problemi della sanità o delle politiche del lavoro nell’Isontino»

«Con i 22 milioni di euro utilizzati per costruire il Cpt si sarebbero potute mettere a posto le scuole di ogni ordine e grado della provincia di Gorizia, si sarebbero potuti realizzare 22 chilometri di strade completamente nuove o, ancora, si sarebbero potute costruire 36 mini-rotonde o 27 maxi-rotonde. In alternativa questo denaro lo avremmo potuto impiegare per curare la manutenzione del patrimonio stradale dell’Isontino per 44 anni. Per chi invece pensa al sociale lo avremmo potuto usare per risolvere i problemi della sanità o delle politiche del lavoro».
Il presidente della Provincia Enrico Gherghetta è pragmatico. Come ha spiegato venerdì il sottosegretario all’Interno Ettore Rosato, tra i motivi per cui il Cpt di Gradisca non si può chiudere c’è quello relativo alla spesa sostenuta per realizzarlo: ingente.
Gherghetta esprime tutta la sua contrarietà nei confronti di questo e degli altri centri sparsi per l’Italia. «Indipendentemente dal fatto che uno sia di destra o di sinistra, le persone dovrebbro chiedersi se queste strutture servono davvero allo scopo per cui sono state costruite oppure no. La risposta è che non servono al fine per cui sono nate. I Cpt hanno un’unica utilità: fare da placebo nei confronti dell’opinione pubblica. Servono solo a tenere sotto controllo gli atteggiamenti xenofobi: fanno credere che ci si sta occupando del fenomeno dei clandestini. È propaganda allo stato puro e i fenomeni di immigrazione non si combattono così».
L’analisi del presidente della Provincia parte da lontano: «Ogni anno in Italia vengono rilasciati 350 mila permessi di soggiorno. La stima sul numero dei clandestini presenti sul territorio nazionale varia da 80 a 150 mila, il numero dipende da chi li fornisce, se lo fa la maggioranza o se lo fa l’opposizione. Sia come sia, gli extracomunitari che nel 2006 sono passati da un Cpt sono stati 22 mila. Di questi solo una parte, stimabile tra il 30 e il 40%, è stata rimpatriata. Gli altri, dopo 60 giorni, sono tornati in libertà con un foglio di via e di certo non hanno lasciato il Paese entro i cinque giorni previsti dal decreto d’espulsione. Detto questo, abbiamo detto tutto, ma è possibile aggiungere un’ulteriore osservazione: tra i trattenuti non sono presenti quelli di certe comunità. Ad esempio, non ci sono cinesi».
Per Gherghetta il motivo è semplice da spiegare: chi finisce nei Cpt sono solo i poveracci e gli sprovveduti. «Certe comunità arrivano da noi in modo regolare e temporaneo grazie agli appalti. Prendono dei contatti con il territorio e, in questo modo, riescono a ottenere la regolarizzazione definitiva attraverso le quote annue d’ingresso previste per legge».
s.b.