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Croazia – Il Presidente ammette che la polizia usa la forza per respingere i migranti

Shaun Walker, corrispondente per l’Europa centrale e dell’Est di The Guardian - 16 luglio 2019

Un gruppo di migranti attraversano le campagne del nord della Bosnia dopo esser stati fisicamente espulsi dalla Croazia. Foto: Elvis Barukcic/AFP/Getty Image

Dopo aver negato per mesi, il Presidente della Croazia ha ammesso che la polizia del Paese è responsabile dei respingimenti violenti dei migranti e dei richiedenti asilo arrestati nel Paese.

L’occasione migliore per le migliaia di rifugiati bloccati in Bosnia è quella di attraversare il confine con la Croazia per raggiungere così l’Unione Europea.

Nell’ultimo anno sono stati registrati diversi episodi in cui la polizia ha usato la forza contro coloro che erano riusciti ad attraversare il confine, respingendoli in Bosnia.

In un’intervista con un’emittente televisiva svizzera, Kolinda Grabar-Kitarović ha ammesso che questi respingimenti sono effettivamente avvenuti. Ha negato che questi siano illegali, ma allo stesso tempo ha confermato l’uso della forza da parte della polizia.

Ho parlato con il Ministro dell’Interno, il capo della polizia, i funzionari del posto, tutti mi hanno assicurato di non aver usato violenza eccessiva,” ha affermato Grabar-Kitarović, secondo i report dell’intervista. “Sicuramente, dei minimi atti di violenza sono necessari in queste operazioni”.

Human Rights Watch ha chiesto che il governo ponga fine a questa pratica, dato che respingere le persone lungo il confine è illegale in base al diritto internazionale.
Zagabria e le istituzioni europee continuavano a negare le violente politiche di frontiera, e questo non era più sostenibile,” ha affermato Lydia Gall, ricercatrice dell’area dei Balcani e Europa dell’Est alla Human Rights Watch.
Centinaia, se non migliaia, di migranti e richiedenti asilo sono stati maltrattati dagli ufficiali di frontiera croati e ora meritano risarcimenti e giustizia”.

L’anno scorso, nelle città sul confine bosniaco di Velika Kladuša e Bihać, il Guardian ha incontrato dozzine di uomini che hanno ammesso di esser state vittime di violenza nelle mani della polizia croata. Spesso sono stati arrestati nelle zone interne della Croazia e riportati sul confine. Donne e bambini di solito non sono stati fisicamente aggrediti, ma ci sono alcune eccezioni.

Molti affermano che la polizia ha distrutto i loro telefoni e rubato i loro soldi, prima di condurli indietro al confine tra Bosnia e Croazia, respingendoli dall’altra parte.
La storia di ogni singola persona è difficile da verificare, ma la quantità di testimonianze raccolte dai gruppi che si occupano di diritti e giornalisti dimostra una serie di atti di violenza sistematica e respingimenti illegali. Ci sono più di 5000 persone nelle due città bosniache, che vivono in strutture di fortuna senza servizi adeguati, nella speranza di entrare nell’Unione Europea.

In una dichiarazione dell’anno scorso, il Ministro dell’Interno croato ha accusato i migranti di trasportare armi e di ferirsi da sole. Il Ministero ha affermato che la polizia croata ha usato la forza nel rispetto “dei diritti fondamentali e della dignità dei migranti”.

Human Rights Watch ha dichiarato che in un incontro a maggio con il Ministro dell’Interno, il Segretario di Stato ha rivelato che i migranti avevano inventato denunce di violenza con gli attivisti che impersonavano gli ufficiali di polizia croati.

La Croazia cerca di entrare a far parte della zona Schengen e intende presentarsi come un difensore sicuro della frontiera europea. L’anno scorso, il Ministro dell’Interno, Davor Božinović, ha affermato che la Croazia “possiede il corpo di polizia di frontiera più forte in questa parte d’Europa”.

Le istituzioni europee hanno fatto finta di non vedere i respingimenti dei rifugiati, dato che lo stop ai flussi migratori è una questione politica spinosa.

Gall ha affermato: “la Commissione Europea deve proteggere il diritto dell’Unione Europea e i diritti fondamentali ai confini; per questo dovrebbe avviare procedimenti di infrazione contro la Croazia e rivolgersi alle autorità per indagare sulle presunte violenze, fornendo così un accesso equo e efficiente alle richieste di asilo”.