Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Cronache dall’isola Lèros nel Mar Egeo

Un report di Anja, staffetta #overthefortress

Lèros è una piccola isola dalla quale si può vedere la costa della Turchia, 53 Km quadrati, 9.000 abitanti per lo più anziani e pescatori, è stata inizialmente un’isola per prigionieri, poi un istituto psichiatrico e infine sono arrivati i rifugiati; così la descrivono i vecchietti greci che accolgono con grandi sorrisi chiunque arrivi in un periodo non turistico.

C’è un porto al quale i migranti arrivano dall’isola Farmaco, un’isola militare dove vengono trattenuti qualche giorno senza cibo e acqua, e tempo atmosferico permettendo li portano a Lèros; raramente sbarcano diretti dalla Turchia. La prima impressione all’arrivo nella zona del campo è di totale relax e tranquillità, tutti possono prendersi un caffè al bar, passeggiare in riva al mare e fare foto come se fossero in vacanza, probabilmente una delle prime esperienze simili a una vacanza per chi arriva da certi paesi e situazioni.

Il campo è situato di fronte al porto, è stata utilizzata come campo una vecchia area di riciclo rifiuti (alcuni ancora presenti), un grande tendone è la prima struttura che incontrano per registrarsi e dare i documenti. In questo tendone sono ammessi solo alcuni volontari, che si occupano di accompagnare i migranti che arrivano al porto.

Isola di Lèros: sullo sfondo un edificio adibito a magazzino, di fronte il tendone per le registrazione e identificazione
Isola di Lèros: sullo sfondo un edificio adibito a magazzino, di fronte il tendone per le registrazione e identificazione

C’è una tenda di MSF con medici e un interprete dal Sudan, uno spazio per distribuire vestiti organizzato in un altro vecchio edificio abbandonato. Sono una trentina invece le casette di una nota multinazionale svedese donate per i rifugiati, ognuna ha una stufetta e dei tappeti per dormire all’interno ed è destinata a una famiglia, non ci sono luci all’interno e quando il sole tramonta verso le 18 non si vede molto. Verso quell’ora ci si raduna attorno a un grande bidone col fuoco, chi intona musiche con tamburi o chi parla con i volontari.

Isola di Lèros: le casette Ikea per le famiglie
Isola di Lèros: le casette Ikea per le famiglie

Le procedure di come queste famiglie lascino l’isola cambia in base alla situazione specifica. Le variabili sono date in base alle varie nazionalità e validità dei documenti, ci sono molti algerini e marocchini che sono qui da molto tempo, tanti hanno cercato di salire a bordo dei traghetti (i biglietti vengono solo venduti a chi ha i documenti di viaggio approvati dalla polizia) e sono stati arrestati, in una piccola stazione di polizia accanto al campo sono in molti seduti sulle scale con ormai la rassegnazione sul viso. Tante anche le loro storie, un ragazzo con casa e lavoro in Algeria aveva il desiderio di viaggiare, un po’ come si è soliti decidere, cliccare su un biglietto, comprarlo e partire. Purtroppo per lui l’unico modo per tentare di viaggiare era unirsi alla scia di migranti, ora è bloccato da tanto tempo che la sua casa ormai è una tenda dell’UNHCR.

Isola di Lèros: un ragazzo algerino che ha fatto della sua tenda una casetta con tavolino da caffè e tronchi come sedie
Isola di Lèros: un ragazzo algerino che ha fatto della sua tenda una casetta con tavolino da caffè e tronchi come sedie

Ma su Lèros la presenza prevalentemente è di famiglie. Con un lavoro di solidarietà e dedizione, i volontari internazionali e locali sono riusciti ad avere una casa, chiamata la “Villa”, nell’area dell’ospedale. E’ uno spazio per donne e bambini, 6 stanze con letti, due bagni provvisti di docce, un’area bambini, una cucina, un magazzino e un giardino all’esterno; al campo viene chiesto alle madri chi di loro vuole venire per la notte con possibilità di fare una lavatrice, lavarsi, cucinare la cena e stare coi bambini. Arrivando alle 17:00, madri e bambini ritornano al campo la mattina dopo alle 10:00 dopo aver fatto colazione.

Isola di Lèros: la Villa
Isola di Lèros: la Villa

Nonostante il clima sereno le storie di vita sono difficili, una mamma curda è qui con le due figlie piccole mentre suo marito è stato arrestato sull’isola di Kos per documenti falsi, il viaggio per loro non è sicuro e sono qua da qualche tempo, dopo aver vissuto in Siria e in Turchia per qualche anno. Questo spazio è soprattutto per dare un po’ di sollievo alle madri e tenere occupati i bambini che non perdono il sorriso neanche a notte fonda. Tutta la struttura, letti, lavatrice, vestiti e cibo sono stati acquistati dai fondi di donazioni che i volontari riescono ad ottenere.

Isola di Lèros
Isola di Lèros

Recentemente anche un’altra struttura è stata aperta, accanto ad un edificio per bambini disabili c’è uno spazio per le famiglie di rifugiati chiamato Pikpa. E’ soprattutto dedicato alle famiglie o a chi ne ha più bisogno, anziani o disabili. Di fronte alla piccola baracca dove i volontari servono i pasti è iniziata una nuova costruzione che sembra verrà utilizzata proprio per dare uno spazio con tavoli e panche per potersi sedere e mangiare.

Isola di Lèros: la nuova costruzione nel campo
Isola di Lèros: la nuova costruzione nel campo

L’isola si è adattata a questi nuovi arrivi, i volontari arrivano da ogni parte del mondo, Inghilterra, Finlandia, Belgio, USA, Francia e tutti cercano di organizzare e ottimizzare fondi e spazi. Il lavoro è molto e i turni arrivano anche a 10 ore al giorno ma tanta è la soddisfazione di vedere chi riesce a superare il primo ostacolo e imbarcarsi per Atene.
Stando a stretto contatto con queste persone ci si affeziona ai bambini, alle storie, ai sorrisi e ogni partenza è un grande evento: tutti al porto per salutarsi come vecchi amici sperando di incontrarsi prima o poi dall’altra parte dell’Europa.

Anja, staffetta #overthefortress
Isola di Lèros, 6 gennaio 2016