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Cure “urgenti ed essenziali”: tutti i cittadini e le cittadine europee ne hanno diritto anche se prive di residenza

Il Tribunale condanna ATS Milano e ASST Niguarda dopo la causa di una paziente di Emergency

Photo credit: Emergency

ATS Milano deve farsi carico di tutte le prestazioni sanitarie essenziali anche dei cittadini europei privi di residenza e dei requisiti per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Il Tribunale di Milano ha infatti condannato lo scorso 2 luglio l’Agenzia di Tutela della Salute locale e l’ospedale Niguarda a garantire l’accesso completamente gratuito alle cure essenziali di una cittadina romena di 53 anni in stato di bisogno.

Nel 2015 alla signora L. era stata impiantata una protesi mitralica meccanica in sostituzione di una precedente protesi biologica, ma da allora non ha potuto eseguire alcun controllo cardiologico perché non poteva pagare le visite.

A differenza di altre Regioni italiane, la Regione Lombardia non riconosce il diritto alle cure essenziali ai cittadini europei non regolarmente soggiornanti, che sono costretti a sostenere per intero il costo delle terapie, pagando quindi di tasca propria visite ambulatoriali, ricoveri e farmaci, indipendentemente dal reddito.

Sono stati necessari due anni e due ricorsi, ma la sentenza obbliga per la prima volta ATS e ASST a riconoscere il diritto alle cure essenziali indipendentemente dalla situazione amministrativa ed economica dell’assistito” ha commentato Alessia Mancuso, dell’area legale di Emergency.

La signora L. era stata visitata nel 2019 dall’Ambulatorio mobile di Emergency. Avrebbe dovuto fare una visita di controllo a tre mesi dell’intervento, ma lo staff sanitario ha verificato che la paziente non era ancora stata presa in carico da nessuna struttura. L. inoltre aveva assunto solo alcune delle cure farmacologiche che le erano state prescritte.

Purtroppo – spiega il dr. Emanuele Longo, medico dell’Ambulatorio mobile della Ong – il deterioramento di una protesi valvolare cardiaca, o una sua disfunzione, può causare un alto tasso di mortalità. Inoltre, le terapie farmacologiche a cui è sottoposta la signora L. devono essere monitorate costantemente per evitare l’insorgere di complicanze, quali possibili emorragie nel caso della terapia anticoagulante orale. Per questa ragione, i controlli specialistici, quali le visite cardiologiche o l’ecocardiografia o gli esami del sangue, dovrebbero essere periodici oppure il più precoci possibili, per identificare l’insorgenza di problemi”.

Come verificato da Emergency, la signora L. aveva effettuato solo alcuni controlli presso il Centro terapia anticoagulante orale per monitorare le cure farmacologiche, sempre dietro pagamento di 85,16 euro a singola prestazione.

Emergency si è così rivolta agli uffici dell’Ospedale di Niguarda, sottolineando l’illegittimità dell’esclusione della signora L. dal normale percorso di controllo. Gli uffici preposti hanno continuato a rifiutare la presa in carico della paziente. Il caso è stato così affidato all’avvocato Marco Paggi dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione che in collaborazione con l’organizzazione promuove la tutela del diritto alle cure dei cittadini stranieri irregolari. L’avv. Paggi ha provveduto a depositare il ricorso lo scorso novembre.

Nel dare lettura della sentenza nel corso dell’udienza, il giudice si è riservato sessanta giorni per il deposito della motivazione.

La mancanza di copertura sanitaria è un problema che coinvolge tutti i cittadini europei indigenti che soggiornano nella Regione Lombardia, che sono privi di una copertura sanitaria del Paese di origine e dei requisiti per l’iscrizione anagrafica. Questi cittadini sempre più spesso rinunciano alle cure essenziali perché non riescono a sostenerne i costi, con evidenti rischi per la tutela della salute individuale e collettiva.

Nel dicembre 2012 l’Accordo sottoscritto in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha fornito indicazioni per la corretta applicazione della normativa sull’accesso alle cure dei cittadini stranieri proponendo, tra le altre cose, a tutte le Regioni e Province di adottare il tesserino/codice ENI (Europei Non Iscritti) per i cittadini europei privi di residenza e dei requisiti per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale: in questo modo l’accesso alle prestazioni urgenti ed essenziali verrebbe garantito in condizioni di parità con gli italiani, così come accade per i cittadini extra-UE in possesso di tessera STP.

La Regione Lombardia non ha finora introdotto l’utilizzo del tesserino ENI, per cui di fatto questi cittadini sono ancora costretti a sostenere per intero il costo delle prestazioni essenziali.

La sentenza avrà effetto esclusivamente sulla nostra paziente, ma si tratta comunque di un primo passo fondamentale per sollecitare una revisione delle attuali indicazioni regionali. Nonostante le segnalazioni e le diffide inviate, finora la Regione Lombardia non ha mai effettivamente riconosciuto l’Accordo sottoscritto in sede di Conferenza Stato – Regioni”, ha concluso Mancuso.