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Da Facebook al percorso migratorio

Ruben Figueroa, Movimiento Migrante Mesoamericano - 17 luglio 2016

La passione per la musica è comune, canticchiano canzoni come se fossero un balsamo per alleviare la stanchezza e la sete provocate dal camminare sotto il sole incandescente del sud-est messicano. Entrambi inseguono un sogno: arrivare negli Stati Uniti e incidere un disco insieme; lo ripetono in ogni momento e proseguono domandandosi continuamente quanto manca alla frontiera con gli Stati Uniti, ma sono appena entrati in Messico.

Uniti da un click

Mesi fa Marcio e Milton conducevano vite separate finché un click su Facebook li ha uniti; avevano un’amica in comune ed è stato per questo motivo che Marcio ha deciso di inviare una richiesta d’amicizia a Milton che, ovviamente, l’ha accettata. Dopo un paio di conversazioni in chat, hanno deciso di incontrarsi nella città di La Ceiba e conoscersi di persona.

Il giorno in cui sono riusciti ad incontrarsi in un centro commerciale, hanno parlato dei loro gusti musicali e del sogno comune di diventare artisti famosi, pur essendo consapevoli della realtà in cui vivono e sapendo che per raggiungere il loro obiettivo devono impegnarsi al massimo, poiché entrambi senza lavoro stabile e con molti problemi economici. Hanno anche preso in considerazione la possibilità di unirsi al lungo elenco di giovani che emigrano verso gli Stati Uniti: non hanno concretizzato niente ma si sono lasciati con questo obiettivo.

Il tragitto e il sogno americano

Dopo alcuni mesi Marcio decide di intraprendere la strada da solo, senza avvertire Milton, che a sua volta aveva deciso di mettersi lo zaino in spalla e incamminarsi verso la frontiera. Milton racconta emozionato che al suo arrivo al confine tra Honduras e Guatemala si sentiva triste e spaventato; fu grande la sua sorpresa quando nello stesso posto trovò Marcio; si abbracciarono salutandosi con una tipica espressione honduregna: “maje que pedos” (“maje” significa sia ragazzo che stupido, ridicolo e “pedo” significa festa) e proseguirono insieme il viaggio verso il confine con il Messico, continuando a parlare dei loro sogni e del nome da dare al duo.

Sanno che il percorso non è facile, si soffre molto e non solo di fame e di sete; il pericolo di essere rapiti, derubati o uccisi è latente, ma è più grande l’ambizione di uscire da quella povertà che non gli permette di realizzare i propri sogni: “Sappiamo di poter morire in questo viaggio. Se Dio vuole questo, che avvenga almeno mentre cantiamo le nostre canzoni”. Marcio e Milton hanno deciso di chiamarsi #LosChicosFinos (i ragazzi di classe); nei testi delle loro canzoni descriveranno la sofferenza provata durante il percorso migratorio e denunceranno gli abusi e i crimini commessi contro i migranti, sia da parte delle autorità che del crimine organizzato.

Marcio e Milton transitavano lungo il tragitto Frontera Corozal – Palenque in Chiapas, avevano percorso solo 50 km dalla frontiera con il Messico, mancavano altre 30 ore di cammino per arrivare ai binari di Palenque e tentare di salire sul treno o proseguire a piedi tra i monti, per evitare le decine di agenti e posti di blocco installati dall’Istituto Nazionale per l’Immigrazione, come parte del “Plan Frontera Sur”.

Le possibilità che entrambi arrivino al confine con gli Stati Uniti sono del 30%, quelle di essere arrestati, espulsi, rapiti o uccisi sono del 70%. Questa è la realtà del migrante che viaggia attraverso il Messico.