Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Da Gradisca al resto del mondo

Un comunicato dei movimenti e delle associazioni contro il Cpt di Gradisca d'Isonzo

Esiste un muro alto grigio ed invalicabile che circonda tutti, un muro che parte da Lampedusa, taglia di netto le nostre città e le nostre comunità, arriva a Roma e circonda Firenze, lega Milano a Genova, Torino e Bologna, si allunga fino a Padova e raggiunge diritto il confine Est, ricongiungendosi al muro della vergogna.

Gradisca d’Isonzo – Gorizia – confine Est.

Vi scriviamo da questa terra di confine, ci rivolgiamo a quanti, in questo tempo trascorso, non hanno mai smesso di lottare, ed a chi ha sperato nel superamento, promesso dall’alto, dell’esistenza dei cpt.
Da qui abbiamo visto le città che noi tutti abitiamo trasformarsi in enormi gabbie, abbiamo visto l’emergenza securitaria travolgere la realtà che ci circonda, abbiamo visto ogni angolo, ogni strada, diventare luogo di persecuzione del diverso disegnato come un pericolo.
Da qui, mentre in molti, forse troppi, aspettavano che dall’alto qualcuno chiudesse o superasse i centri di detenzione, abbiamo visto la società intera trasformarsi in un grande Cpt a cielo aperto.
E’ per questo che, insieme ad altri, il 3 marzo, avevamo camminato verso il Cpt di via Mattei, a Bologna, con lo sguardo rivolto alle barriere ed ai fili spinati, alle gabbie ed alla sospensione dei diritti che crescevano nella realtà che ci circonda.

Da qui, dalle terre di confine, abbiamo anche assistito a quello che per molti è stato il tempo delle false illusioni e delle mistificazioni, per altri, del possibile superamento e dell’umanizzazione, il tempo in cui il Governo, dall’alto, avrebbero dovuto rispondere a dieci anni di lotte contro i lager per migranti.

Quello di oggi è però un tempo diverso da quello delle promesse e delle speranze, e mentre molti aspettavano, questo è diventato il tempo dei pestaggi nel Cpt di Modena e delle rivolte in quello di Bari, il tempo dei restauri del Cpt di Bologna e della costruzione di quello in Sardegna, il tempo della riapertura della struttura di Bari Palese e del nuovo corso del centro di Lampedusa.
Mai come in questo tempo i Cpt sono stati così tanti e così disumani.

Da queste parti, nella terra di confine da cui vi parliamo, il mostro chiamato Cpt di Gradisca è entrato, durante la sua “umanizzazione”, a pieno regime, e la nebbia del superamento ha cominciato a diradarsi sostituita solo dai fumi dei gas.

Il superamento, le commissioni, i proclami, hanno lasciato il posto ai lacrimogeni lanciati contro i richiedenti asilo, “l’umanizzazione”, alle rivolte dei detenuti chiamati “ospiti” (3 in 20 giorni), l’annunciata accoglienza, all’accorpamento di Cpt e Cpa, e tutta la disumanità che avvolge i Cpt si è tradotta nel ricovero per soffocamento di una bimba di otto mesi rinchiusa nella struttura isontina e raggiunta dai gas usati per sedare le sommosse.
L’illusione e le speranze verso chi aveva promesso la chiusura dei centri hanno quindi ceduto il passo alla realtà.
Questa realtà più nitida, liberata dalle ambiguità, è il terreno su cui rimetterci in cammino.

Perché sappiamo che Gradisca non è sola e neppure unica, ed è per questo che ci rivolgiamo a voi, a chi non ha mai smesso di lottare e a chi ha sperato che dall’alto qualcosa potesse avvenire, perché questa realtà su cui camminare possiamo affrontarla solo insieme.

Non può esistere una battaglia per i diritti di cittadinanza, sicuri ed universali, senza che questa riparta dai CPT, non può esistere una battaglia per la democrazia e l’autogoverno se non a partire dal rifiuto della loro presenza in ogni territorio, non ci può esserci una lotta vincente contro il “delirio securitario” senza che questa parta dalla chiusura immediata dei lager per migranti.
La battaglia per i diritti sicuri deve ripartire dalla matrice.
Noi ci siamo rimessi in cammino, e ci rivolgiamo prima di tutto al sentimento di indignazione che anima quanti hanno sempre creduto o credono oggi che i cpt vadano semplicemente chiusi, affinché nei prossimi mesi riprendano e si moltiplichino le iniziative contro i cpt, contro chi li gestisce, ditte in appalto o costruttrici.

…insieme, perché questa battaglia ha a che vedere con la precarietà, la guerra, ed il governo della vita che disegnano le linee di confine dell’Europa.
….dal basso, perché quello per la chiusura dei cpt o è un percorso che cresce dal basso o non è.
Perché solo insieme e dal basso quelle barriere potremmo abbatterle.
Perché se il tempo dell’illusione è finito allora ricominci il tempo del desiderio.
Perché le lotte contro la Tav ed il Dal Molin ci hanno riconsegnato tutta la potenza dell’agire collettivo, perchè se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia.

Le associazioni e i movimenti contro il CPT di Gradisca d’isonzo