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da Internazionale 8-14 ottobre 2004

Da Guantanamo a Lampedusa

Rashid Khashana, Al hayat, Gran Bretagna

Nessuno ha parlato di Lampedusa, l’isola italiana davanti alle coste della Tunisia dove centinaia di immigrati illegali sostano in condizioni umanitarie penose.
Il tema centrale dei colloqui informali tra i ministri dell’interno e della giustizia dell’Unione europea, nell’incontro che si è svolto in Olanda il 2 ottobre, è stata la creazione di un’altra Guantanamo lontano da Lampedusa.
A Lampedusa non ci sono terroristi né combattenti.

I detenuti sono tutti donne e giovani, oltre ad anziani che fuggono dalla povertà e dall’oppressione. Hanno rischiato la vita spinti dal sogno di raggiungere quest’isola di meno di venti chilometri quadrati, per entrare nella fortezza dell’Europa dalla sua porta meridionale.
Il campo di permanenza non ce la fa ad accogliere tutti gli immigrati illegali che sbarcano sull’isola. E Lampedusa è ridotta a una stazione di sosta dove i detenuti sono interrogati e schedati, per essere poi spediti in altre città, italiane o rimpatriati nei paesi di provenienza.
Lo scorso mese il totale degli immigrati sbarcati sull’isola ha superato la soglia degli 80omila, una cifra che ha fatto infuriare i ministri europei della difesa.
Jan Piet Hein Donner, il ministro della giustizia dell’Olanda – paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione europea – ha invitato i colleghi europei a discutere la proposta italiana e tedesca di creare campi di concentramento per le persone che cercano asilo.

Si è parlato di creare campi di questo tipo in Ucraina e Libia: purché siano fuori dal territorio dell’Unione europea. Le posizioni ufficiali su questo tema sono discordanti.

Nell’ultima riunione europea si sono scontrati due schieramenti principali: uno che ha messo in dubbio le prospettive di successo di questa idea, l’altro, favorevole, che ha cominciato a preparare una proposta in vista della riunione a Firenze dei ministri della difesa del G5.
Tuttavia, paesi influenti all’interno dell’Ue, come la Francia, si oppongono all’idea di creare campi di concentramento, visto l’insuccesso dell’esperimento tentato nella Francia settentrionale tra il 1999 e il 2001.
Non c’è dubbio che i paesi da cui provengono gli immigrati hanno la responsabilità primaria di questa tragedia che si ripete sulle coste di Lampedusa da quasi dodici anni. Ma anche i paesi europei hanno una parte di colpa: stanno cercando di affrontare il problema con misure di sicurezza eccessive che non hanno alcun criterio politico o morale. Inoltre l’Europa non ha una politica unitaria né in tema di immigrati né riguardo alle condizioni per rispedire queste persone nei paesi d’origine.

I governi che esportano immigrati non sono riusciti a fornire opportunità di lavoro ai loro cittadini. Dovrebbero almeno difendere i loro diritti, e impedire che vengano ammassati in campi di concentramento che sono un insulto alla dignità umana.
nm