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Dall’assemblea dell’8 ottobre a piazza Esquilino: #16D manifestazione nazionale a Roma

Domenica 8 ottobre numerose realtà di movimento provenienti da tutta Italia si sono incontrate in piazza dell’Esquilino a Roma per un’assemblea nazionale nata dall’esigenza di discutere e mettere in connessione quanto sta accadendo nei territori sui temi della sicurezza e della guerra contro i poveri.

Questioni che nel laboratorio repressivo romano hanno avuto una precipitazione nell’estate di sgomberi e arresti contro chi ha resistito alla brutalità di politiche incentrate sulla legalità e il decoro, portate avanti dal governo e sostenute dall’amministrazione capitolina a 5 stelle.

Un’assemblea che, a pochi passi dal ministero dell’interno, ha denunciato l’imposizione della zona rossa di Piazza Indipendenza vietata tassativamente a ogni manifestazione pubblica per il suo valore simbolico e politico come luogo di resistenza e disvelamento della violenza della gestione securitaria e autoritaria dei territori sui corpi di migranti e dei poveri.

Durante il confronto, che ha visto numerosi interventi da diverse città, è emersa la necessità di costruire un percorso comune in grado di invertire una rotta che vede la cancellazione sistematica dei diritti e di fermare chi sta alimentando la guerra tra e contro i poveri, rincorrendo i contenuti della destra più becera e xenofoba, tagliando risorse destinate al sociale e frenando di fronte a provvedimenti di buon senso (per quanto temperati) come lo ius soli.

Tutti gli interventi hanno accolto e rilanciato l’appello degli ex abitanti di via Curtatone e di via Quintavalle alla costruzione di una mobilitazione nazionale per dicembre a Roma, che riesca a coagulare gli sforzi fatti nei territori per iniziare ad articolare un percorso comune che parli le lingue delle lotte e dei diritti contro la retorica della sicurezza urbana e del degrado.

Dalle battaglie territoriali contro l’articolo 5 e gli sgomberi, passando per i percorsi solidali con chi sfida le frontiere e i confini da Ventimiglia alla Sicilia, l’assemblea è stata chiara nell’individuare i responsabili politici della gestione autoritaria delle questioni sociali, assumendo la data di dicembre come punto di partenza di un percorso nazionale in grado di contrastare la gestione del potere e delle risorse urbane, dalle colate di cemento ai business articolati sui corpi delle varie “emergenze”.

Vista la pluralità delle poste in gioco, l’assemblea ha ripetutamente sottolineato la necessità di non dare per scontata alcuna facile alchimia o sommatoria, al fine di costruire una mobilitazione genuinamente sociale intorno ai temi della casa, del reddito e della giustizia sociale, in grado di accogliere le istanze provenienti dai diversi percorsi di lotta e articolata tramite passaggi da immaginare e costruire collettivamente.

Infine, la recrudescenza degli strumenti repressivi e delle misure di prevenzione (come l’estensione della sorveglianza speciale proposta per Paolo e Luca, e che ha visto le realtà romane mobilitarsi il 9 ottobre sotto il tribunale di piazzale Clodio) ha chiarito come la guerra ai poveri e alla libertà di movimento si intrecci ineluttabilmente con la repressione della libertà di dissenso e dell’agibilità politica degli attivisti e delle attiviste bollati come socialmente pericolosi.

L’assemblea si è chiusa assumendo la data del 21 ottobre a Napoli contro il G7 dei ministri dell’interno, che si terrà a Ischia, come punto di partenza e rilancio di un percorso il più possibile condiviso e tutto da costruire, verso un autunno e una primavera che si annunciano ad alta intensità di conflitto.

Dopo un confronto con le reti di movimento proseguito oltre l’assemblea dell’8 ottobre, la data della mobilitazione nazionale, inizialmente individuata per il 2, è stata decisa per sabato 16 dicembre.