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Decreto Flussi 2007 – Graduatorie arbitrarie e possibili azioni legali

a cura dell' Avv. Marco Paggi

Con il Decreto Flussi per l’anno 2007 è stato introdotto un sistema di inoltro delle domande attraverso l’esclusivo canale informatico internet mediante un portale predisposto dal Ministero dell’interno.
Le code risparmiate al gelo presso gli uffici postali, code che normalmente vengono fatte dai diretti interessati, i lavoratori che ufficialmente non dovrebbero essere qui, sono state trasformate, durante le giornate dei “click day”, in attese, non tanto dal punto di vista pratico o fisico, ma dal punto di vista virtuale o informatico.
Dagli esperimenti che sono stati fatti da più punti di osservazione, in particolare dagli enti di patronato che hanno un ampio campo di osservazione di questa casistica (hanno trattato decine di migliaia di pratiche), si è potuto notare che le domande inviata nello stesso momento da due computer a poca distanza uno dall’altro che si avvalgono dello stesso sistema di trasmissione, della stessa velocità e dello stesso provider, hanno riscontrato tempi di risposta e quindi di emissione della ricevuta, che vale poi per stabilire la priorità cronologica nell’ordine di presentazione delle domande, assolutamente diversi anche di ore uno dall’altro.
Questo non ha una spiegazione dal punto di vista giuridico, nel senso che, teoricamente, anche nell’ambito di questa procedura di inoltro attraverso il sistema internet, tutte le domande avrebbero dovuto avere le stesse possibilità di inoltro in base all’ordine cronologico.
In realtà il portale del Ministero dell’Interno evidentemente non era in grado di reggere le centinaia di migliaia di domande che sono partite tutte nello stesso momento nello spazio di una manciata di secondi e questo ha prodotto delle risposte differenziate che però non corrispondono al tempo di invio.
Forse, se si fosse evitato di canalizzare su un unico portale centrale queste pratiche e se si fosse previsto l’inoltro presso portali decentrati a livello territoriale, per esempio provinciale o regionale, questo problema sarebbe stato notevolmente attenuato perché avrebbe comportato una suddivisione sul territorio del carico di lavoro e quindi una maggiore sopportabilità del carico di lavoro da parte di ogni singolo sistema informatico.
Di fatto la distribuzione delle autorizzazioni in base al sistema di risposta adottato dal portale del Ministero dell’Interno verrà attuata sulla base di criteri non cronologici ma assolutamente caotici.

Avevamo già evidenziato, prima che si desse avvio alle operazioni di invio, come non fossero pochi i motivi per dubitare della capacità di tenuta del sistema informatico e rispetto all’affidabilità della procedura di inoltro, soprattutto per quanto riguarda i criteri di assegnazione dell’ordine cronologico di invio delle domande.
Avevamo anche osservato che, forse, sarebbe stato più semplice prevedere l’estrazione a sorte, ovvero una sorta di lotteria con estrazione dei posti disponibili fra tutti coloro che a una certa data o entro un certo tempo avessero inoltrato le domande. Forse sarebbe stato un sistema più trasparente.

Considerazione di carattere giuridico
Cosa succederà se qualcuno vorrà lamentare il fatto che, dopo aver inviato la domande alle ore 8.01 ha invece ottenuto una ricevuta attestante i tempi di invio che riporta, per esempio, le ore 12.00 come orario di ricevimento della domanda, collocando di fatto fra le ultime quella domanda che effettivamente è partita immediatamente tra le prime diminuendo le chance di assegnazione di una quota?
Dal punto di vista giuridico, teoricamente, si dovrebbe immaginare che, chi potesse dimostrare l’avvenuto invio a una certa ora a dispetto della ricevuta che invece perviene a un orario di molto successivo, potrebbe lamentare l’illegittimità della procedura.
Anche in questo caso si tratta di una gara regolata dall’amministrazione pubblica che avrebbe dovuto svolgersi con criteri di massima trasparenza. In linea teorica ci sarà più di qualcuno che tenterà la via del ricorso giurisdizionale per ottenere l’annullamento dell’esclusione, e quindi la collocazione in graduatoria.
Il giudice amministrativo che dovesse occuparsi di questo procedimento si prenderebbe indirettamente la responsabilità di rischiare, nel caso in cui si convincesse che la procedura non si è svolta in modo trasparente, rispettando una par condicio sostanziale, di bollare la scelta fatta in questa occasione dal Governo come una scelta inadeguata e illegittima.
Questo comporterebbe l’annullamento, non tanto del singolo provvedimento di esclusione, ma della generalità dei provvedimenti di assegnazione e di esclusione dall’utilizzo delle quote.
Sarebbe una confusione tremenda che, oltretutto, andrebbe a bloccare o quantomeno a rallentare l’assegnazione delle quote che quest’anno, grazie al sistema informatico, dovrebbe avvenire più velocemente rispetto agli anni precedenti. Ricordiamo che stiamo ancora vivendo le ultime frange della gestione del decreto flussi 2006 e ci auguriamo che per l’anno 2007, in riferimento a questo ultimo decreto flussi, l’assegnazione delle quote e quindi il rilascio delle autorizzazioni, avvenga più velocemente grazie ad un software che dovrebbe consentire agli uffici territoriali di lavorare immediatamente le pratiche con maggiore celerità.
Il prefetto Morcone, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa, ha detto: “meglio così rispetto alle code al gelo”.
Sarà stato senz’altro meglio poter spedire la domanda al caldo davanti al proprio computer, ma anche questo sistema ci ha fatto scordare cosa vuol dire par condicio della partecipazione ( non vogliamo pensare ai problemi che hanno vissuto gli anziani e i pensionati per l’assunzione delle colf, i quali si sono rivolti ai patronati che hanno trattato blocchi di innumerevoli pratiche che hanno subito analoghe sorti a quelle delle pratiche inviate con il sistema fai da te).

Questa gara riguarda persone in larga parte già presenti sul territorio italiano, che già stanno lavorando in condizioni irregolari e che agognano la possibilità di ottenere un visto di ingresso presso il consolato italiano competente dopo avere lasciato il territorio italiano in condizioni più o meno altrettanto clandestine di quando vi avevano fatto ingresso perché l’eventuale constatazione della presenza sul territorio può comportare l’annullamento dell’autorizzazione.

Diciamo che il sistema informatico può essere un sistema migliore, o meno peggio, dei sistemi fino ad ora utilizzati che hanno prodotto le code agli uffici postali e le lungaggini che l’azienda Poste Italiane ci ha costretto a subire grazie ad una lavorazione flemmatica delle pratiche stesse.

Esaminiamo ora le dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario all’Interno On. Marcella Lucidi rispetto ai numeri, cioè rispetto all’enorme numero di domande che sono partite, soprattutto durante il primo dei click day, quello del 15 dicembre, rispetto ai posti effettivamente disponibili.
C’è da chiedersi con quale criterio sia stata fatta stima del fabbisogno del nostro mercato del lavoro, se poi rispetto alle quote messe a disposizione del decreto flussi il numero delle domande è enormemente superiore.
La volontà finora praticata è quella di contingentare gli ingressi, quindi di limitare la possibilità di ingresso, ma è pur vero che, dall’altra parte, gli ambienti imprenditoriali lamentano costantemente e all’unisono, senza distinzione tra le diverse sigle di organizzazioni di categoria, la mancanza di una risposta adeguata alla domanda del mercato del lavoro.
La nuova procedura informatica ha ridotto di molto la possibilità di presentazione di domande strumentali, la reiterazione della domanda riferita allo stesso lavoratore mediante inoltro di più moduli, o la presentazione di un gran numero di richieste da parte del datore di lavoro, che potrebbe essere sospettato di fingere un bisogno che non è effettivo, magari avendo negoziato con i diretti interessati il pagamento a fronte dell’inoltro della domanda, cose che in passato sono anche accadute. Se il nuovo sistema informatico di inoltro delle domande in base al decreto flussi non consente domande fittizie o strumentali, o le riduce al minimo, è necessario considerare che le domande presentate sono tutte, o quasi tutte, domande vere, domande di persone che chiedono di poter assumere e “regolarizzare” un lavoratore straniero impiegato.
Se questa è la situazione ci si chiede perché non riconoscerla, perché non pensare a questo punto ad un allargamento delle quote e quindi, ad una risposta adeguata rispetto alla domanda.
Le forze politiche dovranno dire la loro a questo riguardo anche se sembrano prevalere valutazioni di tipo sicuritario che in questo periodo sono molto di moda.
Sembra che il problema dei politici più diffuso sia quello di inseguire la percezione di insicurezza manifestata da molti cittadini, cosa che spesso non produce concretamente sicurezza ma produce semplicemente ulteriore allarme sociale.
E’ quanto sta avvenendo con le famose ordinanze dei sindaci che pretendono di legiferare a modo loro per fingere di garantire sicurezza ai cittadini laddove queste ordinanze non possono garantire nemmeno un minimo di sicurezza in più, ma viceversa, alimentano le velleità di carriera parlamentare di qualche sindaco che vuole dimostrarsi paladino della sicurezza.