Questa volta il ministro Maroni dà proprio i numeri. Secondo una agenzia Ansa del 18 marzo, “in Puglia, Calabria e Sardegna mentre nel 2008 sono avvenuti 2.411 sbarchi, dal 1 gennaio al 15 marzo in Puglia e Calabria non si sono registrati arrivi e in Sardegna sono giunte soltanto 34 persone”.
Evidentemente la prassi dei respingimenti “informali” adottati dall’Italia nei confronti dei potenziali richiedenti asilo afghani ed iracheni che da Patrasso raggiungono i porti dell’Adriatico, Brindisi, Bari, Ancona e Venezia, permette agli esperti di statistica del ministero dell’interno di “fare scomparire” le centinaia di migranti, anche minori di età, che vengono respinti settimanalmente verso l’inferno di Patrasso. Se non si verificano sbarchi sono centinaia i migranti che raggiungono i porti dell’adriatico sui traghetti di linea. Persone, potenziali richiedenti asilo anche minori, che vengono rimandati indietro sulle stesse navi di linea verso la Grecia. E dovrebbe essere a tutti noto , anche in base all’ultimo Rapporto del Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa Hammarberg, che in Grecia, per un afghano o un iracheno, è impossibile presentare con qualche probabilità di successo una domanda di asilo o di protezione internazionale. Persino il Consiglio di Stato se ne è accorto e con una recente ordinanza ha sospeso la operatività del Regolamento Dublino, bloccando la riammissione di un richiedente asilo che era giunto in Italia e che il Ministero dell’interno-Unità Dublino voleva rispedire in Grecia. In questo modo il Consiglio di stato ha confermato che i rilievi critici dell’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati, stilati in un rapporto del 15 aprile 2008, sono ancora fondati e che in Grecia non sono garantiti né il diritto di chiedere asilo, né, tantomeno, una procedura equa ed imparziale, come sarebbe richiesto dalle Direttive comunitarie che pure la Grecia ha attuato nel proprio ordinamento.
In realtà, come confermato dalle agenzie ANSA del 7 e del 9 marzo scorsi, in soli due giorni di questo mese, alle frontiere portuali pugliesi sono giunti più di sessanta immigrati “irregolari”. Per il Ministro sarebbero semplicemente “azzerati”. Qualche volta la coperta è davvero troppo corta, e le statistiche di comodo, che dovrebbero nascondere il fallimento delle politiche del governo in materia di immigrazione ed asilo, sono già smentite dalle stesse fonti di informazione che le propagandano.
Tra breve vedremo sul territorio e non solo nelle dichiarazioni e nella contabilità dei politici, quali saranno gli effetti degli accordi tra Italia, Libia e Tunisia. Di certo sono già numerosi i migranti irregolari che, dopo avere ricevuto un provvedimento di respingimento o di espulsione, vengono rimessi in libertà con l’intimazione a lasciare entro cinque giorni il territorio nazionale, perché dopo il prolungamento a sei mesi del periodo di detenzione amministrativa i posti nei CIE sono esauriti.
E il peggio deve ancora avvenire, con l’approvazione del disegno di legge sulla sicurezza che introduce il reato di immigrazione clandestina, che aprirà la stagione della delazione di massa, magari ad uso e consumo di caporali e padroncini, determinando un aumento esponenziale degli immigrati che dovrebbero essere rinchiusi nei Cie, quando non potranno essere rimpatriati immediatamente.
Una politica che sbarra le vie di ingresso legale, come si è verificato con il blocco dei decreti flussi per lavoro non stagionale, una politica che in nome della sicurezza e della difesa degli egoismi, scatena la guerra tra poveri e si risolve in scelte che producono effetti criminogeni, in quanto il proibizionismo sta moltiplicando il potere ed i guadagni delle mafie che speculano sull’immigrazione irregolare. Peccato che si diano i numeri sbagliati e che quando si interviene con azioni repressive i primi a pagarne le conseguenze siano proprio gli immigrati che sono stati “costretti” all’ingresso”clandestino” dall’assenza di vie di accesso legali, persino se sono minori o richiedenti asilo. Come succede regolarmente alle frontiere portuali dell’Adriatico.