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Decreto flussi 2005 – Commento alle modalità di spedizione e alle segnalazioni pervenute in redazione

L’attesa per la pubblicazione del decreto – flussi
Il decreto flussi è stato atteso fino all’ultimo momento senza alcuna previa conferma ufficiale e soltanto nella serata di mercoledì 2 febbraio alle ore 21.00 è stato possibile verificare sul sito della Gazzetta Ufficiale (per chi aveva la possibilità di collegarsi ad internet in qualsiasi momento), visitando la parte relativa al sommario, l’inserimento del nuovo decreto flussi (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2004 – “(Programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l’anno 2005”). L’inoltro delle domande è stato possibile a partire dalle ore 8,30 (teoricamente orario di apertura di tutti gli uffici postali in Italia) del giorno successivo.
E’ successo un po’ di tutto ma ciò che sembra più grave è che fino all’ultimo momento, infatti, nessuno era in condizione di sapere con certezza quando avrebbe dovuto presentarsi all’ufficio postale per far partire le buste. Non sarebbe stato difficile per il Ministero del Lavoro stabilire e comunicare con congruo anticipo, unitamente alle istruzioni diramate con la circolare n.1/2005 datata 25 gennaio 2005, la data prestabilita. In questo modo, tutti avrebbero potuto organizzarsi per tempo, confidando in una determinata data di partenza, senza doversi tenere, giorno per giorno, in contatto con vari Centri servizi, che non sapevano che risposte dare. Solo all’ultimo momento vi è stata una conferma per il giorno successivo, verificandosi pertanto problemi di organizzazione per chiunque.
Tutto questo è grave perché non vi è un motivo reale per cui la data di pubblicazione avrebbe dovuto essere tenuta riservata fino all’ultimo, né vi sono ragioni organizzative e burocratiche per le quali non fosse possibile prevedere e prestabilire la data di pubblicazione del decreto flussi.

L’apertura degli uffici postali
Altra questione, che aveva dato luogo a tantissimi quesiti che ci sono pervenuti, è stata quella dell’orario di apertura degli uffici postali, che avrebbe dovuto essere in tutta Italia alle ore 8.30 del mattino. Si è invece verificato che non tutti gli uffici postali hanno operato allo stesso modo e ci sono già pervenute molte segnalazioni in questo senso. Ci viene infatti segnalato che in un determinato ufficio postale del circondario di Vercelli, a fronte della richiesta di spedizione della “famosa” raccomandata presentata alle ore 8.30, l’impiegata ha dichiarato di aver ricevuto delle istruzioni ministeriali solo alle ore 7.30 dello stesso giorno e di dover conseguentemente procedere alla lettura delle medesime prima di dar corso all’invio; la lettura delle stesse sarebbe durata 30 minuti e il plico è stato spedito alle ore 9.00, inutili le proteste dell’interessato. In un ufficio postale di Vercelli, invece, l’apertura è avvenuta alle ore 8.32.
Un altro utente ci segnala che, non si sa per quali ragioni, un ufficio postale ha aperto alle ore 8, 02, e ci riferisce quanto segue: “Io ero la terza persona in coda ad una lunga fila. Tutto normale fino a quando i due che mi precedevano si sono recati in uno sportello mentre io, da solo, in un altro. L’addetto alla posta mi stava parlando di qualche presunta mancanza o imprecisione sulla mia busta, quando mi è caduto l’occhio e mi sono accorta che malgrado fossi io la prima, sul suo tavolo si notavano, già, una decina di buste timbrate con lo stesso indirizzo. Ovviamente ho fatto notare che la prima irregolarità non era la mia. L’impiegato a quel punto con un brusco movimento ha nascosto le buste in questione. La mia busta è stata timbrata alle 8.05 e 13 secondi, e sarebbe il secondo anno consecutivo che mi presento, sempre per lo stesso candidato e temo per lui che anche quest’anno non ci sia niente da fare. Non è difficile pensare a quanti in Italia abbiano agito allo stesso modo”.
In un’altra segnalazione una ditta precisa che:“All’interno dell’ufficio postale era presente una postina che ha estratto dalla borsa ben quindici raccomandate tutte con destinazione ‘Direzione Provinciale del Lavoro’ e con contenuto le richieste di autorizzazione al lavoro extracomunitari. La nostra impiegata ha prontamente reclamato tale comportamento, ma l’addetta al ricevimento delle raccomandate ha risposto “Sono cose mie”. Sta di fatto che la nostra impiegata ha potuto affrancare la prima raccomandata solo alle 8.46 e di tale fatto – segnala l’utente – ho comunque fatto esposto allo locale Stazione dei carabinieri e ora lo farò anche nei confronti della Direzione generale delle Poste. Tali comportamenti sono indecorosi e spero tanto che siano anche in qualche modo perseguibili;, non è infatti giusto che tante persone che pazientemente hanno atteso questo giorno siano così sopraffatte dai più furbi.

Ha fatto benissimo questa persona a denunciare il fatto perché così esposto configurerebbe una condotta abusiva: la postina indicata nella segnalazione, non sembra abbia agito per assolvere ad un dovere istituzionale o di servizio, bensì per assolvere ad un interesse privato, favorendo verosimilmente degli amici. Un postino non può, infatti, raccogliere posta per conto proprio e portarla all’ufficio postale, facendola recapitare prima che il servizio venga aperto al pubblico, poiché crea, in questo modo, un vantaggio a favore di qualcuno; cosa che non sarebbe consentita nell’organizzazione del servizio.
Esiste una bella differenza tra la posta raccomandata e la posta “con raccomandazione”, ovverosia la posta spedita, grazie al favore di qualche amico o conoscente, prima di quella degli utenti che si presentano puntualmente all’apertura dell’ufficio e si mettono diligentemente in coda.
Le segnalazioni pervenuteci indicano un ufficio postale nel territorio veneto, dove alle ore 4.00 del mattino, erano già presenti numerose persone che aspettavano e, in particolare, una di queste aveva con sé ben 30 raccomandate con trenta relative deleghe diverse.
Si tratta di una situazione che poteva essere ampiamente prevista e che, naturalmente, è stata aggravata dalla totale mancanza di istruzioni fornite in tempo utile.
Gli stessi uffici postali hanno ricevuto le indicazioni utili il giorno stesso della pubblicazione del decreto – flussi sulla Gazzetta Ufficiale; praticamente, il giorno stesso in cui avrebbero dovuto organizzare un servizio, per così dire, trasparente e fluido per lo smaltimento delle domande relative.

Come sarà organizzata la “graduatoria”?
Cosa accadrà delle domande che sono state spedite con indicazione dell’ orario (ora, minuto, secondo), e come verrà organizzata la “graduatoria” presso le Direzioni Provinciali del Lavoro?
Saranno moltissimi i casi – poiché tutti hanno tentato di far partire il prima possibile la raccomandata – in cui risulteranno una serie di domande spedite alla stessa ora, minuto e secondo, da diversi uffici postali e, quindi, tutte teoricamente sullo stesso piano, dal punto di vista della priorità e dell’eventuale graduatoria, che dovrebbe essere formata presso le Direzioni Provinciali del Lavoro.
Come si farà a stabilire – e questo dovrebbe fare la differenza tra l’essere dentro e fuori le quote disponibili – quale domanda è arrivata prima e quale domanda è arrivata seconda, terza e via dicendo? Si precisa che non sono previste regole che disciplinino la situazione in cui ci siano dieci o cinquanta domande tutte partite nello stesso momento: il Ministero del Lavoro tace una volta di più, e non si sa in base a quale criterio gli Uffici Provinciali del Lavoro dovrebbero decidere casi simili. E’ preoccupante il fatto che le diverse Direzioni Provinciali del Lavoro possano e debbano – dovendo supplire ad una carenza di indicazioni da parte del Ministero -, trovare un criterio che, evidentemente, potrebbe essere diversificato a seconda della Provincia o della Regione; ciò non corrisponde ad una regola di buona amministrazione, indipendentemente dalla buona volontà dei singoli Direttori costretti a dover far fronte in qualche modo al problema che si prospetta loro, senza che vi sia una loro diretta responsabilità.
Teoricamente diverse sono le possibilità che vi siano domande spedite contemporaneamente, e teoricamente si possono immaginare diverse soluzioni, ma, per il momento, nessuna può essere confermata come corretta o uniforme alle istruzioni ministeriali.
Si potrebbe per esempio pensare – l’anno scorso ricordo che una soluzione simile era stata prospettata dalla Direzione Regionale per l’impiego della regione Friuli Venezia Giulia – ad una graduatoria che, nell’ambito dello stesso orario di partenza, possa mettere in ordine le domande sulla base dell’ordine alfabetico; ciò però non sarebbe giusto, considerato che non è colpa di nessuno se si ha un cognome che inizia per A o per Z.
Si potrebbe allora pensare all’estrazione a sorte, che, forse, sarebbe la soluzione più corretta, si fa per dire. Sarebbe poi da stabilire con quali procedure la stessa debba essere fatta; viene da pensare al famoso bambino bendato che, come nelle lotterie, estrae il nome dei più fortunati.. Tutto questo sembra veramente grottesco, ma, purtroppo, dobbiamo fare i conti con questa realtà.
Non è un caso che in molti quesiti che ci sono pervenuti, viene chiesto quali saranno le modalità di risposta, e quali i criteri utilizzati per formare le graduatorie.
Credo che, anzitutto, sia possibile chiedere un minimo di “trasparenza” e che, quindi, i criteri che, a torto o a ragione, verranno elaborati (sempre in mancanza di istruzioni ministeriali) da parte delle Direzioni Provinciali del Lavoro, vengano resi pubblici e conoscibili; inoltre, dovrebbe essere anche possibile confrontarsi su questi criteri.
In ogni Provincia operano svariate associazioni che, a vario titolo, hanno interesse e legittimazione ad intervenire e chiedere chiarimenti su come poi verranno smaltite queste domande: dalle associazioni di categoria alle organizzazioni sindacali, alle associazioni che si occupano di tutela degli immigrati. Molte di queste associazioni, peraltro, hanno fatto un opera d’informazione e assistenza per la presentazione delle domande e, quindi, a maggior ragione, hanno un interesse a verificare che tipo di trattamento sarà riservato alle domande stesse. Credo che una prima cosa da prendere in considerazione, da parte di chi opera all’interno delle associazioni, sia una richiesta di confronto pubblico sui criteri che saranno adottati per formare queste graduatorie.

Modalità di trattazione delle pratiche
Come è stato già detto, dovrebbe essere ammessa l’integrazione di eventuali pratiche incomplete. La mancanza di istruzioni ministeriali in tal senso, non mancherà di aumentare i problemi perché – come ci viene già segnalato – la modulistica indicata dal Ministero del Lavoro e allegata alla circolare prima citata (ossia la modulistica ufficiale) si limitava a richiedere solo determinati documenti che sono relativamente pochi; diversamente, la modulistica adottata in difformità, rispetto alle istruzioni ministeriali, da alcune Direzioni Provinciali del Lavoro, indicava documenti ulteriori (per es. il certificato di idoneità dell’alloggio), non testualmente indicati nella modulistica ministeriale.
Quale regola dovrà prevalere? Si precisa che sono, naturalmente, prioritarie le istruzioni ministeriali e che le istruzioni delle Direzioni Provinciali del Lavoro possono valere solo in quanto conformi ad esse, dal momento che prevale la determinazione dell’organo gerarchicamente superiore. Vedremo però quanto tale situazione sia realmente controllabile e se verranno applicate solo le istruzioni ministeriali o anche le istruzioni, per così dire, create a livello provinciale.
A maggior ragione, in conseguenza di questa mancanza di chiarezza, dovrebbe essere ammessa l’integrazione, che, oltretutto, corrisponde ad un principio generale del nostro ordinamento giuridico. La normativa (Legge 241/90 – Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) prevede che “dovrebbe” essere comunicato – il condizionale è d’obbligo visto che si parla di migliaia e migliaia di domande per ogni Provincia – l’avvio del procedimento, così da mettere in condizione l’utente di poter integrare la documentazione mancante.
Se un utente si accorge o teme di aver inoltrato una domanda incompleta, dovrebbe attivarsi per primo al fine di prevenire un’eventuale richiesta di archiviazione inoltrando, sempre alla Direzione Provinciale del Lavoro, la documentazione mancante, unitamente alla fotocopia della richiesta già spedita, con tanto di ricevuta di spedizione indicante l’ora, il minuto, il secondo.
Non è facile tuttavia immaginare come l’eventuale integrazione inviata spontaneamente da parte dell’interessato troverà poi la sua collocazione e, quindi, verrà unita alla pratica già presentata a suo tempo, perché si tratta, a livello di Direzione Provinciale del Lavoro, di scartabellare fra migliaia e migliaia di pratiche che arrivano via via dagli uffici postali, e che dovrebbero – teoricamente – essere tenute in ordine e, quindi, classificate presso l’ufficio; tutto ciò con una notevole difficoltà di sistemazione, visto che si tratta di una quantità enorme di pratiche e visto che è notorio che gli uffici provinciali del lavoro hanno pochissimo personale preposto alla trattazione delle stesse.
La domanda dovrebbe essere ammessa all’integrazione, perché questo corrisponde ad un principio generale della nostra normativa in materia di procedimento amministrativo, ma quando questo potrà avvenire? Ci si augura non accada che le domande ritenute, a torto o a ragione, complete vengano progressivamente trattate, mentre le domande ritenute, a torto o a ragione, incomplete vengano accantonate perdendo il posto nella graduatoria; sicché nel momento in cui dovesse essere anche valutata la documentazione integrativa potrebbe essere tempo perso perché intanto le quote potrebbero essere già state smaltite.
Tutte queste cose sono da verificare presso le Direzioni Provinciali del Lavoro e ripeto, possibilmente in termini di trasparenza, pubblicità e a fronte di un confronto reale con le forze sociali e le associazioni operanti sul territorio.