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Decreto flussi 2007 – I tempi lunghi della procedura

a cura dell'Avv. Marco Paggi

Ancora nessuna notizia positiva circa l’andamento della gestione delle pratiche relative al decreto flussi 2007.
Dopo i “clic day” per l’inoltro telematico delle domande nei giorni 15, 18 e 21 dicembre tutto tace.
Le più rosee previsione fino ad oggi fatte da esponenti autorevoli del Ministero dell’interno del Governo dimissionario ipotizzano la soluzione dell’iter prima dell’estate.
Gli uffici competenti confermano che le pratiche sono state smistate da parte del terminale del Ministero dell’Interno, in modo caotico aggiungiamo, visto che sembra non esistere alcun nesso logico tra l’orario di invio assegnato dalle ricevute di conferma ed il reale momento nel quale le pratiche sono state inviate, ma ancora non risulta che siano state compilate le graduatorie relative alle domande divise per le varie categorie.
A seconda dell’ora di spedizione – o meglio di ricevimento, poiché tutti hanno spedito la domanda effettuando il click alle ore 8:00 – dovrebbe essere formalizzata una graduatoria e quindi, in base ai posti disponibili si dovrebbe poter sapere, provincia per provincia e categoria per categoria, qual è l’orario che rappresenta la linea di confine tra le domande che saranno accolte e quelle che invece, in base a meccanismi informatici a noi oscuri, non troveranno più posto.
Ciò che invece è ormai chiaro è che, contrariamente a quanto era stato ufficialmente affermato circa il rispetto dei tempi del procedimento che doveva essere assicurato grazie alla nuova procedura telematica, i tempi del procedimento previsti sono di gran lunga superati e quindi anche questa volta i datori di lavoro e i lavoratori interessati all’assunzione dovranno soggiacere a tempi burocratici che non corrisponderanno a quelli definiti dalla normativa di riferimento.
Quand’anche dal punto di vista burocratico fossero organizzate le graduatorie, bisognerà poi attendere l’iter delle convocazioni dei datori di lavoro per la sottoscrizione del contratto di soggiorno.
La normativa è infatti rimasta invariata; l’unica modifica è relativa all’inoltro delle domande, mentre una recente Direttiva del Ministero dell’ Interno del 5 febbraio si è limitata a dare alcune indicazioni possibili per l’accelerazione dei tempi con riferimento ad una situazione, quella delle pratiche relative all’iter che ha visto la partecipazione di Poste Italiane, che ormai si trascina da troppo tempo. L’apparato burocratico che deve lavorare queste pratiche continua ad essere privo di risorse sufficienti e quindi non in grado di far fronte in tempo reale, o in tempi accettabili, alla domanda di lavoratori e datori di lavoro.

Il caso del Veneto è emblematico, perché sebbene gli sportelli unici dispongano già delle pratiche pronte per la lavorazione, non hanno la possibilità di farlo concretamente, non essendo ancora stati messi nella condizione di redigere una graduatoria riferita, naturalmente, a ciascuna categoria di lavoratori interessati.
Per ogni categoria, lavoratori che appartengono a paesi con quote riservate, lavoratori domestici, lavoratori subordinati, e altri, dovrebbe essere realizzata una graduatoria con l’ovvio scopo di stabilire, in base ai posti disponibili, chi ha titolo di accedere alla quota e chi invece resterebbe escluso in mancanza di ulteriori quote.
Quindi, a parte la possibilità, mai nominata dalla compagine di Governo prima della sua entrata in crisi, di allargare le quote e quindi di comprendere tutte le domande presentate, non risulta che ad oggi la Direzione Regionale del Lavoro del Veneto abbia spartito le quote assegnate dal decreto flussi a livello regionale e quindi, poiché ogni sportello unico, a livello provinciale, non ha la possibilità di sapere quanti posti può assegnare per ogni categoria, non è ovviamente nemmeno nella possibilità di stilare una graduatoria, di iniziare a lavorare le pratiche e le convocazioni dei datori di lavoro.
E’ preoccupante che un intervento che dovrebbe considerarsi relativamente semplice, ovvero quello di suddivisione delle quote a livello provinciale, un’attività abituale, richieda cosi tanto tempo.
Il compito di stabilire questa ripartizione, in termini proporzionali alla presenza degli stranieri nel territorio, tiguarda la Direzione Regionale del Lavoro, ed il fatto che ad oggi non risulti avervi provveduto, mettendo gli uffici nell’impossibilità di lavorare le pratiche, rappresenta certamente una condotta preoccupante.