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Decreto flussi – Un caso di pratiche a scopo di lucro

Nei giorni scorsi ci è pervenuta una mail di una signora straniera che sottopone alla nostra attenzione un caso emblematico relativo all’emanazione del decreto flussi, da cui risulta con evidenza come possano essere avviate pratiche a scopo di lucro, non sempre trasparenti.

Salve,
ho bisogno del vostro aiuto. Ho un figlio che si trova in Moldova, e sono diversi anni che non riesco a portarlo in Italia. Nemmeno con un invito turistico. Mi è stato raccomandato un avvocato a cui ho esposto la situazione. L’avvocato mi ha detto che per portare mio figlio in Italia l’unica soluzione, era di trovare un datore di lavoro per fare una richiesta nominativa di autorizzazione all’ingresso in Italia. Ho chiesto ad una mia conoscente e al suo avvocato di aiutarmi. Lei ha accettato, dicendomi che firma tutti i documenti ma delega l’avvocato per deporre i documenti alla Direzione Provinciale del Lavoro.
Ho fatto da tramite tra datore di lavoro e avvocato per la preparazione dei documenti e così…è passato un anno e sei mesi. Questa estate ho ricevuto una lettera dall’avvocato con una parcella di 1.046 euro! Intanto mio figlio non è entrato in Italia.
Visto che non ho firmato nessuna impegnativa né con l’avvocato né con il datore di lavoro, non mi è stato fatto un preventivo. La cosa più importante non è stata fatta la “famosa” richiesta nominativa alla direzione. Inoltre sono venuta a sapere dalla DPL. che bastavano quei documenti compilati all’inizio, anche solo con una raccomandata postale firmata dal datore di lavoro.
Ora vorrei capire perchè dovrei pagare quella cifra se non si è concluso niente? Aiutatemi!!

L’unica cosa che noto nel preavviso di parcella allegato dalla signora (che si conclude con la cifra di 1.082 euro) è che non viene descritto l’oggetto per la quale è stata prestata l’attività professionale. Non risulta cioè che l’attività professionale sia stata specificamente riferita alla consulenza e assistenza di una procedura di autorizzazione all’assunzione dall’estero.
In realtà, se questo preavviso di parcella fosse riferito ad un’attività di assistenza e consulenza per una procedura di questo tipo, chi dovrebbe pagarlo non è la signora bensì il datore di lavoro che ha avviato la procedura, in quanto essa – dal punto di vista legale – incombe a tutti gli effetti su quest’ultimo; e ciò anche rispetto alle conseguenze economiche di un’eventuale prestazione professionale. E’ infatti il datore di lavoro a firmare la domanda di autorizzazione all’assunzione dall’estero e non potrebbe essere nessun altro al suo posto; la circostanza che il datore di lavoro l’abbia fatto perché sensibile ai problemi della signora risulta indifferente dal punto di vista giuridico, anche perché dobbiamo presupporre che questo rapporto di lavoro sia effettivo e non fasullo.
Se questo rapporto di lavoro fosse stato fasullo, quindi vi fosse stata la promessa in cambio di denaro per formalizzare una finta domanda di assunzione dall’estero, dovremmo dire che siamo in presenza di una condotta che costituisce un vero e proprio crimine. Infatti, l’art 12, comma 3 del T.U. sull’Immigrazione (D.lgs. 25 luglio 1998, n. 286) sanziona penalmente, ed in maniera anche pesante (è infatti prevista la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa di euro 15.000 per ogni persona), colui che in qualsiasi modo favorisce a scopo di lucro l’ingresso irregolare di un cittadino straniero in Italia. Se fossimo in presenza di una proposta di contratto fasulla con la riserva mentale di non dare luogo poi a quel rapporto di lavoro e se, per ipotesi, questa promessa fosse stata assicurata in cambio di una somma di denaro, è chiaro che avremmo un favoreggiamento di ingresso irregolare; ciò perché non è regolare l’ingresso di una persona che è autorizzata all’ingresso col sistema delle quote ma in base a un contratto fasullo.
Non pensiamo che sia questa l’ipotesi nel caso specifico, ma certo è che non compete alla signora pagare il preavviso dell’avvocato, che deve ritenersi a carico a tutti gli effetti del datore di lavoro.

Abbiamo preso in esame questo caso perchè è uno dei tanti che ci vengono segnalati. Sono infatti molte le persone che, in vista del decreto flussi, si vedono proporre un’assistenza più o meno professionale da parte di operatori di vario genere, che assicurano un ingresso “senza problemi ed in tempi brevi”, chiedendo il pagamento di lauti compensi che non si giustificano in ragione della complessità della pratica.
Infatti dal punto di vista tecnico o professionale la compilazione di una pratica di questo genere è estremamente semplice, in quanto si tratta di utilizzare la consueta modulistica presente nel sito del Ministero del Welfare, così come in quello del Progetto Melting Pot, quindi compilarla ed inviarla. Lo stesso datore di lavoro non necessita di una particolare assistenza e consulenza per avviare queste pratiche. Oltretutto, non è neppure serio assicurare il successo di una procedura di questo tipo perché – come noto – le quote sono messe a disposizione in quantità “omeopatica”, ovvero molto rarefatta, di gran lunga inferiore al numero di posti che viene richiesto. Di conseguenza c’è solo una probabilità di ottenere un’autorizzazione, a condizione che la pratica venga compilata correttamente e, soprattutto, che venga inoltrata in tempo utile (ovvero prima che vengano prenotate da altre persone interessate le poche quote disponibili). Nessuno potrebbe dunque seriamente garantire il successo di una procedura del genere se non millantando delle possibilità che non ci sono, a meno di non pensare ad altri illeciti che non vogliamo considerare.

Bisogna fare molta attenzione
Abbiamo ritenuto opportuno prendere spunto da questo caso per fare alcune considerazioni di carattere generale, perché consideriamo sia estremamente importante avvisare tutti coloro che sono interessati al decreto flussi del fatto che “circolano” alcuni soggetti che, forse, garantiscono più di quanto possono realizzare, chiedendo compensi ingiustificati.
Una volta di più invitiamo gli interessati a fare moltissima attenzione alle proposte offerte a questo riguardo. Riteniamo sia meglio orientarsi verso le associazioni che operano alla luce del sole, ovvero alle organizzazioni sindacali, alle associazioni di categoria, alle associazioni senza scopo di lucro che riescono a garantire mediamente un’assistenza adeguata, trasparente e con eventuali compensi più contenuti di quelli menzionati finora, pur senza poter garantire il risultato perché questo non sarebbe assolutamente onesto.