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Decreto flussi bis – Diverse le problematiche legate alle procedure

Il governo ha dimostrato di non voler risolvere il problema di chi è già presente in Italia

E’ stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie generale n. 285 – del 7 dicembre 2006, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25.10.2006, concernente “Programmazione aggiuntiva dei flussi d’ingresso di lavoratori extracomunitari non stagionali nel territorio dello Stato per l’anno 2006” (c.d. decreto flussi bis). Tale decreto prevede lo stanziamento di ulteriori 350 mila quote d’ingresso per lavoratori extracomunitari, che si andranno ad aggiungere alle 170 mila quote relativamente alle quali erano partite le domande il 14 marzo scorso.
Il decreto – come noto – prevede che possano essere considerate, ai fini della procedura e dell’autorizzazione all’ingresso dall’estero, tutte le domande presentate dai datori di lavoro entro la data del 21 luglio 2006. Tuttavia, come peraltro non ha mancato di notare anche un recente articolo del quotidiano Il Sole 24 ore, dal punto di vista strettamente legale, il T.U. sull’Immigrazione (d.lvo 25 luglio 1998, n. 286) prevede che le domande possano essere presentate sino alla fine del periodo annuale ovvero il 31 dicembre 2006. Va da sé che la possibilità di accoglimento delle domande presentate dopo il 21 luglio 2006, in base a quanto risulta formulato nel decreto flussi, è legata strettamente alla quantità di domande che –tra quelle presentate prima di tale data- verranno rigettate (secondo fonti ministeriali, circa il 20% delle domande già presentate risulterebbe non ammissibile per difetti di vario genere, ad esempio, perché manca la firma del datore di lavoro, i datori di lavoro non hanno i requisiti per pregresse condanne penali, i lavoratori risultano già destinatari di provvedimenti di espulsione o di segnalazioni Shengen, ecc.), ma soprattutto alla quantità di domande proposte nell’interesse di cittadini rumeni e bulgari; queste ultime, come è noto, dovranno essere sottratte alla procedura di gestione del decreto flussi, e ciò dovrebbe “liberare” una parte consistente delle quote complessivamente disponibili.
Si dovrebbe ritenere, infatti, che qualora risultassero dei residui, anche le domande presentate successivamente dovrebbero poter essere prese in considerazione; d’altra parte le speranze in tal senso non sono del tutto vaghe se si considera che,.

Il problema di chi deve uscire clandestinamente dall’Italia. L’incapacità del governo di risolvere le problematiche connesse.
Rimane il grosso problema della falcidia di molti lavoratori che, nel frattempo, sono stati colpiti da provvedimento di espulsione; e ciò magari proprio nel momento in cui, dopo aver ottenuto per primi il rilascio dei nulla osta, si apprestavano a lasciare il territorio nazionale per andare a prendere il visto d’ingresso nel loro paese. Ricordiamo ancora una volta che stiamo parlando di una procedura che parte sempre dal presupposto formale, ma ipocrita, che i lavoratori al momento della presentazione della domanda non siano presenti sul territorio italiano, quando è ben noto a tutti che la quasi totalità dei lavoratori interessati si trova già sul territorio italiano e, di fatto, sta già lavorando in condizioni irregolari.
Attraverso il sito internet di Melting Pot avevamo lanciato un appello che ha trovato numerosissime, qualificate e autorevoli adesioni. Si richiedeva la semplificazione della procedura di autorizzazione all’ingresso dall’estero affinchè fosse adottata non tanto una vera e propria sanatoria indiscriminata, ma, quantomeno, una misura di semplificazione della procedura amministrativa evitando tutta la fase successiva di presentazione del visto d’ingresso presso il consolato italiano. In altre parole si proponeva che, una volta verificata la sussistenza dei requisiti per il rilascio del nulla osta, si potesse perfezionare qui in Italia il rapporto di lavoro e, quindi, il rilascio del pds.
La pubblicazione del decreto flussi in Gazzetta Ufficiale, anche se non mette la parola fine alla possibilità di una semplificazione amministrativa, è indubbiamente un segnale fin troppo eloquente dell’indisponibilità o incapacità del governo di prendere una decisione in merito.

Tempi di attesa ancora molto lunghi
Nel frattempo, come è noto, non vi sono stati interventi significativi che permettano di sperare in una accelerazione dell’esame di queste pratiche e, quindi, il rilascio del nulla osta continua ad avvenire con una certa lentezza.
Anche se da poco tempo sono state rilasciate le prime autorizzazioni, coloro che si troveranno ad essere fra gli ultimi delle 520 mila unità, otterranno le autorizzazioni l’estate prossima e anche oltre; nel frattempo rimarranno sempre soggetti al rischio di espulsione, per poi cominciare la trafila per uscire dall’Italia e la successiva richiesta del visto d’ingresso.
Ci pervengono a questo riguardo molti quesiti, ai quali –francamente – non possiamo rispondere. Sono quesiti, per esempio, relativi a persone che hanno ritirato il nulla osta e si trovano a dover uscire dall’Italia tramite volo aereo. Come evitare in qualche modo il rischio di espulsione?
Purtroppo il rischio di espulsione esiste sempre. Le autorità di polizia hanno il potere e dovere di applicare il provvedimento di espulsione nel momento in cui verificano la presenza irregolare sul territorio. E naturalmente territorio italiano sono anche i posti di frontiera, le aree di imbarco degli aeroporti. Ne discende che quindi, anche all’ultimo momento, proprio quando l’interessato sta abbandonando il nostro territorio, è possibile di fatto – anzi risulta segnalato sempre più di frequente – che venga adottato il provvedimento di espulsione, con ciò vanificando il nulla osta nel frattempo già rilasciato.

Una parte delle 520 mila quote verranno annullate a causa delle espulsioni
È già da mettere in conto che una parte piuttosto consistente di queste quote sarà annullata. Staremo a vedere se queste quote verranno “rimesse in circolo”, ovvero se le autorizzazioni rilasciate e poi annullate per successivo provvedimento di espulsione (o anche solo in base alla verificata presenza sul territorio nazionale al momento della presentazione della domanda, magari in base ai dati sul traffico aeroportuale che alcune questure consultano sistematicamente), verranno messe a disposizione dei richiedenti che si trovano successivamente collocati in graduatoria.
D’altra parte una piccola (molto piccola) consolazione risiede nel fatto che ora, lo stanziamento delle ulteriori 350 mila quote, dovrebbe in qualche modo indirettamente accelerare il lavoro degli Sportelli Unici che rilasciano il nulla osta. Questo per un motivo molto semplice. Prima, essendovi quote in misura notevolmente ridotta rispetto alla quantità di domande, vi era la preoccupazione di dover comporre, per ciascuna sede provinciale e per ciascuna categoria particolare, delle vere e proprie graduatorie in base all’ordine di presentazione delle pratiche (cioè in base all’ora, minuto e secondo di partenza in ogni ufficio postale). La composizione di queste graduatorie di per sé è molto più faticosa, laboriosa, complicata e presenta maggiori rischi di errore, rispetto alla pura e semplice lavorazione della pratica, cioè rispetto alla pura e semplice verifica sulla regolarità formale della domanda. Tale situazione non aveva mancato di rallentare l’attività degli uffici, alcuni dei quali pare addirittura attendessero l’emanazione del decreto flussi bis per tralasciare ogni preoccupazione rispetto alla necessità di formulare una graduatoria e lavorare le pratiche a mano a mano che si presentavano, senza dover stare a verificare se erano le prime, le intermedie o le ultime, in base all’orario di partenza.
Ora questo dovrebbe in parte semplificare e quindi, indirettamente, accelerare il lavoro degli uffici competenti, anche se le risorse umane e strumentali sono scarse, sia pure leggermente e virtualmente implementate da un decreto che ha finanziato l’assunzione di lavoratori interinali. Non siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione del sistema; siamo di fronte ad un parziale sblocco nella lavorazione delle pratiche, che comunque richiederà ancora tempi lunghi e sempre a fronte delle evidenziate condizioni di grave rischio dei lavoratori che tenteranno di beneficiare dei nulla osta.
D’altra parte, un problema che permane è la difficoltà di funzionamento del sistema di lettura ottica dei moduli da parte di Poste Italiane spa, che comporta la necessità per gli operatori degli sportelli unici di correggere manualmente i dati in un’altissima percentuale di casi, con evidenti rallentamenti.
Non possiamo dare informazioni o indicazioni su come comportarsi per lasciare il territorio italiano senza rischiare di essere sottoposti ai controlli di frontiera. Siamo perfettamente consapevoli, come lo sono tutti coloro che si occupano di questa materia, che il problema c’è, come lo sanno le forze di polizia, gli Sportelli Unici e tutti gli uffici competenti.
Siamo consapevoli che il problema esiste, che i lavoratori sono presenti in Italia e dovranno uscire rischiando l’espulsione, come pure sappiamo che tutti cercheranno di trovare i loro stratagemmi, più o meno casalinghi, per cercare di uscire senza lasciare tracce della loro presenza nel territorio nazionale, evitando il rischio di espulsione. Ma poiché è un reato favorire la permanenza irregolare ed il transito irregolare, non solo da altri paesi ma anche verso altri paesi (v. art.12 T.U.), pur consapevoli del problema, siamo costretti ad astenerci dal fornire agli interessati indicazioni in tal senso.