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Decreto flussi: monitoraggio degli Uffici Provinciali del Lavoro nella Venezia Giulia

Le Direzioni Provinciali per l’impiego, sia di Gorizia che di Trieste, attendono ancora dalla Regione la ripartizione delle quote che il governo ha destinato al Friuli-Venezia Giulia; ad oggi le uniche quote già ripartite sono state quelle dei lavoratori stagionali, motivate dalle grandi pressioni degli operatori del turismo, che scalpitano in attesa di poter avere i loro lavoratori a disposizione, in vista della prossima stagione estiva.
La quote di lavoratori subordinati stagionali a disposizione della Regione sono calcolate intorno ai 1450, la provincia di Gorizia ha a disposizione 145 posti, a fronte di una ottantina di richieste.
Una cosa particolare di questa regione è però il fatto che una parte delle quote per lavoro domestico di 1300 posti verranno destinate specificatamente a lavoratori e lavoratrici migranti che prestano opera a disabili con certificato di invalidità al 100%, o con indennità di accompagnamento; questa quota riservata è di 250 posti da ripartire su tutta la regione.
Anche i minori stranieri non accompagnati hanno una quota riservata: 50 posti a disposizione di quei minori che hanno intrapreso e terminato corsi di formazione con Enti Formativi regionali (soprattutto lo IAL).
Queste scelte hanno motivazioni diverse e discutibili ma facilmente spiegabili se si tiene conto delle tante pressioni politiche a cui è sottoposta la giunta regionale quando si parla di immigrazione.
Da molto tempo la Regione sta lavorando ad una norma proposta da alcuni consiglieri della Margherita che garantirebbe alla categoria delle badanti-colf, indispensabile per la regione più vecchia d’Italia, una via preferenziale per lavorare in Friuli V.G.. Per quanto riguarda invece il discorso dei minori stranieri non accompagnati, c’è stato sicuramente l’interessamento degli stessi enti formativi che pretendono quote riservate per i ragazzi da loro formati professionalmente e altrimenti condannati al rimpatrio al raggiungimento del diciottesimo anno d’età.
Inizialmente, però, la giunta regionale sembrava intenzionata a promulgare ulteriori quote aggiuntive al decreto nazionale, cosa che invece non si è verificata: le quote riservate sono interne alle quote ripartite dal Ministero. Fa anche discutere la scelta di “discriminare” altre categorie di lavoratori che magari sono meno indispensabili agli autoctoni, ma comunque sono soggetti che andrebbero tutelati e difesi dal mercato nero degli ingressi e del lavoro; è certo, comunque, che 250 assistenti domiciliari e infermieri privati e 50 ex-minori non accompagnati, avranno garantito il loro visto di ingresso all’interno dei 1300 posti ripartiti alla regione per lavoro domestico.
Per il disbrigo delle prime pratiche comunque la D.P.L. di Gorizia fa sapere che si inizierà non prima di un mese; entro Marzo dovrebbero essere consegnati i primi visti di ingresso per lavoro stagionale, le domande presentate sono più di 900 tra extracomunitari e neocomunitari, le previsioni dei posti da assegnare è inferiore ai 200 posti. Per l’assegnazione di questi 200 posti si seguirà la data e l’orario di spedizione, a parità di giorno e ora di consegna sarà avvantaggiato il lavoratore più giovane anagraficamente rispetto a quello più vecchio, ed infine sarà seguito l’ordine alfabetico, cioè sarà avvantaggiato chi si chiama “Alì” rispetto a chi si chiama “Zoran”.
A Trieste si riscontra invece più ottimismo e negli uffici si pensa di riuscire a sbrigare entro la fine del mese le prime pratiche. Alla D.P.L. triestina, sono giunte più di 1000 domande, e i primi a essere affrontati saranno anche qui, con molta probabilità, i lavoratori stagionali.
C’è da dire che queste poche informazioni raccolte rispecchiano il caos e la poca chiarezza che anche le D.P.L. hanno nel mettere in pratica le direttive governative, che tra circolari, regolamenti e sorteggi complicano maggiormente il lavoro delle D.P.L. stesse e aumentare le attese dei lavoratori migranti che aspettano il “visto di ingresso” per poter lavorare regolarmente in Italia.
Una curiosità che arriva da Trieste e che la D.P.L. del capoluogo ha sollevato al Ministero degli Interni riguarda il fatto se sia giusto o meno ritenere valide le richieste spedite con raccomandata non solo da uffici postali italiani, ma anche quelle spedite da poste straniere. Pare che il Ministero abbia già fatto sapere che vanno ritenute valide solo le domande spedite dall’Italia. Il problema è sorto quando qualcuno che abita a ridosso della fascia di confine con la Slovenia, ha trovato un ufficio postale sloveno (neo-comunitaria) che apriva gli sportelli ad un orario migliore rispetto a quello dell’ufficio postale più vicino in Italia, permettendo quindi di determinare una precedenza nella procedura di presentazione delle domande.
Nelle prossime settimane continueremo a monitorare la situazione alle D.P.L., anche del resto della Regione, e tenteremo di informare al meglio tutti gli interessati sui tempi e le modalità di disbrigo delle pratiche, anche per garantire trasparenza ed equità di trattamento.