Il decreto legge annunciato dal governo sui rimpatri e sul prolungamento della detenzione amministrativa, se recepisce alcuni aspetti positivi della direttiva 2008/CE/115, come la riduzione a 5 anni del divieto di reingresso, mantiene una ampia discrezionalità amministrativa, con la previsione secondo cui la mancanza di documenti di identità concretizza di per sé il “rischio di fuga” e dunque consente di procedere immediatamente all’accompagnamento forzato alla frontiera. Non sembrano neppure garantite le procedure che la direttiva prevede nel caso di trattenimento amministrativo, soprattutto per quanto concerne la convalida della proroga del trattenimento nei CIE.
Si corre ancora il rischio di trattenimenti sommari e di convalide collettive delle misure di privazione della libertà personale senza motivazioni individuali come successo nei giorni scorsi a Palazzo San Gervaso (Pz) in palese contrasto con i diritti di difesa riconosciuti dall’art 24 della Costituzione.
Preoccupa soprattutto, in un momento nel quale Frattini annuncia nuovi accordi di respingimento e di riammissione, il mantenimento di fatto, al di là del parziale riconoscimento del rimpatrio volontario, di un sistema che si basa nella maggior parte dei casi proprio sul “normale accompagnamento forzato” alla frontiera degli immigrati irregolari e sul loto trattenimento fino a 18 mesi in strutture come i CIE che non garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali, del diritto di difesa, del diritto ad un controllo effettivo del magistrato, in coerenza con l’art 13 della Costituzione.
Il prolungamento a 18 mesi della detenzione non comporterà maggiore effettività delle procedure di allontanamento forzato ma renderà piuttosto ancor più pesanti le condizioni e più ingovernabili le situazioni in quelle strutture nelle quali già oggi si moltiplicano tentativi di fuga, atti di autolesionismo, rivolte, con operazioni di repressione delle proteste che appaiono configurare quei “trattamenti inumani e degradanti” vietati dall’art 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo.