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Decreto sicurezza-immigrazione: per l’Associazione Antigone «il Governo colpisce i diritti fondamentali»

Un ulteriore colpo allo stato di diritto in nome di un’emergenza che non c’è

Il decreto legge immigrazione-sicurezza contiene misure allarmanti, che intaccano molte tra le garanzie fondamentali poste a protezione dell’individuo.

Con questo provvedimento il Governo ha voluto prendere di mira stranieri, manifestanti, occupanti e marginali colpevoli di “bivaccare” per strade, piazze e adesso anche per ospedali.

Il decreto vuole essere una risposta alla “straordinaria necessità e urgenza di introdurre norme per rafforzare i dispositivi a garanzia della pubblica sicurezza”. I dati diffusi dal Ministero dell’Interno stesso, capeggiato dal Ministro Salvini, mostrano però come ormai da anni i reati siano in calo. Non si capisce dunque dove sia l’emergenza.

Queste le misure che riguardano più da vicino i nostri temi. Viene raddoppiata la durata massima della detenzione nei Centri per il rimpatrio (Cpr). Si passa da 3 a 6 mesi (art. 2 del decreto), nonostante l’inefficacia e l’inutilità comprovate di questa detenzione. Meno della metà delle persona che transitano dai Cpr vengono infatti espulse, causa l’assenza di accordi bilaterali con i paesi d’origine. Gli ex CIE presentano fin dalla nascita una problematicità legata al frequente mancato rispetto al loro interno di molti diritti fondamentali (dalla salute alla difesa).

Col decreto viene poi introdotta la possibilità di detenere per 30 giorni i richiedenti protezione internazionale all’interno degli hotspot, al fine di accertarne l’identità. Una volta passati i 30 giorni, è possibile trasferire queste persone che non hanno commesso alcun reato nei Cpr, per un periodo di 180 giorni.

Viene abrogata la protezione umanitaria (art. 1), un tipo di protezione che fino a oggi veniva accordata quando pur non essendoci le condizioni per la protezione internazionale c’erano «seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano» per concederla. Si tratta(va) di un tipo di protezione legata più alla condizione personale del richiedente che alla condizione oggettiva e riconosciuta del luogo di provenienza.

Viene introdotto l’obbligo per il questore di comunicare tempestivamente alla commissione territoriale relativamente agli eventuali procedimenti penali a carico dei richiedenti asilo. La commissione deve di conseguenza prendere una decisione immediata rispetto alle richieste. Si tratta di un messaggio politico che rende operativamente possibile l’espulsione sulla base di un semplice sospetto, giacché un procedimento penale può consistere anche in una semplice denuncia. Con buona pace della presunzione di innocenza.

Tra le misure inizialmente previste nel decreto sicurezza e adesso confluite nel decreto unico alcune prendono di mira i manifestanti. Si introduce la reclusione da uno a sei anni per chiunque blocchi o ingombri una strada, ad esempio rovesciando dei cassonetti della spazzatura (cosa che a volte nelle manifestazioni accade). Una legge del ’48 prevede una sanzione amministrativa, col decreto si passa al carcere (D.Lgs. 66 del 1948, art. 1-bis). Con una modifica del Testo Unico sull’immigrazione si impedisce poi l’ingresso sul territorio nazionale agli stranieri che abbiano commesso questo reato (art. 25, comma 2).

È poi previsto un più ampio ricorso alle misure di prevenzione, delle misure che limitano o privano della libertà sulla base di semplici sospetti. Possono essere il divieto d’accesso a determinati luoghi, il rimpatrio con foglio di via obbligatorio, il divieto di permanenza in una o più province sorveglianza speciale o la confisca patrimoniale. L’Italia è stata di recente condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per l’uso troppo disinvolto e ampio che ne fa. Gli indiziati per occupazione arbitraria di immobili o terreni rientrerebbero tra i soggetti a cui si applicano. Inoltre il Daspo Urbano, misura introdotta dall’ex ministro Minniti che consente l’allontanamento da stazioni, aeroporti, strade o zone turistiche di chi ne “ostacola la libera fruizione” (cioè clochards e altri indesiderabili), verrà disposto anche nelle aree su cui si trovano presidi medici e dove si svolgono “mercati, fiere e pubblici spettacoli” (art. 23, che modifica l’art. 9 della legge 48/2017). I medici hanno già espresso la propria contrarietà a questa misura, che considerano lesiva del diritto alla salute (in nome di una certa idea del decoro urbano).

Un altro obiettivo sono gli occupanti. Con modifica dell’art. 633 del codice penale, il decreto prevede il raddoppio della pena per chi promuove delle occupazioni. Se attualmente è prevista una pena da 1 a 2 anni di reclusione e una multa compresa tra 103 e 1032 euro, con l’approvazione del decreto si arriverà a una pena da 2 a 4 anni e a una multa compresa tra 206 e 2064 euro. Alcune occupazioni sono ingiuste, altre sono risposte a vere e proprie emergenze abitative a cui lo Stato non riesce a dare risposta. Il Governo risponde col carcere al bisogno di una casa.

Si armano di taser le polizie municipali delle città di oltre 100.000 abitanti. Nonostante siano circa 1.000 i morti negli USA a causa di queste pistole che rilasciano scariche elettriche, il decreto introduce (art. 19) la possibilità di sperimentare per 6 mesi la pistola a impulsi elettrici. Dopo la sperimentazione (da parte di due agenti di polizia municipale) è possibile per il Comune adottare l’arma in pianta stabile.

Al di là dei possibili cambiamenti e delle misure che forse verranno dichiarate incostituzionali, è evidente la portata liberticida e perniciosa di questi provvedimenti, che danno risposte penali a domande sociali.